02 maggio 2023

festa del lavoro

 E' passata in un lampo, tra riposo e... lavoro. Ma non ho potuto fare a meno di cogliere quest'anno la provocazione del Consiglio dei Ministri sul lavoro proprio in questo giorno, quasi in controcanto con la tradizionale manifestazione dei sindacati. E ascoltando i commenti e guardando le immagini ho avuto l'impressione di una schizofrenia generale. Da un lato le urla dei sindacalisti che come da decenni a questa parte usano gli stessi toni, come se niente fosse cambiato, circondati da persone che annuiscono con la testa. Dall'altra la Meloni che con fare sicuro e convincente snocciolava i vantaggi del decreto approvato. Un tono molto moderno e immediato a fronte di uno stile barocco all'antica.

Se però passavi ai contenuti l'impressione si ribaltava un po'. Preoccupazioni legittime che tendono a smontare il decreto mostrandone il lato nero di precariato che crea e però legittime necessità di intervenire sui nodi del lavoro per dare fiato al sistema. Insomma un casino, per il quale non bastano poche righe.

Una consapevolezza però. Ho come l'impressione che quello che appare sia solo una grande recitazione comunicativa: ciascuno ha il suo ruolo da attore e lo impersona. Il cattivo, il buono, il saggio, il provocatore, ecc. Ma la vera storia si gioca da un'altra parte e i ruoli non sono così netti. Forse è la versione nuova dei giochi del circo che coinvolgono i cittadini per distrarli e nello stesso tempo attrarne il consenso. Da una parte e dall'altra. Sarebbe ora di esercitare una cittadinanza un po' più attiva e un po' più intelligente e di trovarne le forme nuove.


"Ah! paese dagli insetti ronzanti,
che ti trovi oltre i fiumi di Etiopia,
che mandi ambasciatori per mare,
in canotti di papiro sulle acque:
«Andate, messaggeri veloci,
verso un popolo alto e abbronzato,
verso un popolo temuto ora e sempre,
un popolo potente e vittorioso,
il cui paese è solcato da fiumi».
(Is 18,1-2)

L'immagine (un popolo alto e abbronzato...) è più potente della realtà.



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