05 luglio 2012

la gioia come dovere?

Leggendo un libro di meditazioni di von Balthasar sulle lettere di S. Paolo ai Tessalonicesi c 'è un passaggio molto forte che commenta il versetto di 1Ts 5,16 "Siate sempre lieti". Dice così: "l'intera esistenza cristiana non è esistenza per la morte, esistenza nell'angoscia, bensì esistenza per la vita eterna che ha già avuto inizio. Questa disposizione è "comandamento" in senso stretto: perciò avvilimento, cattivo umore, scontentezza, indole scontrosa e chiusa, malinconia sono senz'altro peccato in quanto contraddicono tutti direttamente la fede. E' peccato di falsità (poichè l'esistenza cristiana nella sua essenza è lieta), peccato di ingratitudine verso Dio, Cristo, la chiesa, il prossimo: quanto più radicato, tanto più grave. Neppure gli affanni costitutiscono una giustificazione contro la gioia: 'Sono pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione' (2Cor 7,4). Patire in accordo con con la sofferenza di Cristo e con il dolore dei fratelli non distrugge la gioia. Solo chi ha gioia può essere messaggero di Cristo". Accidenti: parole così non le avevo mai sentite...

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