05 marzo 2014

testa da... economista

Ieri sera ho partecipato a Torino all'aggiornamento sui temi economici, organizzato dal gruppo di docenti di università e facoltà teologica che fa  capo alla comunità di San lorenzo. Invitato era Mario Deaglio, economista, che firma molti articoli della Stampa, nonché marito dell'ex ministro Fornero. Ci ha fatto un  bel quadro d'insieme, commentando anche alcune encicliche, in particolare la Caritas in Veritate  di Benedetto XVI e le parti economiche della Evangelii Gaudium di papa Francesco. Sua opinione è che molti spunti sono interessanti ma che l'impresa e il tipo di lavoro che sta nella mente di coloro che redigono questi documenti è superata. Quando si è trattato di esemplificare, però, ha portato casi di imprese ad alto contenuto tecnologico e lavori ad alta creatività. Giustamente la sua osservazione è che poiché il lavoro va in quella direzione, bisognerebbe prevedere redditi di cittadinanza per chi il lavoro non lo potrà mai trovare. Eh già, perché non tutti sono Steve Jobs o Zuckermann...
Mi sono confermato nel mio pregiudizio di sempre: l'economia viaggia a 1.000 metri dal suolo (anche se lui sosteneva che ad essere fuori della realtà era a volte la dottrina sociale della Chiesa) e pensa di conoscere la realtà guardandola da fuori. Peccato che ogni tanto l'aereo economico si sfracella al suolo e causa tante vittime. Giusto il tempo di riprendersi, leccarsi le ferite, riparare i guasti e poi, via, di nuovo, verso alte quote!

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