27 agosto 2019

Wilderness

Sto leggendo un libro che mi fa bene e male. Si intitola "Percorsi", è di Robert Moor e ha come sottotitolo "Chi cammina non si perde". Fa bene perchè ti dà il senso dell'essere in cammino e così eviti di ragionare da essere stanziale e abitudinario. Fa male perchè mette addosso voglia di partire (e non posso farlo...). Una delle cose che mi ha colpito di più è quando, parlando del modo con cui sugli Appalachi negli Stati Uniti hanno cominciato a tracciare i sentieri, dice che in fondo anche il "selvaggio" (wild) è stata invenzione degli esseri umani, nel momento in cui l'hanno separato dal "civilizzato" o urbano. Prima dell'arrivo degli esseri umani non c'era il selvaggio e dunque gli uomini non preservano luoghi naturali dalla civiltà, bensì costruiscono aree selvagge, ma sempre umane. Letteralmente: "la wilderness nacque agli albori della civiltà agropastorale, quando cominciammo a dividere il mondo nella dicotomia fra selvaggio e addomesticato, naturale e coltivato " (p. 230)

"Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse." (Gn 2,15)

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