07 maggio 2016

filosofia del gioco

Ieri nell'ambito del seminario di filosofia della religione una studentessa ha portato il libro I giochi e gli uomini di Roger Caillois, un classico anche se datato che mette al centro della riflessione il gioco come atteggiamento verso l'esistenza. Man mano che ascoltavo la relazione si accendevano tante lampadine in testa:
- il gioco è pieno di regole e se non le rispetti non puoi divertirti
- il gioco però è fatto per divertirsi e non ha nessuno scopo
- il gioco richiama la gratuità, proprio come la fede, anzi è una metafora potente per mettere insieme regolamentazione e libertà
- al campo scout uno dei giovani aveva usato l'espressione "prendere la vita non per gioco ma con gioco"
Insomma, forse sottovalutiamo questa dimensione umana, relegandola ai bambini oppure ai viziati oppure a coloro che hanno del tempo da perdere. Da ora in avanti... si gioca!





"Quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull'abisso,
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell'abisso,
quando stabiliva al mare i suoi limiti,
così che le acque non ne oltrepassassero i confini,
quando disponeva le fondamenta della terra,

io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno:
giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo"

(Pr 8,27-31)

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