27 aprile 2021

Fare i conti con il male

 Stavolta sono in regola con la rivista "Vita e pensiero" dell'Università Cattolica e sto leggendo l'ultimo numero uscito che contiene una intervista a Miguel Benasayag (mai sentito...) che mi ha attratto soprattutto per il suo curriculum. Argentino, guerrigliero anarchico contro la dittatura dei colonnelli in Argentina, incarcerato e torturato, poi emigrato in Europa e ora filosofo e psicanalista a Parigi, dove si occupa di infanzia e adolescenza.

Commentando gli effetti non sanitari del covid afferma che non crea nulla di nuovo, ma amplifica. Riporta un'esperienza di quand'era in prigione: "C'era un amico, José Luis, che piangeva di continuo. Una volta non ce l'ho più fatta e gli ho detto: 'Basta. Se non trovi un motivo per vivere qui in carcere, non lo trovi nemmeno fuori se mai dovessi uscire' E così è stato. Anche Josè Luis è sopravvissuto e continua ad essere depresso". Questo per dire che secondo lui bisogna vivere appieno questo momento, senza rimpiangere il prima, ma anche senza proiettarsi troppo sul dopo. Vivere la prova, attraversarla, trovarne motivazioni e valori (primo fra tutti il prendersi cura degli altri) per poter dopo ritrovare non la vita (quella c'è anche ora) ma la vita responsabile e pienamente vissuta.

"Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà." (Mt 16,24-25)

Miguel Benasayag


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