22 marzo 2020

Dubbi sul parlamento (e sulla chiesa?)

Il giuramento nella sala della pallacorda che diede il via
alla Rivoluzione Francese 
Su Repubblica di questa mattina un interessante articolo di Antonio Polito comincia a presentare i dubbi sulla chiusura fisica del Parlamento per affidare tutto al gioverno (caso di emergenza) oppure per fare sedute in streaming. Non è la stessa cosa. E soprattutto, scrive, comincia a farsi largo l'idea che il Parlamento sia inutile, che sia molto più veloce la decisione del Governo (attraverso decreti del presidente del consiglio, che, a differenza dei decreti legge, non devono essere approvati entro 60 giorni dal Parlamento) e che si possano ridurre i costi con la tecnologia, senza far riunire 900 persone a Roma. Perchè, scrive lui, non prevedere sedute all'aperto o in luoghi che garantiscano le misure di sicurezza? Come nel caso del terremoto di Abruzzo, quando il Consiglio Regionale non poteva più trovarsi nella sua sede? La democrazia, dice lui, è nata dagli incontri fisici e dagli assembramenti ("assemblea" deriva da quello e ancora oggi a volte si parla di "piazza" per dire "popolo")
Perfetto. E non è la stessa cosa per la Chiesa? "Ecclesia" fa proprio riferimento al popolo riunito di fronte al suo Signore. E perchè non si trovano luoghi all'aperto dove celebrare la messa garantendo le distanze di sicurezza come da oggi si deve fare con i mercati e invece si ripiega alla grande sulle messe in streaming con la motivazione (giusta ma limitata) di far stare a casa le persone? Non sarà la stessa cosa del Parlamento, per cui filtrerà l'idea che è possibile seguire la messa in Tv anche in situazioni normali e che non c'è bisogno di tutto questo richiamo al radunarsi?

"Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro della legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele. Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere." (Ne 8,1-2)

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