27 febbraio 2014

calciomercato di sacerdoti stranieri?

Questa mattina all'incontro dei sacerdoti della città si è tornati a parlare di sacerdoti stranieri (ma forse si era a tavola e si erano calate un po' le difese...). Abbiamo perso il controllo di quanti siano e dove siano (a volte anche di come si chiamino, specie per i sacerdoti indiani) i sacerdoti stranieri ad Asti. Qualcuno lo saprà. Si passa per essere razzisti pensare che un sacerdote straniero a cui venga affidata la responsabilità addirittura di un'intera comunità possa avere dei problemi e dare dei problemi... Sul fatto di avere dei problemi si può essere certi, come avrebbe qualche problema un italiano che fosse catapultato in una parrocchietta di un villaggio del Burundi. Sul fatto di dare problemi quanto meno per l'equivoco ingenerato del dare un prete ad un paese sempre e comunque. E' certo più difficile chiedere alla gente di immaginarsi la propria comunità cristiana di qui a dieci anni. Qui non si passa per razzisti, si passa per persone che non credono allo Spirito santo. Cosa è peggio? mah!

21 febbraio 2014

il messaggio del Qohelet

Sto rileggendo il libro del Qohelet con un commentario e sto riscoprendo qualcosa in positivo di questo libro biblico considerato scettico e distruttivo. In particolare in conclusione del cap. 2 (ma anche in 3,12-13.22; 5,18-20; 8,15; 9,7-10;11,9-10) c'è un invito a godere dei beni minimi della vita, considerati doni di Dio e a diffidare delle grandi imprese e dei grandi progetti (chissà cosa ne penserebbe Renzi...). E poi il commentario dice: "Qohelet ha compreso che la gioia non è un mezzo per raggiungere un fine più grande e vanaglorioso. I veri piaceri sono i più ordinari: sono i 'doni semplici' ".
E' un programma di vita, una ascesi quasi monastica ma vissuta nel mondo: niente progetti grandi e grandiosi, ma la vita di tutti i giorni, colta in tutti i suoi significati e alla quale non ci si tira mai indietro, neanche se sono gli altri a interpellarti.

20 febbraio 2014

tre tipi di visita

Ho letto un interessante articolo sul numero di Il Regno Attualità di gennaio, scritto da Antonio Torresin di Milano, che alla luce della Evangelii Gaudium di papa Francesco delinea alcune proposte concrete per riorganizzare in chiave missionaria la parrocchia. Uno stile e tre strategie:
- stile di accoglienza, nel senso che chiunque capiti anche solo occasionalmente in chiesa possa sentirsi a casa
1) visita alle famiglie / benedizione delle famiglie intesa come incontro più che come gesto
2) visita ai malati e non necessariamente per portare la comunione
3) visita ai poveri e non necessariamente per aiutarli materialmente
Il tutto non necessariamente a carico del sacerdote, ma con la stessa importanza che si dà al catechismo e alle liturgie.
Ce n'è già... Ma concordo che sono momenti assolutamente impareggiabili.

14 febbraio 2014

la scelta di andare a casaccio

Ieri a Torino ho partecipato alla presentazione del Rapporto del Worldwatch Institute sullo Stato del pianeta e il relatore ha messo in luce un aspetto sul quale non avevo mai riflettuto. Per far crescere la ricchezza è necessario aumentare gli scambi ma non oltre un certo punto perché per scambiare le cose ci vuole tempo (anche solo un clic sul computer) e quello è un vincolo poco superabile. Oppure si possono aumentare i contatti tra le persone, in modo che se tu prima commerciavi con 5 persone, ora arrivi a commerciare con 10. Lì il problema del vincolo del tempo diventa soprattutto il problema di tenere sotto controllo tutti questi contatti. Così succede con le mail: se devi rispondere a 10 mail allora ci riesci, se invece devi rispondere a 100 mail fai difficoltà e se devi rispondere a 100 mail e 100 sms che fai? Vai A CASO. Andare a caso può essere una scelta di sopravvivenza.
Succede così anche per altre cose. Quando star dietro a troppe iniziative e a troppi progetti non riesci più allora puoi scegliere di andare a casaccio o, meglio, ridefinire le cose e star dietro alle relazioni più significative che intendi coltivare e a quei progetti che ti permettono di coltivarle.

13 febbraio 2014

un nuovo stile

Ieri sera sono stato ripreso da una collaboratrice della parrocchia perché avendo coinvolto un po' di gente intorno all'idea di costituire un emporio solidale e su un altro progetto alla fine non ho più riferito nulla. La mia giustificazione era che non riuscivo a seguire contemporaneamente troppe cose, ma poi mi sono detto che il problema è quello di ragionare per "progetti" come ci hanno plasmato da anni e anni. Quanti progetti sono stati ideati, quante parole, quante riunioni e quali realizzazioni? Alla fine c'è molto più fumo che arrosto. Forse è ora di abbandonare tutti i progetti e di partire dalle persone, dalle relazioni, dal piccolo. Questa può essere una delle rivoluzioni che come chiesa possiamo imbastire.

12 febbraio 2014

gratuità

Questa mattina c'è stato il terzo incontro di aggiornamento del clero sull'esortazione Evangelii Gaudium.Il relatore, don Roberto Repole, teologo di Torino, ha incentrato tutta la riflessione e la novità dell'esortazione sulla categoria del "dono". Una nuova evangelizzazione che tenga conto del contesto secolare può essere efficace se viene percepita come dono gratuito, in estrema libertà e che sgorga dalla consapevolezza di essere stati beneficiati da un duplice dono altrettanto gratuito (anzi, pagato a caro prezzo): il dono del Figlio da parte del Padre e il dono dello Spirito.
Pensavo che questa impostazione spazza via l'idea di "dovere". Ecco alcuni corto circuiti:
- tu puoi anche non credere, ma se ti dichiari credente devi fare questo e quest'altro
- se vuoi ricevere il Battesimo o altri sacramenti devi fare così e così
- un sacerdote deve fare il proprio dovere fino in fondo, ma lo deve fare col sorriso sulle labbra
- devi essere caritatevole e devi perdonare sempre tutti
- devi....
Il "dovere" che scaturisce dall'amore è diverso dal dovere dell'obbligo formale e dal dovere del ruolo. Certo è una bella rivoluzione, ma senza questa l'Evangelium è senza gaudium!

11 febbraio 2014

sposati da 50 anni

Domenica scorsa ho partecipato al pranzo di 50° anniversario di matrimonio di una coppia: lui gravemente malato a letto, impossibilitato a partecipare ad una celebrazione in chiesa, si è fermato una decina di minuti seduto al tavolo del ristorante per poi tornare a letto in una stanza accanto appositamente attrezzata. Tutta scena, magari crudele? No, lui era d'accordo ed è stato un momento molto commovente. La gioia di coloro che erano presenti era in parte anche ammirazione per la moglie che non faceva mancare non solo le cure, ma anche le attenzioni minime. Una marcia in più, insomma. C'è da imparare e di che tacere, quando ci lamentiamo per delle sciocchezze... Inoltre, come dice il Cantico dei cantici: "Forte come la morte e l'amore..."  (e, anzi, di più!)