30 dicembre 2011

divertissement


Mi hanno passato un libretto simpatico e ironico (anche un po' amaro per la verità) intitolato "Con il rispetto dovuto. Frammenti di saggezza all'ombra del campanile". Tra le introduzioni c'è questa:
"Egr. e caro Signor Superficiale
devo ringraziarLa per la sua simpatia e allegria. Quanto Lei c'è, non c'è mai silenzio: una battuta, una notizia, il racconto di un'avventura, insomma, Lei è capace di parlare di tutto e di tenere allegra la compagnia. Devo però farLe notare che parlando di tutto, Lei non dice niente: non un pensiero, ma luoghi comuni, non esperienze, ma avventure, non preghiere e decisioni, ma emozioni e chiacchiere. La Sua presenza nelle nostre comunità è più un disturbo che un contributo. Noi avremmo bisogno della gioia più che dell'allegria. Ci servirebbe la scioltezza di rapporti piuttosto che il cameratismo facilone e un po' volgare. Viene il tempo in cui le convinzioni devono essere ben radicate nella verità, i discorsi edificanti per costruire comunione, l'agire generoso nella dedizione. Insomma, Le suggerisco di parlare un po' di meno e pensare un po' di più, con il dovuto rispetto".
E' una descrizione precisa di ciò che Pascal definiva "divertissement":
"348.
Distrazione. Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno risolto, per viver felici, di non pensarci"
359.
Distrazione. La dignità regale non è forse di per sé cosí grande per se stessa da render felice chi la possiede con la sola visione di quel che è? Bisognerà distrarlo da quel pensiero, come la gente comune? Vedo bene che, per render felice un uomo, basta distrarlo dalle sue miserie domestiche e riempire tutti i suoi pensieri della sollecitudine di ballar bene.
Ma accadrà il medesimo con un re, e sarà egli piú felice attaccandosi a quei frivoli divertimenti anziché allo spettacolo della sua grandezza? E qual oggetto piú soddisfacente si potrebbe dare alla sua mente? Non sarebbe far torto alla sua gioia occupare il suo animo a cercare di adattare i suoi passi al ritmo d'una musica o di mettere a segno una palla, invece di lasciarlo godere tranquillo la contemplazione della gloria maestosa che lo circonda? Se ne faccia la prova: si lasci un re completamente solo, senza nessuna soddisfazione dei sensi, senza nessuna occupazione della mente, senza compagnia, libero di pensare a sé a suo agio; e si vedrà che un re privo di distrazioni è un uomo pieno di miserie. Cosí si evita con cura un tal caso, ed esso ha sempre intorno a sé un gran numero di persone che badano a far seguire agli affari di Stato gli svaghi
e che predispongono piaceri e giuochi per riempire tutto il tempo in cui resterebbe altrimenti in ozio, dimodoché non resti mai un vuoto. Ossia, i re son circondati da persone che si prendono una cura singolare di evitare che restino soli e in condizione di pensare a loro stessi, ben sapendo che, se ci pensassero, sarebbero infelici, nonostante che siano re.
In tutto questo discorso, parlo dei re cristiani non in quanto cristiani, ma solo in quanto re".
(dai Pensieri)

28 dicembre 2011

ripreso il blog

E' stata una pausa troppo lunga. La ricostruzione del sito parrocchiale mi ha fatto perdere i riferimenti che avevo, poi anche password e roba varia, così sono stato assente.
Ma da ora non più: proposito del nuovo anno.

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