08 aprile 2020

registi e scenografi

In questo periodo si può diventare registi e scenografi. Dove manca la comunicazione diretta e quando l'online è saturo di parole si possono cercare altre strade.
Ieri ho dovuto inventare uno spot pubblicitario per il triduo che faremo online con gli scout. E' stato molto divertente, sia pensarlo, sia girarlo, sia trasmetterlo. Trasformare molta comunicazione in spot pubblicitari sembra più complicato ma è bello (anche se poi magari il risultato è meglio non commentarlo...).
Ieri abbiamo anche parlato su come dare il segno che sarà giovedì, venerdì, sabato santo. E abbiamo deciso di porre delle piccole scenografie fuori dalla chiesa. Anche questa comunicazione è molto carina da ideare e divertente da realizzare.
Non ricordo più chi diceva che la creatività nasce nell'ozio...

"Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce." (Mt 17,1-2)

Etichette: ,

2 Commenti:

Alle 8 aprile 2020 alle ore 22:08 , Anonymous Anonimo ha detto...

ho sempre solo sentito parlare dell'ozio come il padre di tutti i vizi, ma il concetto di ozio creativo è stato elaborato nel lontano 1995 dal sociologo Domenico De Masi e nonostante l’accostamento di due parole apparentemente in antitesi, non ha nulla a che fare con la pigrizia. L’ozio creativo è quella condizione in cui si trova colui che, svolgendo un lavoro di tipo intellettuale o artigianale, non solo lavora e quindi crea ricchezza, ma allo stesso tempo si diverte anche, perché l’attività gli piace. Secondo De Masi, questa condizione, che un tempo apparteneva a pochissime persone, oggi riguarda il 70% dei lavoratori. Al tempo di Marx era solo il 6%. Insomma, per usare le parole di De Masi “l’ozio creativo è l’unione di lavoro con cui produciamo ricchezza, di studio con cui produciamo sapere e di gioco con cui produciamo allegria. L’insieme di queste tre cose dà origine a quelle che possiamo chiamare ozio creativo”.
Si lavora senza accorgersi di farlo.
"Per il lavoro intellettuale si dovrebbe parlare non di lavoro, ma di ozio creativo. Non a caso i Romani utilizzavano i termini otium e negotium”.
L’otium infatti non era associato ad una situazione di passività bensì ad un tempo libero dalle occupazioni della vita politica e dagli affari pubblici, nel quale era possibile aprirsi alla dimensione creativa. L’opposto dei negotia, per l’appunto gli affari pubblici.
Il presupposto dell’ozio è la serenità. Se una persona è serena, si diverte a lavorare e sta bene con coloro che lo circondano, lo spazio per l’ozio è infinito. In questo senso, l’opposto dell’ozio è la preoccupazione. Inoltre, sempre secondo il sociologo, si ozia meglio in un contesto in cui tutti sanno oziare. Il motivo è semplice: chi non sa oziare odia quelli che oziano. In conclusione il professor De Masi propone la sua ricetta dell’ozio creativo. “Bisognerebbe ridurre l’orario di lavoro a quindici ore settimanali per far diminuire la disoccupazione. Lo sosteneva in tempi non sospetti anche John Maynard Keynes. Secondo lui avremmo avuto quello che poi abbiamo davvero: i genitori si ammazzano di lavoro e i figli restano disoccupati”. Perché in fondo lavorare è facile, oziare è difficile.

 
Alle 9 aprile 2020 alle ore 09:24 , Blogger dino ha detto...

Perfetto! Grazie!

 

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page