19 febbraio 2012

barbari


Ho appena concluso il libro di Alessandro Baricco "I barbari", che riprende una serie di articoli scritti da lui su Repubblica nel 2006. Spesso leggendo i suoi libri hai l'impressione che voglia solo fare esercizio di stile e non comunicazione di qualche idea (a meno che non voglia comunicare l'idea dell'esercizio di stile...). In questo invece ci sono numerosi spunti interessanti sui cambiamenti di mentalità e di stile di questi anni in diversi ambienti (dal calcio al libro al vino, ecc.). Con una conclusione sull'inopportunità di erigere muri per difendersi dai "barbari" in nome della salvaguardia di una élite.
Bel pensiero. Però ogni tanto viene l'impressione (a parte i muri che sono sempre segno di viltà e di paura) se non fossero delle élite che elaborano qualcosa, difficilmente i "barbari" potrebbero appropriarsene. Le élite fanno crescere il livello, i "barbari" lo rendono alla portata di un numero ampio di persone. Le élite tendono a chiudersi nelle torri d'avorio, i "barbari" a volgarizzare il tutto. Dal conflitto esce fuori però una cultura nuova e nuovi orizzonti.

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