20 maggio 2022

Il Vangelo e la guerra

 In questi giorni di dibattito sull'uso delle armi e sulle trattative di pace mi è capitato di leggere il commento al discorso della montagna dell'esegeta François Bovon ( di cui sto leggendo il commentario del vangelo di Luca). Quando arriva al passo sull'amore per i nemici e si chiede se l'abbiano mai preso alla lettera nel corso dei secoli, cita un estratto del Consiglio di Ginevra del 1528 (epoca di Calvino) che chiedeva alla compagnia dei pastori (autorità religiosa) se si potesse difendere la città con le armi. Ecco la risposta: "Non c'è uomo, se non del tutto snaturato, che non abbia orrore della guerra, sia per gli effetti che l'accompagnano naturalmente quali l'effusione del sangue e distruzioni di ogni genere, che per quanto l'accompagna accidentalmente, come saccheggi, violenze, bestemmie, empietà e altri atti orribili del genere a causa della licenziosità militare più che sfrenata e indomabile per colpa solitamente della maggior parte di coloro che maneggiano le armi. Ma concludere da questo che mai sia lecito fare guerra sarebbe trarre una conclusione che è falsa sia per l'espressa parola di Dio, confermata da infiniti esempi, che per il senso comune ed ogni equità e ragione, conformi in questo alle sante Scritture, essendo i magistrati ordinati da Dio con il gladio non solo per punire le malefatte commesse all'interno della loro giurisdizione da qualche perturbatore della pietà e dell'onestà di cui sono i guardiani ma anche per difendere come padri del comune, i popoli che sono loro affidati contro la violenza di quelli di fuori. Va dunque trovato in questo un qualche giusto mezzo, che noi poniamo in due punti, e cioè che la guerra sia e giusta e necessaria". Insomma anche gli estremisti di Calvino cercano una quadra... Un bel casino.

"Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano" (Lc 6,27-28)



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