10 aprile 2017

strage, persecuzione, reciprocità, perdono

Sarebbe il terzo arretrato, ma ormai mi sono messo al passo. La vicenda dell'attentato nella chiesa di S. Giorgio in Egitto è successo solo ieri. Però è stato devastante: sappiamo tutti quanta gente si assiepa nelle chiese la domenica delle Palme (a volte più che a Pasqua...) ed è particolarmente odioso che qualcuno ne abbia approfittato. Parlare di persecuzione dei cristiani può essere azzeccato: altrove (per esempio in Nigeria), la persecuzione ha sfondo etnico e non si capisce quanto influisce la religione e quanto l'etnia. In Egitto è chiaro: scontro tra religioni. Eppure la reazione immediata, che sarebbe quella violenta, è l'esatto contrario del Vangelo. Con buona pace di coloro che si dichiarano cristiani a tempo determinato: oltre un certo limite diventano peggio degli antichi romani.
Il Cristianesimo ha una morale alta, esigente e, per questo, più avanzata di molte altre etiche. Il chiedere la reciprocità (cioè che i paesi musulmani permettano di erigere chiese cristiane visto che qui loro possono erigere moschee) è un passo indietro: trasformare in scambio di mercato quello che per noi è dono assolutamente gratuito. Questo ha un prezzo: le vittime innocenti, come Gesù è stato. Ma se ci spostiamo dal venerdì santo alla domenica...

"Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno»." (Lc 23,33-34)

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