22 gennaio 2020

la fede ecumenica

In questa settimana di preghiera per l'unità dei cristiani ho respirato come mai in anni precedenti cosa significa credere in Cristo pur da prospettive diverse. Non solo ho partecipato alla celebrazione ecumenica lunedì sera ma ho dovuto seguire per il giornale due pagine sull'argomento, andando ad intervistare il pastore evangelico e il pope ortodosso. Due incontri molto belli, dai quali traspare le profonde diversità di impostazione: il pastore molto sicuro di sé e della fede nella Parola di Dio, tutto centrato sulla scelta di mettere Cristo a fondamento della vita; il pope più in balia degli eventi, più espressione del fatto di essere una comunità di stranieri che cerca di respirare un po' della madrepatria eppure affidato al Signore e umile nei toni.
Inoltre ieri pomeriggio nella benedizione delle famiglie sono stato accolto da una famiglia di evangelici (non sapevo che erano tali) e con loro ho avuto una piacevolissima chiacchierata ancora sulle prospettive della fede, sull'impegno nella loro comunità, sulla figlia missionaria a Panama, ecc. Accidenti: quando ho di questi incontri mi stanno ancora più strette le disquisizioni pseudopastorali sulle parrocchie, il catechismo, la formazione dei laici, la carità... A volte sembra che siano disquisizione che fanno i conti senza l'oste, perchè non lasciano trasparire la fede che ci sta dietro, ma solo l'organizzazione aziendale.

"Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo" (At 28,2)

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