15 aprile 2021

Cambiare i ritmi?

 Ultimamente sto riflettendo sul fatto che i ritmi di vita sono sempre meno naturali. Per autunno, inverno, primavera è più o meno la stessa solfa. Forse cambia un po' solo l'estate ma non sempre. In campagna i ritmi sono certo più naturali e non per nulla ultimamente chi può e chi non è troppo anziano cerca di trasferirsi lì. 

Ma ci sono anche altri ritmi. Il calendario sociale inizia a settembre e finisce a giugno, un po' come la scuola. Il calendario di una parrocchia, di una diocesi ha la stessa cadenza. Invece il calendario liturgico parte da Avvento (fine novembre e si conclude alla festa di Cristo Re). Mi viene la tentazione di modellare il più possibile la gestione quotidiana su questo genere di calendario, che tra l'altro è molto legato alle stagioni, almeno da noi (Natale, festa della luce perchè il dì è corto, Pasqua festa della rinascita perchè è primavera, ecc. ecc.). Ne abbiamo anche parlato ieri durante la segreteria diocesana: perchè non far cominciare l'anno pastorale da dicembre? Sarebbe un segno che il tempo della chiesa non è quello del mondo e magari si recupererebbe una sacco di roba... Boh, fantasie da lockdown...

"Il Signore disse ancora a Mosè:  «Parla agli Israeliti e riferisci loro: Ecco le solennità del Signore, che voi proclamerete come sante convocazioni. Queste sono le mie solennità.
 Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di santa convocazione. Non farete in esso lavoro alcuno; è un riposo in onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete.
Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete nei tempi stabiliti." (Lev 23.1-4)




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