"Sopportare i difetti degli altri"
Guarda un po' cosa leggo nel libro "Imitazione di Cristo", famoso testo di spiritualità medievale, che ha già qualche "anno" di storia:
"Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentro noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba un'ampia libertà degli altri; mentro non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo dunque è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi".
Si direbbe: una lettura un po' estrema e che apre al pensare: beh allora tutto è inutile. Oppure: beh non è sempre così... E invece guarda un po' come va avanti:
"Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri per amore di Dio? Ora, Dio così dispose affinchè apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal. 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo".
Pensa un po': sembra che Dio ci voglia quasi difettosi... E poi la conclusione che è un capolavoro di saggezza e di intuito psicologico, in un tempo in cui di psicologia manco si parlava:
"Quanto virtù ciascuno di noi abbi, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è".
Ogni commento è superfluo.