19 luglio 2019

di ritorno dalla terra francese (2)

Seconda coppia  di ricordi: riguardano i giorni centrali, in particolare la domenica quando abbiamo fatto il giro dei luoghi del fondatore del Prado, padre Antonio Chevrier
1) Primo ricordo: Chevrier era fissato col fatto che un prete non deve solo essere un buon prete, ma anche un prete santo. La sua "conversione" a Natale del 1856 è stato questo salto di qualità e da allora ha fatto di tutto per esserlo. Sta cosa rode dentro perchè sembra sia un fissato, un "talebano". E invece ti accorgi che se punti a 1.000 almeno arrivi a 100 ma se punti a 100 arrivi a 10. Perciò non basta proporsi di fare bene il proprio dovere di prete, bisogna proprio puntare alto.

 «Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà?». (Lc 14,33-34)

2) Secondo ricordo: spesso nei lavori di gruppo e nei dibattiti in assemblea ricorreva l'adagio "tornare al carisma originario di Padre Chevrier". Era una specie di tormentone, soprattutto quando le idee erano divergenti. Ma in fondo è proprio così: ogni realtà, ogni persona ha delle radici da cui è nato e che lo tengono in vita. Bisogna garantire che queste radici non vengano tagliate altrimenti tutto secca. Va bene rispondere alle sfide dei tempi, ma senza buttar via il bambino con l'acqua calda...

".Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. " (M7 5,17)

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