06 febbraio 2011

ancora albanesi

In questi giorni da noi c'è un sacerdote albanese, don Genc, che ci aveva ospitati in Albania quest'estate. Ne abbiamo approfittato per celebrare una messa in albanese ieri sera e questa mattina per presentarlo alla comunità. Ieri siamo stati a cena a casa di amici albanesi insieme a lui e ho potuto constatare le speranze e i desideri di un immigrato, ormai da anni in Italia. Ci ha raccontato delle difficoltà del primo arrivo e della fatica fatta per lavorare e per mettere da parte i soldi. Infine delle case comprate e riaggiustate: ora quella in cui eravamo era veramente bella...
Ma ci ha anche raccontato delle persecuzioni in Albania contro di loro, dal momento che erano cristiani: per i figli nati non era possibile mettere il nome di un santo, ma solo un nome tra quelli indicati dallo Stato (robe da chiodi...). E poi degli arresti dei sacerdoti e del loro lavoro sotto falso nome per non farsi scoprire.
Beh, lì è chiaro la fede (e una fede non qualunque, ma provata) ha dato forza ad una popolazione e la sua forza si è trascinata fino al desiderio di riscatto dalla miseria. Un po' come era successo in Italia dopo la guerra.
Quando però arriva il benessere, la fede non serve più. O no?

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