20 maggio 2019

non ci sono più periferie

Avevo già letto questo articolo su Avvenire del 9 maggio e mi aveva già colpito. Poi l'ho ritrovato ieri mentre riordinavo e me lo sono riletto. E' del filosofo Vincenzo Rosito e parla delle trasformazioni urbanistiche, in base alle quali viene meno la distinzione tra centro e periferia e tutto diventa periferia, perchè nelle megalopoli ogni quartiere è quasi come fosse centro a sé. Cosa si perde? L'aggregazione di tutti intorno ad un centro, che non sia un centro commerciale (che però è presente soprattutto nelle periferie...). Inoltre rivela che la periferia non è solo un luogo ma un processo che tende a marginalizzare: in questo la Chiesa deve essere presente non solo come "presenza nelle periferie" ma come "riconoscere dove avvengono di questi processi, in qualunque parte siano". Per esempio vengono in mente gli anziani straricchi abbandonati in qualche casa di riposo per straricchi.
E pensavo. A meno che la Chiesa non ricostruisca i centri, i luoghi di incontro fatti di relazioni amicali, calde e in cui si discute seriamente delle questioni sociali e politiche e si avviano azioni collettive. La nuova lotta è con i centri commerciali, non con i potenti: i primi sono invasivi nel cambiare le abitudini della gente, i secondi vanno e vengono come fiammate di paglia.

"Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani. " (1Mac 1,12-13)

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page