27 giugno 2022

ll dramma delle parrocchie nei paesi

 Venerdì sera ho assistito pure ad un'assemblea a san Paolo Solbrito convocata dal sindaco contro la decisione del vescovo di trasferire il parroco (già condiviso con Dusino San Michele) e di accorpare il tutto a Villanova. Un'assemblea da stadio, con animi esacerbati e una marea di commenti poco carini rivolti al vescovo. Subito sono stato colpito dalla violenza verbale, anche se quando sono intervenuto come Gazzetta per chiedere, visti i chiari di luna, se avevano qualche proposta fattibile, sono stato subito riabilitato dal sindaco stesso, che ha raccontato ai presenti il fatto che il vescovo avesse avuto un po' da ridire sull'articolo scritto da me circa i trasferimenti. Così sono diventato "uno di loro" e non più il "rappresentante di curia"... Ma non c'è stato verso di avere una risposta. Quella sera è stato fatto l'elogio del parroco che se ne va e si è parlata dell'importanza di un sacerdote non solo per le cose sociali (scuola d'infanzia parrocchiale, mensa a chilometri zero, oratorio) ma anche come presenza spirituale. 

Ma alla fine è stato votato un sit-in di protesta davanti al vescovado per il 17 luglio a stragrande maggioranza nonostante qualche voce discorde avesse eccepito sia sulla sostanza (in particolare un consigliere giovane che aveva ben presente cosa stesse avvenendo nelle parrocchie) sia sulla forma.

Mentre tornavo a casa non ero arrabbiato per la sostanziale durezza nel negare l'evidenza dell'impossibilità di un sacerdote per 1.200 abitanti. Riflettevo sul dramma vissuto da un paese e sui modi con cui per anni non si è preparata seriamente la comunità a questi cambiamenti epocali e su come nelle parrocchie di città si continui tranquillamente a fare come se niente fosse.


La votazione del sit-in


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