11 giugno 2021

Per una chiesa che non si faccia gli affari suoi

 La decisione di iniziare un percorso di consultazione come Diocesi per fare proposte al piano di sviluppo dell'astigiano è stata significativa e un po' azzardata. Ma ormai la cosa è avviata e sono già stati individuati i dieci temi  sui quali avviare la consultazione, che vanno dalla comunicazione all'inclusione delle povertà, alla transizione ecologica. Ma come in genere avviene, ecco i primi freni: si dice che questi temi riguardano il terzo settore e non tutta la Diocesi, si dice che non c'è possibilità di interpellare la gente perchè temi troppo difficili e c'è già molto lavoro, ecc. La sintesi: "La Diocesi non ha tempo per parlare di cose che non la riguardano, deve farsi le sue cose". E per sue cose si intendono la riflessione sulla catechesi, sull'accorpamento di parrochie, sulla gestione delle stesse, ecc.

Peccato che la gente invece abbia più a cuore quei temi lì, specie dopo un anno e mezzo di pandemia. Dunque la chiesa locale non pare troppo sintonizzata sulla realtà. In una società secolarizzata, affrontare temi che stanno a cuore della gente non è "affare del terzo settore". E' proprio affare di tutti e di evangelizzazione, perchè si vuole rientrare in sintonia con la gente e le sue insicurezze. 

Ma nulla di strano. Anche le grandi encicliche di papa Francesco sono state più apprezzate da fuori che da dentro. Ed è stato il successo del fuori, che ha spinto il dentro a recuperare il tempo perso. In fondo non crediamo che il mondo è cambiato: pensiamo sempre che si tratti di recuperare qualcosa del passato. 

"Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Mt 18,8)

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