Una Italia diversa
Ieri pomeriggio mi sono dato alla pazza gioia e approfittando della sessione di esami a scuola mi sono fermato a Torino per un concerto alla sera. Ho riempito le ore andando pure al cinema, dove ho visto "Campo di battaglia", il film di Gianni Amelio presentato a Venezia. Solo un'ora e venti ma molto intense e molto toccanti, a tratti m'è pure venuta la tentazione di uscire per scene non certo lievi. L'ultimo anno della prima guerra mondiale e la diffusione della "spagnola" attraverso le vicende di alcuni medici. Ma soprattutto la foto di una Italia che non c'è più e i cui ragionamenti assomigliavano molto a quelli dell'Ucraina oggi. Fedeltà al paese, non cedere, non scappare da vigliacchi anche se le condizioni di vita dei soldati sono terrificanti... Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, ma alcune scene ricordavano da vicino l'epidemia di covid, anche se allora i giornali non ne parlavano assolutamente. Ecco un'altra cosa cambiata: i media non sono disposti, se non per scelta loro, a fare da "portavoce" a chi comanda.
"La lingua del lattante si è attaccata
al palato per la sete;
i bambini chiedevano il pane
Etichette: cinema, epidemia, giornalismo, guerra
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