10 giugno 2020

suicidarsi con le norme

Ancora discussioni, stavolta in sede scout (ma non solo) per queste benedette norme, per cosa impediscono e cosa permettono. Stesso discorso di qualche settimana fa, trasposto dalla celebrazione delle messe alle attività estive. Stessi schieramenti: i terrorizzati (vorrebbero non solo mascherine, ma anche guanti, scafandri e due metri di distanza), gli anarchici (se ne fregano delle norme, anche di quelle giuste), i mediatori (di vario genere), gli attendisti (della serie "non siamo di nessun'altra categoria, ma la situazione è speciale perciò attendiamo tempi migliori..).
E' certo che la situazione pare paradossale: pur affermando il primato dei ragazzi (che tra l'altro sono quelli che non si contagiano) e della loro educazione, si aspettano disposizioni dall'altro (pur sapendo che non arrivano da Dio, ma da funzionari statali e ministri che non brillano spesso per lungimiranza, ma soprattutto che non possono prevedere le situazioni singole) e pur essendo in situazione perlopiù di "vuoto legislativo", lo si classifica come "divieto" punto e basta. Diciamo che abbiamo deciso di metterci un cappio al collo e poi di invitare qualcuno a tirarlo forte, così poi è responsabilità sua...

"Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,  e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?»." (Mc 3,1-4)

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