09 febbraio 2011

sciogliersi come i tasti

Un'osservazione strana.
In questi giorni suonando il pianoforte mi sono accorto che quando le dita sono tra loro un po' legate, magari a forza di fare gli stessi passaggi, allora si stecca. Invece le dita devono essere sciolte, cioè andare ognuna per conto proprio anche se poi in realtà suonano insieme alle altre.
Chissà se con le persone è così. Con quelle con cui sei legato da forti abitudini ad un certo punto vengono fuori le stecche. Quando invece sai che potresti fare a meno di loro, ma hai deciso di starci insieme allora tutto fila...

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2 Commenti:

Alle 11 febbraio 2011 alle ore 15:40 , Anonymous Anonimo ha detto...

Veramente il titolo dovrebbe essere "sciogliersi come le dita", non come i tasti, vero?

Trovo la tua ultima frase troppo "astratta":
affermi che sai che puoi fare a meno di una persona (ovvero non avere bisogno di lei), ma decidi di starci insieme comunque e allora tutto fila.
Non capisco: fai un esempio concreto, specifica in che tipo di rapporto (docente-allievo, genitore-figlio, amico-amico, parroco-parrocchiano, capo-dipendente, marito-moglie, colleghi, ecc...?)

E anche per "stecche" cosa intendi? Incomprensioni, prevaricazioni, battibecchi, mancanza di fiducia, ecc...

Relazionarsi con un'altra persona significa anche essere consapevoli che l’altro risulta sempre in buona parte inconoscibile: l’altro è e sarà sempre in parte un mistero. Ciascuno di noi è in continua evoluzione e relazionarsi significa ricominciare ogni volta ad avvicinarsi all’altro con occhi nuovi, capaci di cogliere ogni minima trasformazione nell'altro.
Rapportarsi, quindi, significa essere in grado di accettare quella quota di indeterminatezza associata al divenire. Lasciare che le cose scorrano, vivere nel presente quel che esso è in grado di offrire, mettendo da parte la paura che l’insicurezza, l’impossibilità di tenere tutto sotto controllo comportano.
Nessuno può garantire la durata eterna di uno scambio tra due persone, perché esse cambiano e con loro anche il loro modo di rapportarsi.
Sapersi relazionare adeguatamente implica la capacità di stare soli con se stessi. Molti per sfuggire a se stessi hanno bisogno dell’altro.
Il bisogno, al contrario del desiderio, suscita dipendenza, che induce un vissuto di schiavitù, di odio, di rabbia, nei confronti di se stessi e degli altri.

Relazionarsi in modo autentico è il frutto di una scelta consapevole, di un impegno volto a favorire la crescita propria e altrui e credo che per fare questo sia sempre necessario partire da se stessi.
Il prototipo migliore per relazionarsi è l’amicizia ed è a partire da questa che si strutturano tutte le altre modalità, l’amore in modo particolare.
“Non camminare davanti a me, potrei non seguirti;
non camminare dietro di me, non saprei dove condurti;
cammina al mio fianco e saremo sempre amici” (Anonimo cinese)
Credo che questa frase definisca bene anche il giusto modo di relazionarsi, ovvero ila presenza di parità.
Non solo, quindi, il riconoscimento e il rispetto dell’altro, della sua essenza, della sua unicità, della sua libertà, il favorire la sua crescita, ma anche l’attribuzione di un senso di dignità al suo essere.
E in questa situazione è improbabile steccare!

 
Alle 13 febbraio 2011 alle ore 10:00 , Anonymous don dino ha detto...

Sì forse l'osservazione era un po' astratta, però a volte i pensieri vanno e vengono e bisognerebbe ragionarci un po' sopra.
Penso che valga un po' per ogni genere di relazione: questa ti costruisce nella misura in cui mantieni desta la tua individualità e rinnovi continuamente la tua decisione di legarti ad altri. Forse il matrimonio può essere una situazione un po' diversa (non ne ho troppa esperienza) ma in fondo quando si promette di condividere con qualcuno tutta una vita, al massimo è la portata della decisione a renderla diversa da tutti gli altri legami, ma la dinamica interiore è la stessa: sempre devi rinnovare il proposito e sempre non devi "fonderti" con l'altro.
Sulle "stecche" il termine è vago ed evocativo di proposito: ci sono diverse stecche e alla fine l'esito finale è comunque sempre sgradevole

 

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