20 luglio 2018

in partenza per l'Albania

Domani si parte per l'Albania insieme ad alcune famiglie della parrocchia e non. Sette giorni in giro insieme ad amici albanesi. Inizialmente non avevo tanta voglia di partire: mi ero lasciato prendere dalla pigrizia estiva. Poi da ieri la fibrillazione continua ha tenuto su l'adrenalina e non vedo l'ora di andarmene. Ogni tanto bisogna proprio cambiare mondo per stare meglio nel proprio e abbandonare ogni responsabilità per vivere meglio quelle che uno ha.
A volte i meccanismi mentali, i ruoli, le dinamiche sono vere e proprie gabbie: lo spirito anarchico dopo un po' esplode...

Volutamente senza citazione biblica per uscire pure da questo schema...

19 luglio 2018

un tuffo nel passato

Ho provato a vedere il film "120 battiti al minuto" del 2017: un film che immaginavo cruento ma che non pensavo mi facesse tornare indietro di quasi 30 anni, quando agli inizi degli anni '90 era scoppiata l'epidemia di Aids e se ne dibatteva in mille modi diversi. Io ero un po' toccato dalla questione in quanto un mio parente morì di quello e, in seguito, io stessi per più anni (gli ultimi del seminario) ogni domenica pomeriggio prestai volontariato in una comunità per malati di Aids. E' stato veramente un tuffo in quelle emozioni passate e a fatica sono riuscito a terminare di vedere il film.
Ma quello che mi pare strabiliante è che molte posizioni erano simili a quelle che oggi si prendono sulle migrazioni, benchè il tema sia decisamente diverso. C'era chi strumentalizzava politicamente la questione, chi ci guadagnava sopra, chi emanava proclami pseudoreligiosi, chi cercava soluzioni tecnico-politiche asettiche. E intanto la gente moriva. C'era anche chi metteva di fronte il dato umano: un solo morto genera responsabilità, anche in parte sue. Allora l'Aids, oggi le migrazioni sono il terreno di gioco su cui si misura l'umanità di una società. E, come allora, anche adesso un solo morto è decisamente troppo.
Ma il tono di voce che non ti dà tregua è quello che nel film compare ad un certo punto e che mi ricordava i modi di fare di molte persone colpite anche indirettamente dalla malattia: non quello della denuncia e dell'urlo, ma quello della condivisione del dolore, della sofferenza e della paura di morire.

"Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!»." (Lc 7,12-13)




16 luglio 2018

Aleppo: una mostra per non dimenticare

Giusto l'ultimo giorno di apertura mi sono deciso a sfidare caldo e pigrizia e visitare la mostra "Aleppo: come è stata uccisa una città" a cura di Domenico Quirico. Tre quarti d'ora di visita ma che ne valeva almeno il doppio. Esci che ti resta dentro il senso di impotenza, il disgusto per la guerra e la rabbia verso coloro che la considerano il male minore. Anche verso coloro che commerciano in armi come se fosse una produzione normale e non di morte.
Esci anche con un senso di riconoscenza per questi anni di relativa pace in Europa e ti consideri fortunato di essere nato qui e ora. Le ragioni di chi si oppone alle migrazioni di questa gente diventano risibili: come il bambino che difende la sua merendina per la quale non ha neanche troppo lavorato contro l'assalto di altri che è da giorni che non mangiano.

"Ricordati, Signore, di quanto ci è accaduto,
guarda e considera il nostro obbrobrio.
La nostra eredità è passata a stranieri,
le nostre case a estranei.
Orfani siam diventati, senza padre;
le nostre madri come vedove.
L'acqua nostra beviamo per denaro,
la nostra legna si acquista a pagamento.
Con un giogo sul collo siamo perseguitati
siamo sfiniti, non c'è per noi riposo." (Lam 5,1-5)

15 luglio 2018

la sfida della comunità

Un po' di discussioni in oratorio per via di stanze lasciate in disordine. Il tutto sul gruppo WhatsApp: il nuovo luogo / non luogo dove le discussioni sono rese più difficili per il fatto che non vedi in faccia chi ti parla e non ne cogli i toni giusti. Così le parole sono facilmente travisate. Viene spontaneo prenderserla con chi non fa andare le cose come dovrebbero e ce ne sono tutti i motivi. Chi lascia in disordine deve capire che se tutti facessero così sarebbe il caos e l'oratorio sarebbe negato nei fatti.
Ma la posta in gioco sta da un'altra parte: la capacità di confrontarsi e di dirsi le cose che non vanno avendo a cuore una comunità e non una attività, anche se svolta a favore della comunità.
E' un tirocinio continuo che siamo chiamati a fare perchè la comunità non è che ci sia o non ci sia: o si costruisce giorno per giorno o si distrugge giorno per giorno.

"Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti»." (Mc 9,35)

14 luglio 2018

oltre i 2.500

E' facile nella val Grana arrivare in alto. La strada asfaltata arriva comodamente ai 2.400 perciò è uno scherzo fare le punte. Lì invece di farne una, ne fai 2-3 per volta lungo la cosiddetta Curnis Auta. E così mi sono divertito su e giù per i monti Viridio e Viribianc, anche se devo dire che non sono più così allenato. Neanche psicologicamente. Perciò settimana prossima di nuovo!

"Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutto il paese: Gàlaad fino a Dan,  tutto Nèftali, il paese di Efraim e di Manàsse, tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo  e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Zoar." (Dt 34,1-3)

prati decisamente fioriti...

dalla cima del monte Viridio
veduta dalla cima del Viribianc


12 luglio 2018

l'Europa in guerra... un secolo fa

In questi giorni un po' più tranquilli mi sto godendo molti documentari della Grande Storia su Rai Storia e Rai Tre che parlano delle guerre mondiali. Se penso che c'è ancora vivente gente che ha vissuto la seconda e che sempre più si approfondiscono questioni storiche che riguardano la prima, bisogna dire che l'eccezione è la pace vissuta in questi decenni. Siamo veramente fortunati ad essere nati e cresciuti in tempo di pace, perciò resta logico che la gente cerchi di arrivare dove questa pace si sposa al benessere. Certo non c'è più il benessere di prima, però forse ci siamo abituati male e ora siamo un po' persi. La guerra però è sempre alle porte e non esiste un vaccino per evitarla del tutto. Basta che qualcuno non giochi col fuoco.

"Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo;
dicono: 'Pace, pace',
mentre pace non c'è." (Ger 8,11)

10 luglio 2018

la musica apre il cuore

Reduci domenica sera dalla manifestazione Asti God's Talent che ogni anno che passa cresce di qualità e coinvolge sempre più al largo. Un sforzo organizzativo notevole, le inevitabili difficoltà di un'organizzazione complessa, una buona formula di premiazione senza che uno solo stacchi su tutti. Quest'anno in particolare è stato molto vissuto il momento preghiera prima dell'inizio del Talent, durante il quale hanno portato la loro testimonianza due della fraternità del Sermig che operano nell'Accademia del suono e che sarebbero stati tra i giurati della serata. Che la musica crei emozione era cosa risaputa. Ma che serva per "aprire" il cuore, sciogliendo da durezze, difese, labirinti mentali in attesa che qualcuno possa entrare, questo non l'avevo mai sentito. Come immagine mi è piaciuta e mi ha anche invogliato a usare di più la musica per l'anima.

"Lodatelo con il suono del corno,
lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti.
Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti." (Sl 150,3-5)

08 luglio 2018

Un po' di silenzio

Mentre preparavo l'omelia di questa mattina mi veniva in mente che la parola di Gesù era autorevole e piena di sapienza anche perchè non sempre parlava. A volte stava in silenzio, a volte ascoltava. Anche i profeti, pur parlando a nome di Dio, a volte tacevano oppure invece di parlare facevano gesti simbolici. Oggi si parla subito, tanto e a volte inutilmente. Così ci si parla addosso e l'uso dei social si trasforma in un botta e risposta infinito che alla fine disorienta. Un po' di silenzio non tanto per non parlare, quanto perchè la parola esca fuori profonda, non guasterebbe...

"Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose,
e la notte era a metà del suo corso,
la tua parola onnipotente dal cielo,
dal tuo trono regale, guerriero implacabile,
si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio,
portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile." (Sap 18,14-15)

04 luglio 2018

la forza del simbolo

A fronte di ogni dibattito sulle migrazioni quel che resta più impresso sono i simboli e non le argomentazioni. Pertanto due foto come queste (matrimonio interreligioso e interrazziale a cui ieri ho assistito e squadra azzurra senza italiani ...di sangue) e ti dicono molto su chi ha in mente il futuro e chi è rimasto al passato.

" E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?  Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma,  Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio»." (At 2,8-11)



02 luglio 2018

Mare nostro

Devo dire che in questi giorni sono molto colpito da ciò che riguarda i migranti. Sempre mi chiedo che cosa sarà scritto sui libri di storia fra mezzo secolo quando guarderanno a questi mesi non con gli occhi degli interessi politici ma neanche delle ideologie: semplicemente con gli occhi del giudizio storico, in genere impietoso.
Così dopo aver constatato la ripresa dei morti in mare e aver sperimentato il senso di smarrimento della nuova famiglia eritrea ho letto su Luoghi dell'Infinito una poesia un po' scioccante di Erri De Luca:

"Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. E gridarono a gran voce:
«Fino a quando, Sovrano,
tu che sei santo e verace,
non farai giustizia
e non vendicherai il nostro sangue
sopra gli abitanti della terra?»." (Ap 6,9-10)

01 luglio 2018

Appello di padre Alex Zanotelli

Arrivano spesso appelli di ogni genere, anche con qualche fondo di verità, benchè spesso abbiano un tono quantomeno allarmistico. Quello che questa mattina mi è arrivato mi ha colpito perchè non me ne sono reso conto neanch'io: certe questioni sull'Africa che in passato si conoscevano, ora non si conoscono più. Insomma, essendo pseudogiornalista anch'io mi sono chiesto come fare per ovviare. Ecco l'appello:

Appello di padre Alex Zanotelli* ai giornalisti italiani:

«Rompiamo il silenzio sull’Africa.
Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo
Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il resto del mondo.
Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale.
So che i mass-media , purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa.
Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa.
È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.
È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.
È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.
È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.
È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.
È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.
È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.
È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa , soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.
È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia , Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.
È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.
È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).
Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi.
Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi.
Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact , contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti.
Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.
Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.
E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimanere in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?).
Per questo vi prego di rompere questo silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne. Per realizzare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Sorveglianza della RAI e alla grandi testate nazionali? E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) a fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Compact giornalistico, molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migranti?
Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un’altra Shoa.

"Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre»." (Lc 19,39-40)