05 settembre 2020

amicizia tra cristiano e musulmano

 Ieri sono andato a vedere "Pierre e Mohammed", la rappresentazione teatrale sull'amicizia tra il vescovo di Orano Pierre Claverie, ucciso poi dai terroristi del Gia e il suo autista musulmano Mohammed. Un'ora di monologo che in un certo senso ha tenuto in sospeso i presenti. Accompagnato dalla musica di un nuovo strumento musicale, l'hang, con un effetto tutto particolare. Ovviamente un inno al dialogo tra religioni basato sulle relazioni umane, soprattutto sull'amicizia. Le parti riferite a Pierre erano tratte dai suoi discorsi e interventi, perciò erano più roboanti e solenni. Quelle riferite a Mohammed erano inventate e, perciò, più umane.

Alla fine mi è venuto da mettere insieme questa rappresentazione con quella a cui avevo assistito qualche settimana fa, "La domanda perfetta" (vedi il post). Qui la relazione tra due, là il singolo. Qui un dato umano profondo e comprensibile: l'amicizia. Là un altro dato umano ma di élite: il porsi domande sull'esistenza. Alla fine mi convinceva di più questa e l'altro mi sapeva più di "costruito". 

Oppure, meglio, ambedue mi ricordavano il libro "Il pellegrino e il convertito" della sociologa francese Danièle Hervieu-Leger, che parlava di queste due forme di religione vissute oggi: il protagonista di La domanda perfetta era il "pellegrino", perennemente in ricerca e in cammino. Pierre e Mohammed erano i convertiti, non perchè avessero cambiato religione, ma perchè la vita aveva impresso in loro una svolta radicale che li ha segnati per sempre.

"O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua." (Sl 62,2)




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