18 aprile 2024

Divario tra generazioni


 Ieri ho partecipato all'incontro con l'ex ministro Fabrizio Barca, che ha parlato di Europa e di coesione territoriale. Ha fatto un ottimo aggiornamento e anche informazione su più punti, in particolare su dinamiche europee che richiedono scelte radicali e decise. Ha messo in luce sui rischi di uno sfaldamento territoriale e del venir meno degli ideali europei sui cui molti ancora credono. Ha anche suggerito come ricetta principale il dialogo con le parti in gioco ogni volta si debba decidere una direttiva a lungo termine, per evitare ottimi programmi ma non applicabili, perchè fatti a tavolino, al di fuori di chi ci lavora e ci suda dentro. Ma più proseguiva, più il suo ragionamento mi suonava male finchè ho capito che cosa non funzionava: lui parlava di cose nuove con schemi vecchi. Il suo massimo riferimento in Europa era Jacques Delors: dopo di lui non c'era più nessuno che meritasse. Le sue proposte diffidavano delle banche e delle imprese private: non che non ci sia argomenti da diffidare ma non certo in nome dell'intervento statale o europeo che ha ingigantito la burocrazia. E soprattutto non ha mai citato la sfida dei giovani in tutto questo o tutto il tema dell'economia civile e delle imprese sostenibili sulle quali Avvenire dedica un intero inserto settimanale, tanto c'è da dire. 
Insomma: il suo era un ragionamento che andava bene 20 anni fa e che ora va bene se si fa finta che nel mondo ci siano solo persone da 50 anni in  su, che sanno il valore della democrazia e che hanno visto un mondo che ora non c'è più. 

Mi sa che se si va avanti così e si parla addosso tra soliti noti, il divario con le nuove generazioni, con gente che è straniera e non ha neanche la cittadinanza e con i fautori del ritorno all'autoritarismo e al populismo è destinato a creare due Europe e non una.



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