07 maggio 2021

Chiesa poco social?

Si sa. Chiedere alle parrocchie delle nostre zone di far sapere cosa fanno, pubblicando foto o notizie è impresa disperata. Su Gazzetta c'è una pagina fotografica dedicata a questo e a volte si fatica a riempirla. Un po' come in parrocchia dove ciascuno va per la sua strada ed è perfino restio a mettere sul sito o sui fogli domenicali le cose che si fanno. Bisogna sempre "cavarle fuori con le tenaglie".
La "scusa" è che non si vuole apparire. Una specie di umiltà, insomma. A me sembra invece come quei negozi polverosi e sporchi che hanno vetrine da brivido. Se fai qualcosa per gli altri, hai una dimensione pubblica e se non la trasmetti dai l'idea che non vuoi che nessuno entri con te o che degli altri proprio non te ne curi.
Si può avere attenzione per l'immagine che dai con sobrietà, senza millantare cose che non esistono. D'altronde quando una vetrina è piena di attrazioni e poi entri e scopri che sono esche, non ci entrerai più in futuro.
Ma molto più semplicemente: visto che si fanno spesso cose egregie, vogliamo lasciare lo spazio di social e media alle cose di bassa lega? Magari poi per lamentarci e trovare la seconda scusa che uno non vuole mischiarsi con quelle?

" Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni." (Mt 7,16-18)




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