27 aprile 2020

Poveri vescovi...

Si sono proprio arrabbiati e hanno fatto la voce grossa. Sembrano quelle persone che per un bel po' di tempo piuttosto di dire le cose come stanno se le tengono dentro e poi di botto esplodono. Oltre ogni misura. Pazienza, avremo pazienza tutti quanti perchè di questo c'è bisogno. Però mi è venuto troppo in mente un racconto di Bruno Ferrero...
Il serpente a sonagli ed il giovane
In una tribù indiana, i giovani venivano riconosciuti adulti dopo un rito di passaggio vissuto nella più stretta solitudine. Durante questo periodo di solitudine dovevano provare a se stessi di essere pronti per l’età matura.
Una volta uno di loro camminò fino a una splendida valle verdeggiante di alberi e radiosa di fiori. Guardando le montagne che cingevano la valle, il giovane notò una vetta scoscesa incappucciata di neve dal biancore abbacinante.
Indossò la sua camicia di pelle di bisonte, si gettò una coperta sulla spalla e cominciò la scalata. Quando arrivò in cima, vide sotto di sé il mondo intero. Il suo sguardo spaziava senza limiti, e il suo cuore era pieno di orgoglio.
Poi udì un fruscio vicino ai suoi piedi, abbassò lo sguardo e vide un serpente. 
Prima che il giovane potesse muoversi, il serpente parlò. “Sto per morire!” disse, “Fa troppo freddo quassù per me e non c’è nulla da mangiare. Mettimi sotto la tua camicia e portami a valle!”
“No!” rispose il giovane, “Conosco quelli della tua specie. Sei un serpente a sonagli. Se ti raccolgo mi morderai e il tuo morso mi ucciderà!”
“Niente affatto,” disse il serpente, “Con te non mi comporterò così. Se fai questo per me, non ti farò del male!”
Il giovane rifiutò per un po’, ma quel serpente sapeva essere molto persuasivo.
Alla fine, il giovane se lo mise sotto la camicia e lo portò con sé. Quando furono giù a valle, lo prese e lo depose delicatamente a terra. All’improvviso il serpente si arrotolò su se stesso, scosse i suoi sonagli, scattò in avanti e morse il ragazzo a una gamba.
“Mi avevi promesso…” gridò il giovane. “Sapevi che cosa rischiavi quando mi hai preso con te!” disse il serpente strisciando via.
C'è una sola differenza. Il governo non è un serpente a sonagli, pronto a mordere e uccidere, checchè se ne dica oggi con la storia che il divieto violerebbe la libertà di culto. Bisognerebbe spiegare in belle maniere ma in modo fermo  a gente che di teologia cattolica ne mastica poca, ma si basa su quel che vede che: 
- i funerali non sono sacramenti (ma dato che la Cei ha messo avanti soprattutto questo e non le celebrazioni, è stata accontentata in parte);
- la messa è vitale per la vita di fede;
- si potrebbe celebrare solo dove si garantiscono tutte le misure di sicurezza e non ovunque.
E' anche vero che essendosi persa la puntata precedente, del far capire al governo che una messa corrisponde alla spesa in supermercato (in una società secolarizzata si consenta il parallelo...) diventa sempre più complicato far capire che è vitale. Invece di affannarsi a tirare fuori tutto l'armamentario preconciliare sulla comunione spirituale le messe "per"il popolo, conveniva tirar fuori l'armamentario postconciliare sul sacramento come incontro materiale con il Signore e sulla celebrazione come partecipazione attiva. E prepararsi alla riapertura con proposte decenti e accettabili (quanto meno "tollerabili") anche da un comitato scientifico.

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