31 marzo 2020

Le origini della creatività

Ho appena concluso la lettura di un libro di un biologo di nome Edward O. Wilson, intitolato Le origini della creatività. Incuriosito dal titolo, traduzione letterale dell'originale in inglese, ero pieno di aspettative. Poi poco alla volta mi sono rassegnato: il solito scienziato che tratta delle cose umane in modo scientifico e che dileggia la filosofia e soprattutto la religione, facendosi vedere artista e cultore di pittura, musica, poesia. Conosco il genere: da Dennett al nostro Odifreddi. Ma ho avuto tenacia e sono andato fino in fondo: l'ultima parte conteneva un gioiello. Secondo lui tutte le discipline umanistiche si devono fondare sulle discipline scientifiche ma andare oltre, come se queste ultime fossero un trampolino. Perchè? Perchè tutto quello che un artista immagina e crea, si basa comunque sui cinque sensi e questi sono prodotto di evoluzione di migliaia di anni. L'evoluzione va avanti e così in parallelo discipline scientifiche e umanistiche che hanno origine comune. Le prime senza le seconde sono aride, le seconde senza le prime sono pretenziose.
Bella riflessione: spiega perchè le riflessioni spirituali e teologiche che disdegnano la scienza siano saccenti e poco religiose, molto più espressione dell'orgoglio personale. E le ricerche scientifiche che disdegnano la religione siano meschine, anch'esse espressione dell'orgoglio personale.

"E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra»" (Gn 1,26)

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30 marzo 2020

le esequie al tempo del virus

Ora posso capire che cosa si muove al tempo del covirus.
1. Ieri con la mia famiglia ci dicevamo che tutto sommato non poter ricevere visite e non dover sobbarcarci la questione del funerale di una persona che avrebbe attirato tanta gente (per diversi motivi) rendeva tutto più intimo era un valore aggiunto
2) oggi al cimitero eravamo in 7: io, mia madre, mia sorella, mio cognato, mio nipote e una signora con il figlio che si sono tenuti a distanza, ma che volevano esserci. Ho capito che un sacco di gente avrebbe voluto esserci e che non c'è stata; mi ha mandato all'aria la riflessione del giorno prima
3) stasera mi ha cercato la mia professoressa di italiano delle superiori perchè era morto il marito e cercava di capire come fare. Non l'avevo più sentita dal 1984. Il momento della morte segna il punto di incontro tra società secolarizzata e richiesta della presenza religiosa.
4) allora ho capito due cose:
- la gestione del covirus  non tiene conto assolutamente degli affetti nella situazione limite della vita umana: la morte. Lo si potrebbe capire in una società secolarizzata, che razionalizza tutto, non lo si capisce nella chiesa che ha sempre predicato che la logica di Dio non è quella del mondo
- ancora una volta di più mi rendo conto che la chiesa che chiede allo stato come regolarsi è come dare ragione alla favola di Esopo che riferisce del lupo che beve al di sopra dell'agnello è gli chiede perchè l'agnello la inquini. Ma con un esito differente: lì il lupo sollevava questioni per far mangiarsi l'agnello. Qui è l'agnello-stato che impone ad una istituzione di duemila anni di adeguarsi. E la chiesa si adegua, anzi chiede consigli allo stato per sapersi regolare e poi mette avanti le questioni etiche per dire che è giusto così. Ma non è giusto così: c'è qualcosa che non funziona

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29 marzo 2020

la morte del padre

Ieri mattina è morto mio padre. Malato da tempo di alzheimer, nelle ultime due settimane si era aggravato e la malattia ha fatto il suo decorso naturale, quasi il consumarsi di una candela. Morto nel migliore dei modi e in famiglia. Tre riflessioni mi venivano.
1. Quando manca uno dei genitori è come se si chiudesse un capitolo di storia. E' vero che si sapeva da tempo, è vero che c'è ancora un altro genitore, ma inizia un capitolo nuovo: ora sei tu che porti avanti la storia. Penso sia per questo che ci sia un quarto comandamento in cui si chiede di rendere onore al padre e alla madre: sono pezzi di te, qualunque sia stato il loro comportamento. I tuoi geni sono in parte loro, anche scientificamente
2. Quando sei colpito da un lutto, anche atteso, cambiano le priorità. Non hai più tanta voglia di prendertela per delle cose che non vanno e, anche se continui a remare di persona sulla tua barchetta, hai voglia di non cercarti i luoghi più arditi, ma di rilassarti interiormente per vivere questo e non altro. Nello stesso tempo scopri che le relazioni con le persone sono le cose più importanti che esistano a sto mondo.
3. Il fatto che sia successo in questo momento, quando non si può celebrare un funerale, non si può ricevere l'abbraccio e non si più abbracciare nessuno mette in campo una domanda più profonda: dove Dio ti sta conducendo? Io che ho sempre battagliato per affrontare questa vicenda del virus a testa alta da parte della Chiesa e non succubi ad aspettare di sapere cosa fare e cosa non fare, con un po' più di fede in Dio che in Conte: tutto questo cosa mi spinge a fare da domani in poi?
Intanto con mio nipote ci stiamo vedendo la trilogia di Matrix: per lui era la prima volta, per me sarà la quarta. Qual è il vero mondo?

"Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio." (Es. 20,12)

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27 marzo 2020

relazioni online

Niklas Luhmann
Un sociologo della comunicazione, Luhamnn, affermava che il mezzo è il messaggio, cioè che i mezzi tecnici arrivano a dirigere e determinare i messaggi che si mandano. Forse era un po' esagerato, ma provocatorio: i mezzi non sono solo "mezzi". In questi giorni di whatsapp, skype, videochiamate ce ne stiamo accorgendo. Si comunica di più (io stesso ho iniziato a telefonare giornalmente a qualcuno, cosa che non avevo mai fatto e che non era  certo sostituito dall'andare di persona), si comunica peggio (sia per problemi tecnici, sia perchè non avendo di fronte la persona reale, ci si permette di dire di tutto) e si comunica senza  collegare il cervello (Dante avrebbe aggiunto nei gironi infernali un girone dedicato agli inoltratori di bufale non verificate).
Chissà se quando torneremo alla normalità, saremo gli stessi di prima... Dipende forse dal tempo che ci vorrà e da quanto questi mezzi tecnici ci hanno plasmato.

"Chi abbonda nel parlare si renderà abominevole;
chi vuole assolutamente imporsi sarà odiato." (Sir 20,8)

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26 marzo 2020

il rompiballe

Serata tumultuosa ieri sera con riunione di comunità capi di Asti in streaming. Mi sono trovato a fare il rompiballe, come ultimamente mi ritrovo abbastanza spesso in diversi ambienti (e la tecnologia lo facilita, visto che nessuno ti può mettere le mani addosso) perchè proprio sulla Pasqua e la preparazione alla Pasqua ho l'impressione che nessuno capisca la posta in gioco. Si continua a dire che è come essere in guerra, che niente sarà come prima ma poi ci si diletta a giocare e a fare le cose in internet come se fossero la normalità. Ok per le riunioni, ok per la scuola, ok per le eccezionali iniziative a domicilio, come l'oratorio, la preghiera, ecc. ecc. Ma quando si tocca la messa di Pasqua mi sa che si misura la fede dell'intera comunità cristiana. E quando gli scout parlano di preparazione ad una Pasqua che rischia di non esserci, di che cosa si sta parlando per la precisione? Quando si parla della festa della liberazione dalla morte, di che cosa si sta parlando se poi si vive anche quel momento con una cautela dovuta che però mi sembra stia diventando fobia? Ecco: meglio finire qui, sennò anche il blog diventa il luogo di esercizio di un... rompiballe.

"Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall'Egitto, dalla condizione servile." (Es. 13,14)

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25 marzo 2020

a.c. e d.c.: ante coronavirus e dopocoronavirus

Sarà così che si dividerà la storia contemporanea. A.c. (ante coronavirus) e d.c. (dopo coronavirus). E la dimostrazione è questo pezzo uscito su National Geographic di gennaio (due mesi fa) e che ho letto oggi. Sembrava un'altra epoca."


"In un'ora sola
è andata dispersa sì grande ricchezza!».
Tutti i comandanti di navi e l'intera ciurma, i naviganti e quanti commerciano per mare se ne stanno a distanza,  e gridano guardando il fumo del suo incendio: «Quale città fu mai somigliante all'immensa città?». " (Ap 18,17-18)

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24 marzo 2020

la cultura classica aiuta

Stamattina alla rassegna stampa di Radio tre si è parlato di trasmettere in Tv in questo periodo i grandi classici, sull'onda di un episodio, riportato da Ernesto Galli della Loggia, risalente all'assedio di Stalingrado durante la seconda guerra mondiale, quando fu trasmessa per radio l'Iliade. Il sentire questo racconto, che parlava dell'assedio di Troia, aveva dato molta forza agli assediati. Ora la proposta era di ripercorrere i grandi classici, proprio per generare questa forza viva.
Una bellissima proposta che dice almeno due cose tra le righe.
Una a tutti. I classici sono veramente una potenza e la cultura classica mai come ora serve, affiancata a quella scientifica. Chissà se un domani queste due culture verranno ancora contrapposte...
Una seconda cosa alla chiesa. Se la cultura classica ha questa potenza, chissà che potenza potrebbe avere la Parola di Dio. Riscoprire in questi giorni la Parola di Dio, certe pagine della Bibbia, potrebbe ringiovanire la chiesa e darle un ruolo di guida morale della collettività.

"Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge" (Ne 8,9)

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23 marzo 2020

Oratorio a domicilio

Questo periodo sarà sicuramente ricordato per la creatività di dover tenere i contatti senza farlo fisicamente. Sono stato ammirato dagli animatori che su un canale Telegram hanno realizzato un oratorio a domicilio, facendo giocare sabato pomeriggio i ragazzi iscritti, divisi in due squadre. Una specie di caccia al tesoro in casa. Uno spettacolo.
A volte sono i giovani ad insegnarci come usare i mezzi tecnologici, in quanto in questa emergenza sono i più grandi e i più anziani ad inondare di roba i canali, inoltrando qualsiasi bufala. I giovani a volte ci cascano, ma quelli più intelligenti hanno affinato gli anticorpi per usarli bene. Non solo conoscenza tecnica, ma anche conoscenza sapiente.

"Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: «Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza». Così fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: «Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei». Ed egli uscì in quell'istante." (At 16,17-18)

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22 marzo 2020

Dubbi sul parlamento (e sulla chiesa?)

Il giuramento nella sala della pallacorda che diede il via
alla Rivoluzione Francese 
Su Repubblica di questa mattina un interessante articolo di Antonio Polito comincia a presentare i dubbi sulla chiusura fisica del Parlamento per affidare tutto al gioverno (caso di emergenza) oppure per fare sedute in streaming. Non è la stessa cosa. E soprattutto, scrive, comincia a farsi largo l'idea che il Parlamento sia inutile, che sia molto più veloce la decisione del Governo (attraverso decreti del presidente del consiglio, che, a differenza dei decreti legge, non devono essere approvati entro 60 giorni dal Parlamento) e che si possano ridurre i costi con la tecnologia, senza far riunire 900 persone a Roma. Perchè, scrive lui, non prevedere sedute all'aperto o in luoghi che garantiscano le misure di sicurezza? Come nel caso del terremoto di Abruzzo, quando il Consiglio Regionale non poteva più trovarsi nella sua sede? La democrazia, dice lui, è nata dagli incontri fisici e dagli assembramenti ("assemblea" deriva da quello e ancora oggi a volte si parla di "piazza" per dire "popolo")
Perfetto. E non è la stessa cosa per la Chiesa? "Ecclesia" fa proprio riferimento al popolo riunito di fronte al suo Signore. E perchè non si trovano luoghi all'aperto dove celebrare la messa garantendo le distanze di sicurezza come da oggi si deve fare con i mercati e invece si ripiega alla grande sulle messe in streaming con la motivazione (giusta ma limitata) di far stare a casa le persone? Non sarà la stessa cosa del Parlamento, per cui filtrerà l'idea che è possibile seguire la messa in Tv anche in situazioni normali e che non c'è bisogno di tutto questo richiamo al radunarsi?

"Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro della legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele. Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere." (Ne 8,1-2)

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21 marzo 2020

responsabilità del capo

Questa settimana ho fatto esperienza della responsabilità del capo. In parrocchia non è che puoi definirti "capo", ma al giornale sì. E se anche sei un capo democratico tanto poi in situazioni come questa tutti si aspettano che tu faccia tutto democraticamente ma comunque prenda decisioni. E così
1) si continua a lavorare e il giornale continua a uscire
2) si deve creare possibilità di telelavoro (fortuna che ci siamo riusciti) e garantire condizioni di sicurezza
3) si deve sanitarizzare tutti gli uffici
4) il gesto di provvedere a mascherine per tutti mi ha dato molto credito 😇
5) ieri ho inviato anche un messaggio tipo invito alla resistenza e al compito del giornalista in questa situazione, che è stato molto apprezzato
Certo che però fin qui ci arrivo a cosa si deve fare. Oltre non so. Entriamo in un territorio inesplorato...

"Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua impresa." (Gs 1,7)

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20 marzo 2020

La morte in faccia

Ora si cominciano a vedere i morti. Non solo quelli da virus, ma anche il modo con cui si è costretti ad abbandonare i propri cari senza magari vederli più e vederne solo la bara. Ora inizia la parte meno folkloristica dell'epidemia (se mai ce n'è stata una flokloristica). E ora si comincerà a misurare la temperatura alla propria fede che molti dicono di avere (del tipo "Io credo, ma...").
Anche come comunità cristiana bisognerà pensare non solo a come far stare a casa le persone e neanche solo a come continuare le attività online.

"Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti; io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava. Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li seppellivo di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi si cercava per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla fuga." (Tb 1,18-19)

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19 marzo 2020

pensare al dopo

Ho letto un interessante articolo su Avvenire di non so quale giorno (devo recuperare un po' di arretrati..:) in cui paragonando questa situazione a quella di una guerra l'autore (non so più chi sia...) ricordava che hanno pensato a cominciare al dopo, mentre la guerra era ancora in corso. Anche personalità credenti, con uno sguardo profetico, hanno cominciato ad immaginarsi come ricostruire il mondo, imparando la lezione.
E' quello che dovremmo fare anche noi, almeno immaginandoci come sarà la Chiesa del dopo virus se non vogliamo proprio essere utopisti e immaginare anche quale contributo come cristiani portare al mondo. E dovremmo cominciare a confrontarci su questo e non solo a pensare al 'presente e ai vari streaming...

"In quel giorno,
dal corso dell'Eufrate al torrente d'Egitto,
il Signore batterà le spighe
e voi sarete raccolti uno a uno, Israeliti.
In quel giorno suonerà la grande tromba,
verranno gli sperduti nel paese di Assiria
e i dispersi nel paese di Egitto.
Essi si prostreranno al Signore
sul monte santo, in Gerusalemme." (Is 27,12-13)

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18 marzo 2020

un audio da Bergamo

Devo dire che uno pensa di essere abbastanza corazzato e poi basta vedere l'audio postato sul sito di Gazzetta d'Asti che arriva da Maurizio Ferrari, un giornalista dell'Eco di Bergamo, originario astigiano e già giornalista di Gazzetta per capire che le cose toccano profondamente, a volte. E, come in guerra, c'è chi è in prima linea, chi nelle retrovie e chi a casa. Al giornale ci riteniamo nelle retrovie, ma a Bergamo è come se fossero in prima linea. Allora capisci che realmente l'informazione è oro, magari non come l'assistenza sanitaria ma non troppo indietro.

"Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada." (Mt 10,34)

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17 marzo 2020

L'assillo della tecnologia

In questi giorni sto scoprendo la potenza della tecnologia e quanto ne sia negato. I tentativi di fare riunioni online sono in parte abortiti per sbaglio di date (es. una riunione che pensavo essere stasera era di fatto ieri sera), in parte perchè ancora oggi non ho cam (dovrebbe arrivare giovedì...), in parte per problemi di skype che non sempre regge tutto, in parte per motivi psicologici (non mi ritrovo a registrare lezioni scolastiche, a parlare al telefono per sapere come stanno le persone, a fare riunioni parlando senza vedere, ecc. ecc.
Insomma il virus tecnologico mi ha colpito e devo guarire a tutti i costi, altrimenti sarò tagliato fuori dal genere umano.

"Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra" (Gn 11,9)

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16 marzo 2020

inno d'Italia

Ormai alle 18 si sente l'inno d'Italia sparato a bomba da qualcuno e gente ai balconi. Un gesto simbolico potente: unità tra le persone, unità nazionale, unità contro altre nazioni saccenti, unità contro la paura, unità nel ricordare la vita precedente, quando l'inno lo sentivi in eventi sportivi internazionali.
In realtà non sono molte le persone che si affacciano dai balconi: segno che molti pensano che le cose finiranno presto e tutto tornerà come prima. Oppure che non si abbassano a fare ste cose, sono superiori.
Invece la vera domanda è un'altra: che cosa succederà quanto tutti quelli che sono usciti sul balcone capiranno che la cosa non è finita? Il senso di unità contro qualcun altro (Italia contro tutti) è come il seme del seminatore piantato sul terreno sassoso: subito cresce ma subito secca.

 "Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò." (Mt 13,6-7)

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15 marzo 2020

la fede degli africani

Ieri ho fatto un'intervista per la Gazzetta alla famiglia eritrea ospitata da noi. Hanno espresso preoccupazione per questa situazione (non ne avevano mai vissuta una simile, neanche in Africa) ma nello stesso tempo hanno dimostrato di avere una fiducia forte sulla sua possibile soluzione. Sono rimasto colpito perchè per una volta ho capito che la rassegnazione non dà sempre fragilità e impotenza ma anche forza d'animo.
Questa mattina mi è stata mostrata una riflessione di mons. Angelo Comastri che ha paragonato questa situazione al brano della tempesta sull'acqua dei Vangeli, quando Gesù dorme e viene svegliato dalla paura dei suoi. "Perchè non avete fede?" è il rimprovero che rivolge loro dopo aver dimostrato che Dio è al di sopra di ogni tempesta. Appunto: una fede inamovibile può solo reggersi sulla certezza interiore che niente è più forte di Dio.

"Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?».Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?»." (Mc 4,38-40)

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14 marzo 2020

Il telefono, la tua voce

In questi giorni ho cominciato a ricevere timide telefonate da parte di anziani che con una scusa in realtà intendevano parlare. Li ho richiamati ancora e ho capito che fa loro piacere. E' sempre necessario monitorare l'andamento di questa situazione perchè siamo in continua navigazione e non serve fare tanti progetti per il futuro o avere tante attese. Semplicemente guidare la barca. Il mettermi di persona a telefonare alle persone per sapere come stanno non fa parte del mio Dna, cresciuto alla scuola della "nessuna nuova, buona nuova". Ma bisogna convertirsi... e pensare che oggi la telefonata corrisponde esattamente ad una visita personale a casa.

" Porgi l'orecchio al povero
e rispondigli al saluto con affabilità" (Sir 4,8)

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13 marzo 2020

essere in campo

Dà una certa sensazione vivere questi giorni. E' un po' come aver smesso gli allenamenti ed essere in partita. Un po' come aver finito di pianificare un viaggio ed essere partiti. Non si può più tornare indietro e soprattutto non ci si può più nascondere. E' come se ognuno di noi fosse guardato per come si comporta in quest
o frangente.
Questo gioco ha delle regole che non abbiamo deciso noi: sono state decise da altri, in questo caso da chi governa. Ma il gioco non sono le regole: è quello che avviene all'interno di queste regole e di un campo d'azione. Dipende da come ti sei allenato, certo, ma anche dalla passione che ci metti nel giocare e dalla tenacia con cui persegui la vittoria.
Inoltre, essendo un gioco di squadra, dipende anche dallo spirito di squadra che si è creato con coloro che giocano con te. E questo era meglio crearlo prima, perchè durante il gioco o si rafforza quel che c'è già o la squadra rischia di distruggersi e ciascuno giocare per sè.
C'è anche un avversario, ma in questo momento non si vede. E' genericamente identificato con un virus ma è qualcosa di più grande: non lo si vede perchè la partita è virtuale e non ce l'ha di fronte. Ma ti colpisce, ti atterra, ti mette alla prova.
Infine ci sarà un esito finale: restare vivi è il minimo, ma è anche restare vivi dentro e continuare a generare vita intorno a sé.

 "Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10)

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12 marzo 2020

Tra Scilla e Cariddi

L'ulteriore stretta del governo ci fa capire che come comunità cristiana dobbiamo navigare in acque tumultuose, come tra Scilla e Cariddi. Scilla è la chiesa ortodossa greca il cui sinodo pare abbia decretato di continuare a dare la comunione con il cucchiaino perchè Gesù impedisce il contagio. Scilla sono tutti coloro che propongono di fare processioni straordinarie con il Santissimo per invocare la fine della malattia. Cariddi sono coloro che prendono come oro colato il decreto del governo e cercano di capire come applicarlo anche alla Chiesa, come se il fatto di parlare di tenere aperte le tabaccherie ma di tacere sulle chiese possa voler dire chiuderle. Tra Scilla e Cariddi non si naviga bene, ma proprio per questo bisogna conoscere la rotta del dopo e tenere molto fermo il timone.

"Benedetto l'uomo che confida nel Signore
e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero piantato lungo l'acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nell'anno della siccità non intristisce,
non smette di produrre i suoi frutti." (Ger 17,7-8)

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11 marzo 2020

l'inganno degli algoritmi

Sempre dedicandomi alla lettura di Vita e Pensiero (ultimo numero del 2019), ho visto due articoli che avevano qualcosa in comune, anche se a prima vista non sembrava. Uno, scritto dal giurista francese Antoine Garapon, parlava della tentazione di usare gli algoritmi anche nella giustizia: invece di mettere un generico limite massimo di velocità, mettendo insieme età del guidatore, suoi incidenti passati e altri dati, si potrebbe personalizzare il limite (un esperto guidatore che non ha mai avuto incidenti può anche andare a 120, un neopatentato è meglio che resti al massimo ai 90). L'altro articolo del responsabile della pastorale universitaria di Torino, don Luca Peyron, parlava dell'effetto del digitale sulla cultura, mettendo in luce che ci fa sembrare tutto reversibile e niente di definitivo. Invece la morte fa il contrario: la fine dà risalto a ciò che è utile e ciò che non lo è. Anche l'algoritmo ti fa sembrare che non ci siano regole assolute, ma tutto è modificabile.
Ecco, pensavo che in questi giorni stiamo vivendo questo. La responsabilità per evitare il contagio intrecciata con la paura fa mettere tutto sullo stesso piano: l'importante è stare a casa. Vero: l'emergenza deve sospendere tante cose, ma andare al lavoro non è come andare a trovare amici e andare a messa non è come andare al cinema. Chissà se domani riscopriremo il criterio per stabilire cosa è norma assoluta e cosa è meno assoluta, a prescindere dalla situazione concreta e dall'emergenza? E chissà se riscopriremo anche il valore di scelte definitive e di valori considerati definitivi?

"«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù:  non avrai altri dèi di fronte a me." (Es 20,2-3)

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10 marzo 2020

si scatena la creatività buona e cattiva

Bufala: elicotteri che disinfestano dall'alto...
Ora che siamo tutti sulla stessa barca e dopo il primo senso di batosta piovuta tra capo e collo comincia a scatenarsi la creatività italiana. Anche in Diocesi nel giro di mezza giornata sono state elaborate proposte per i giovani sul canale di Telegram, una novena a s. Giuseppe a domicilio, tipo monastero invisibile tutte le sere alle 21. Ci si sta attrezzando per la spesa a domicilio e l'emporio Caritas si è adeguato.
Fortunatamente ancora una volta emerge lo spirito italiano che non si lascia abbattere, nonostante la tormenta di bufale che girano in questi giorni e che molti contribuiscono a far girare. Anche quella è in fondo creatività, ma cattiva. Forse insieme al virus bisognerebbe fermare anche questi untori...

" Non temere, perché io sono con te;
non smarrirti, perché io sono il tuo Dio.
Ti rendo forte e anche ti vengo in aiuto
e ti sostengo con la destra vittoriosa." (Is 41,10)

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09 marzo 2020

La morte come parte della vita

Susanna Tamaro
In questi giorni c'è più tempo per leggere e su Vita e Pensiero n. 6 del 2019 un articolo di Susanna Tamaro mi incuriosisce. Si intitola "Accogliere la vita, accogliere la morte". Una riflessione a cavallo di letteratura, paleoantropologia e biografia personale su come il contatto con la morte, a volte molto brusco, da una parte abbia fatto progredire la specie umana, dall'altra l'abbia resa sempre più umana. Un passaggio mi ha fatto sorridere: "La morte è l'unica realtà umana a essere davvero democratica eppure, malgrado questo, è completamente scomparsa dal nostro orizzonte di fortunati abitanti nel mondo occidentale. Perchè mai dovremmo fermarci a pensare a questo irrisorio inconveniente? Non ci sono guerre dalle nostre parti, non ci sono più malattie epidemiche...". Ehhhhh. Mai dire mai.
Una cosa è da condividere: questa crisi, mettendoci in faccia alla morte, ci renderà diversi e dovremmo già pensare da adesso a che tipo di nuova società costruire, senza aspettarsi un "ritorno alla normalità". Anche come chiesa dovremmo pensare a che tipo di testimonianza del Vangelo stiamo dando adesso, proprio adesso che la società è disorientata. Se ci appiattiamo oggi, raccoglieremo quel che avremo seminato.

"E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». " (Rm 8,15)

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08 marzo 2020

Senza la domenica non possiamo vivere

Qualche anno fa, durante l'anno straordinario dedicato all'Eucaristia, circolava la testimonianza dei martiri di Abitene durante la persecuzione di Diocleziano, sintetizzata dall'incipit "Senza la domenica non possiamo vivere". Ora che sono state sospese tutte le celebrazioni liturgiche fino al 3 aprile, possiamo dire alcune cose:
- non siamo sotto persecuzione e si comprende benissimo il senso del decreto legge di questa notte;
- ma evidentemente come chiesa senza la domenica (la messa domenicale) viviamo lo stesso, anche se non bene;
- la messa non è equiparabile non solo ad uno spettacolo ma neanche ad una preghiera qualunque e tanto meno ad una attività catechistica o formativa: giusto sospendere tutto, tranne le messe. Magari riducendole, celebrandole con tutte le attenzioni del caso;
- ci si riempie la bocca con il detto che l'Eucaristia è culmine e fonte di ogni sacramento, ma se basta mettere un cartello fuori "Non ci saranno messe fino al 3 aprile", evidentemente è come una riunione di condominio;
- c'è un messaggio che si manda ai cristiani semplicemente adeguandosi al decreto civile: il virus è talmente grave che non ci si può far niente. Invece è proprio in questi casi che la fede cresce, aiuta a reagire alla situazione e deve avere un luogo in cui esprimersi pubblicamente;
- bellissimi i social e la messa su You Tube, ma il radunarsi insieme è parte integrante della celebrazione e tutto il resto è un ripiego;
- la messa può solo essere sospesa in mancanza di sacerdoti che la celebrano e questo rende noi sacerdoti altamente responsabili: se tu ci sei, perchè non la celebri? L'obbedienza ad un decreto deve essere un minimo ragionata, perchè tra la legge e la pratica c'è ancora la coscienza.

 "Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (At 2,42)

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07 marzo 2020

Tutto sospeso

Questa settimana al giornale era una rincorsa a chi eliminava più iniziative e così abbiamo fatto e rifatto pagine fino a pochi minuti prima di spedire tutto in tipografia. Sembrava una gara. In realtà non tutto è stato sospeso, le messe fortunatamente sono riprese regolarmente  e si vive diversamente. Una cosa la impariamo. Quanto è ricca la vita sociale, culturale e aggregativa in tempi normali. E come non ce ne accorgiamo... Il popolo italiano ha una vitalità paurosa e non aspetta che dall'alto organizzino cose. Ci si organizza dal basso. Questo è il motivo per cui nonostante politici a volte poco lungimiranti, restiamo in piedi.

" Allora [la regina di Saba] disse al re [Salomone]: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza! 7 Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita. " (1Re 10,6-7)

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06 marzo 2020

dove sono i novax?

Certamente questo affare del coronavirus fa tabula rasa di tante cose. La prima è la scomparsa delle critiche ai vaccini e alla scienza di tanti, sempre pronti a leggere complotti e affari economici dietro alle scoperte scientifiche (o alle non scoperte scientifiche). Ora tutti aspettano di trovare il vaccino. I novax non vanno più di moda.
La seconda è la crisi del sistema economico così come l'abbiamo conosciuto. Se bastano pochi giorni di isolamento per mandare in crisi un sistema, se in altri stati si guardano bene dal rivelare quanti siano i contagiati per paura delle reazioni di borsa, allora sto sistema è da correggere energicamente.
Chissà se ci sarà la terza reazione... Quella che fa convertire la nostra chiesa, liberandola da paure e soggezioni... In questi giorni sembra una corsa a cancellare appuntamenti e iniziative, quasi si volesse competere con le istituzioni civili e non si volesse essere accusati di nulla. Ma mentre la scuola si ingegna a trovare sistemi di didattica a distanza, la chiesa si accontenta di cancellare cose, perfino incontri di preghiera.

"Non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!" (Mt 10,31)

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05 marzo 2020

e ora tutti a casa

Ieri mentre benedicevo le famiglie il governo stava discutendo sulle misure da prendere. Nel piccolo la gente esprimeva le sue preoccupazioni, ma senza eccessive ansie, a volte era pure ironica sullo stringersi la mano e sul restare in casa. Invece le misure prese sono state drastiche. Dove sta la verità? Mi sa che la sapremo solo alla fine di tutto. Una cosa è certa: la percezione è decisamente diversa se hai il cuore nella paura o se sei sereno e fiducioso. E la percezione è diversa se hai il cuore in balia delle onde emotive ed economiche oppure ben piantato su terreno solido. E un'altra cosa è certa: il cuore non è solo delle persone, ma anche dei popoli, ciò che vale per ciascuno, vale anche per la nazione nel suo insieme.

 "Fu dunque annunziato alla casa di Davide: «Gli Aramei si sono accampati in Efraim». Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano i rami del bosco per il vento." (Is 7,2)

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03 marzo 2020

qual è la vera emergenza?

A vedere le folle di siriani che pressano per entrare in Grecia e che vengono respinte con metodi brutali, ora che la Turchia non "se li tiene più" e a pensare che scappano da una guerra alimentata dalle armi europee e dalla Turchia stessa viene da pensare che l'emergenza coronavirus a confronto è come la discussione tra orchestrali sul Titanic su quale musica suonare. E, a proposito di Titanic, la situazione ... fa acqua da tutte le parti. Chi ci rimette è la povera gente. Ogni tanto mi chiedo con che faccia i popoli europei potranno ora parlare di diritti umani e di protezione delle vittime della guerra.

" Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!" (Gn 4,9-10)

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02 marzo 2020

la fede che c'è

Ieri è stato rigenerante vedere la gente tornata in chiesa e senza timore ricevere le Ceneri. Rigenerante perchè si vede come la fede sia tenuta preziosamente nascosta, non sbandierata (anche se ogni tanto lo si vorrebbe) ma mostrata a tempo e momento giusto. Non c'è coronavirus che scoraggi se non i tiepidi e coloro che sono già assillati dagli assilli di questo sistema.
E fa pure piacere che molti sono giovani, che non temono di mostrarsi mentre ricevono le ceneri (alcuni adulti non si sono mossi dai banchi, ma... affari loro).
Insomma: questa emergenza produrrà una consapevolezza diversa e rafforzerà la responsabilità dei cristiani in questa società. Tra l'altro: un'omelia pienamente sociale e due mi hanno chiesto di passargliela. Forse è anche il caso di rendere più sociali le omelie, pur mantenendo la fedeltà alle letture.

" Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.  Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni" (Mc 1,32-34a)

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01 marzo 2020

le chiese non sono luna park

Alla fine dopo un sabato di fibrillazione è arrivato il via alle celebrazioni di questa mattina. Subito dopo la precisazione, rivolta alle chiese e ai luna park, di garantire il contingentamento in modo che le persone non distino meno di un metro una dall'altra e si evitino assembramenti. Una farsa. sa di quei provvedimenti per sgravarsi la coscienza e attribuire la responsabilità ad altri.
Ma a questo punto interviene la riflessione di Andrea Riccardi sulla stampa di venerdì, di cui riporto uno stralcio e che ho usato anche nell'omelia di questa mattina.
La chiusura di tante chiese nel Nord Italia, la sospensione delle messe, i funerali solo con i familiari e misure del genere mi hanno lasciato una certa amarezza. Non sono un epidemiologo, ma ci troviamo davvero di fronte a rischi così grandi da rinunciare alla nostra vita religiosa comunitaria? La prudenza serve, ma forse ci siamo fatti prendere la mano dalla grande protagonista del tempo: la “paura”. Peraltro negozi, supermercati e bar (in parte) sono aperti, mentre bus e metro funzionano. E giustamente. Le chiese invece sono state quasi equiparate a teatri e cinema (obbligati alla chiusura). Possono restare aperte, ma senza preghiera comune. Che pericolo sono le messe feriali, cui partecipa un pugno di persone, sparse sui banchi in edifici di grande cubatura? Meno che un bar o la metro o un supermercato. Solo in Emilia sono state permesse le messe feriali. 
Un forte segnale di paura. Ma anche l’espressione dell’appiattimento della Chiesa sulle istituzioni civili. Le chiese non sono solo “assembramento” a rischio, ma anche un luogo dello spirito: una risorsa in tempi difficili, che suscita speranza, consola e ricorda che non ci si salva da soli. Non voglio rammentare Carlo Borromeo, nel 1576-77, il tempo della peste a Milano (epidemia ben più grave del coronavirus e combattuta allora a mani nude): questi visitava i malati, pregava con il popolo e fece scalzo una folta processione per la fine del flagello. Di certo la preghiera comune in chiesa alimenta speranza e solidarietà. Si sa come motivazioni, forti e spirituali, aiutino a resistere alla malattia: è esperienza comune.
Il sociologo americano Rodney Stark, scrivendo sull’ascesa del cristianesimo nei primi secoli, nota come fu decisivo il comportamento dei cristiani nelle epidemie: questi non fuggivano come i pagani fuori dalle città e non sfuggivano agli altri, ma, motivati dalla fede, si visitavano e sostenevano, pregavano insieme, seppellivano i morti. Tanto che il loro tasso di sopravvivenza fu più alto dei pagani per l’assistenza coscienziosa, pur senza medicamenti, e per il legame comunitario e sociale. I tempi cambiano, ma le recenti misure sul coronavirus sembrano banalizzare lo spazio della Chiesa, rivelando la mentalità dei governanti.

"Ah! come sta solitaria
la città un tempo ricca di popolo!
E' divenuta come una vedova,
la grande fra le nazioni;
un tempo signora tra le province
è sottoposta a tributo." (Lam 1,1)

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