16 luglio 2020

scorporare i giovani?

Ho letto un articolo decisamente interessante di Luigino Bruni (l'economista fautore dell'economia di comunione) sul Messaggero di S. Antonio di agosto. Prendendo spunto dal metodo nell'economia aziendale di affrontare imprese con alti debiti ma buone prospettive di produzione creando una "bad company" che si gestisca la parte indebitata e liberando la parte di azienda produttiva per una seconda "company", lui lo applica agli ordini religiosi. Dove, soprattutto negli ordini femminili, le nuove persone entrate devono gestirsi tutte le persone più anziane e tutti i problemi di indebitamento e di gestione di enormi immobili ormai inutili. Riportava anche la riflessione di una suora di mezza età, disponibile a prendersi cura delle consorelle più anziane per liberare le più giovani e permettere loro di dare futuro all'ordine.
Ecco. Nella società e nella chiesa dove i giovani sono ridotti di numero dovremmo fare lo stesso. Noi di mezza età dovremmo lasciare che i giovani rifondino e diano futuro alle cose, lasciando gestire loro le cose (magari accompagnandoli nei momenti difficili) e noi prenderci cura dei più anziani. Questa è la scommessa storica: in fondo la generazione nostra si è trovata la pappa fatta e può fare ora la sua parte di impegno. Per questo la pastorale giovanile e familiare dovrebbe diventare il perno di tutto nella chiesa. E nella società liberare un po' di spazio.

"Ora, Signore mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo; non so come regolarmi" (1 Re 3,7)

Etichette:

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page