01 dicembre 2019

direttore di Gazzetta d'Asti



Sono diventato direttore di Gazzetta d'Asti. Da domani si comincia a tempo pieno. Qualcuno dice: uno scatto di carriera. E' vero. Qualcun altro: un impegno in più. E' anche vero. Qualcuno si complimenta: sei bravo. E' vero, ma solo perchè ciascuno è bravo in qualcosa. E io sono bravo in questo. Qualcuno teme: ma sarai ancora in parrocchia? E qui cominciano i punti interrogativi. Perchè non so. Inizia una strada non del tutto nuova, ma in un momento della vita decisamente particolare: la mezza età. Allora non basta avere entusiasmo nel fare le cose: quello o ce l'hai nel sangue o non ce l'hai per niente. Ma oltre all'entusiasmo nella mezza età devi dare un senso a ciò che fai, perchè non hai più la testa per iniziare qualcosa solo per entusiasmo.
Il senso io ce l'ho per il giornale: ripiazzare la fede al centro e far capire che è una roba troppo importante per snobbarla, disprezzarla o riderci sopra. Ma il giornale non è il tuo libro personale: il giornale è di una comunità. E allora ripiazzare la fede in centro lo si può fare solo facendo capire che la vita di una comunità civile è intrisa di fede, altrimenti a quest'ora sarebbe già morta. Questo bisogna che la Gazzetta trasmetta. Ma lo scrivo qui perchè è una roba che penso io. Sul giornale il primo editoriale non deve essere il mio pensiero. Ma l'espressione di ciò che tu pensi sia il pensiero di una comunità: il dare voce mettendo per iscritto ciò che c'è nel cuore di una comunità e che o non sa di avere o non ha le parole giuste per dirlo.

"Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca
e il Signore mi disse:
Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca." (Ger 1,9)

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