13 agosto 2019

razzisti? Boh...

Questa mattina stavo a guardare tre persone, due italiani e un marocchino, che collaboravano a fare un lavoro un po' rognoso in parrocchia. Il marocchino, tra l'altro, era quello che in un po'  di post fa avevo citato per la sua frequentazione di una palestra, nonostante si rivolgesse al centro d'ascolto. In due ore e mezza hanno completato alla perfezione il lavoro, poi si sono messi al tavolino a chiacchierare amabilmente (e io ho fatto loro il caffé, se lo meritavano...). Poi però ho pensato: alla fine solo quei due italiani possono dire di non essere razzisti, perchè sono riusciti a creare un legame con quella persona nonostante fosse marocchino. E ci passano pure il tempo libero insieme, come se fosse un vecchio amico. Io no: per me è uno che ha bisogno, dunque che non è al mio livello.
Molti di coloro che si scagliano contro i razzisti non possono dire di non esserlo a meno che non abbiano avuto a che fare con gente straniera "al loro livello". Si dice che a volte si scatena una guerra tra poveri, come se i più poveri tendessero naturalmente al razzismo. Beh, diciamo che sono coloro che l'attestato di "non razzista" se lo devono guadagnare sul campo. Gli altri se lo attribuiscono da soli, come se pagassero per ottenere un titolo di studio fasullo.

"In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab; la metà dei loro figli parlava l'asdodeo, conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo, non sapeva parlare giudaico. Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso come mogli le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi." (Ne 13,23-25)

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