14 agosto 2020

gli scout non sono tutti uguali

Ne avevo già parlato qualche post fa: all'epidemia alcuni gruppi hanno risposto chiudendosi a riccio, altri facendo il possibile per restare aperti anche in presenza. Ora altre conferme del fatto che lo scoutismo sia uno strano mix di amanti della disciplina e di allergici alla disciplina. Ieri sera ad una cena con altri sacerdoti, uno di loro, assistente scout a Roma mi conferma che nel loro gruppo tutto è fermo alle modalità online e lo stile è quello di una adeguamento massiccio alle normative. Nello stesso tempo stiamo preparando con i capi della Ross della Valsusa, la posa della targa al punto panoramico presso la sacra di S. Michele per ricordare il ragazzo di Bologna che si era tolto la vita a gennaio, al ritorno proprio da questa route. Lì si stanno organizzando le cose senza badare alle normative. Non che non si rispettino. Ma le domande che ci si pone riguardano il merito della celebrazione e solo in un secondo momento ci si preoccupa delle normative. Da una parte lo scoutismo derivato dall'esercito, dall'altra lo scoutismo che rischia sempre la tendenza anarchica. Dove si trova un'associazione con due anime così disparate?

"Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro;  poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì." (Mc 3,16-19)

forse il gruppo dei dodici era proprio una accozzaglia di anime disparate...


questo è il punto dove sarà messa la targa e dove dovremmo stare in ...80. 

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