10 agosto 2021

La "grande rimostranza" e il potere ad Asti

 Sto leggendo un libro sulla rivoluzione inglese del XVII sec., caratterizzata da un forte contrasto tra il Re e il Parlamento, che ha espresso i suoi punti di vista nella "grande rimostranza": 204 punti presentati a Carlo I e da lui rifiutati. Strabiliante: alla fine il Parlamento ha processato e condannato a morte il re. Solo in Inghilterra poteva succedere una cosa del genere... Mentre leggevo i punti mi veniva in mente come nella tradizione inglese la divisione dei poteri è ben garantita, anche se è stato un francese, Montesquieu, a teorizzarla. E subito mi balzava alla mente il dibattito di queste settimane sui poteri ad Asti in gran parte concentrati su una persona, che accumula cariche non di poco conto e si giustifica dicendo che il "potere" è "poter fare", cioè aver la possibilità di far andare le cose per il meglio, valorizzando tutte le risorse. Eh no! La divisione dei poteri garantisce la democrazia ed è un paletto da difendere con tutte le forze. E' paradossale: nel XVII secolo  il Parlamento inglese condanna il re, nel XXI secolo gli astigiani lo incoronano. Anche Carlo I si giustificava dicendo che faceva tutto per il bene del popolo...

"Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici di Israele i suoi figli.  Il primogenito si chiamava Ioèl, il secondogenito Abià; esercitavano l'ufficio di giudici a Bersabea. I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il lucro, accettavano regali e sovvertivano il giudizio. Si radunarono allora tutti gli anziani d'Israele e andarono da Samuele a Rama.  Gli dissero: «Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non ricalcano le tue orme. Ora stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene per tutti i popoli». Agli occhi di Samuele era cattiva la proposta perché avevano detto: «Dacci un re che ci governi». Perciò Samuele pregò il Signore." (1Sam 8,1-6)



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