16 novembre 2016

Europa e Stati Uniti

Ho letto un interessante articolo sul Vita e Pensero 4/2016 del sociologo Mauro Magatti  a proposito dei movimenti di popoli nei quali siamo coinvolti. Egli riporta la riflessione del filosofo francese Rémi Braque, per il quale mentre gli Stati Uniti sono il mondo della nuova frontiera, del sempre nuovo, l'Europa è il mondo dell'inclusione progressiva di nuovi popoli e nuove culture entro lo zoccolo duro di una cultura classica. Così è stato alla fine dell'Impero Romano d'Occidente, così è stato per l'Islam, così è stato per le culture latinoamericane. Tecnicamente la chiama "continua rinascenza". Oggi è l'Europa ad essere chiamata in causa per avviare una ennesima "rinascenza" a fronte delle pressioni di altri popoli, che invece negli Stati Uniti sarebbero buttati dentro il calderone del melting pot. 
Pensavo che anche il cristianesimo è chiamato a questa continua rinascenza e che muore quando resta ingabbiato dentro gli schemi stantii sia a livello di organizzazione, sia a livello di interpretazione delle Scritture, sia a livello di culto. Perciò l'ecumenismo e il dialogo interreligioso non sono "aperture" agli altri, ma vie per la propria sopravvivenza, come quando apri una finestra per far entrare aria fresca in una stanza piena di fumo (dell'incenso?).

"A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte" (Ap 21,13)

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