28 aprile 2012

mistica dell'intelligenza

Che titolo... Ieri ho visto un film sul Giovanni Duns Scoto, filosofo francescano a cavallo tra 1200 e 1300 e ho tratto notevoli suggestioni sul rapporto tra fede e ragione, tra spiritualità e intelligenza. Ho pure ricordato che Duns Scoto è stato beatificato nel 1993 da Giovanni Paolo II. E' un film che ogni docente (e non solo di filosofia) dovrebbe vedere non solo per comprendere quanto l'intelligenza si possa nutrire di adorazione ma anche per comprendere come l'intelligenza possa trasformarsi in scuola di vita quando porta con sé lo spirito di eternità. Parola grossa ma che si può rendere con: l'insegnamento di nozioni è arido, l'insegnamento di valori è già qualcosa in più ma passa per forza attraverso l'insegnamento di nozioni, l'insegnamento della vita è il massimo ma è possibile quando il docente stesso si mette alla scuola della vita che può arrivare anche dalla relazione con gli studenti nella consapevolezza che tutto trae vita e origine dallo stesso Spirito.

24 aprile 2012

spezzare una lancia a favore della scuola

Ho iniziato a leggere un libro della filosofa Martha C. Nussbaum, intitolato "Non per profitto. Perchè le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica" e l'introduzione mi ha già sollecitato diverse riflessioni. In particolare il miracolo compiuto dalla scuola di massa italiana che nel 1950 aveva una media di 3,2 anni di scolarizzazione è ora ha 11 anni. Inoltre la citazione di una meditazione del poeta inglese John Donne che tradotta recita così: "Nessun umano è un'isola, intero in se stesso, ognuno è un pezzo di un continente, una parte del tutto. Se una zolla è lavata via dal mare, l'Europa si fa più piccola, come se fosse sparito un promontorio o il maniero di un tuo amico o la tua stessa dimora. La morte di ogni uomo mi diminuisce perchè io sono coinvolto nell'umanità. E dunque non cercare mai di sapere per chi suona la campana, essa suona per te" (Meditation 17). La citazione era per perorare un'educazione all'umanità che solo la cultura classica può dare. E intanto ho scoperto dove hanno preso spunto Ernest Hemingway per "Per chi suona la campana" e Thomas Merton per "Nessun uomo è un'isola".

21 aprile 2012

a scuola di politica

Sono reduce da un intervento alla scuola diocesana di politica, in cui ho commentato una parte del compendio della dottrina sociale della Chiesa proprio sull'attività politica. Ho anche avuto modo di ascoltare la relazione di Maurilio Guasco, docente universitario e sacerdote di Alessandria, sullo sviluppo della cittadinanza e del rapporto persona e potere politico. Effettivamente siamo a un bivio storico: rilanciare la politica tradizionale con tutti i suoi meccanismi (magari aggiustati) e con persone nuove, oneste e ben formate oppure puntare sulla costruzione dal basso di nuovi stili di vita e di una opinione pubblica che faccia saltare persone e partiti che non vanno e prenda in mano la situazione nazionale (e mondiale?).
C'è l'imbarazzo della scelta ma entrambe prevedono tempi lunghi. Bisognerà cominciare da qualche parte...

20 aprile 2012

nuovi stili di vita


Risolti i nuovi problemi tecnici che mi hanno tenuto fuori del blog per qualche giorno, rieccomi a ragionare sulle cose interessanti e promettenti che capitano. Intanto la segnalazione di un interessante piccolo libro che dà molti spunti per impostare nuovi stili di vita. Si intitola "L'economia del noi" ed è della giornalista Roberta Carlini, curatrice anche degli scritti del famoso economista italiano Federico Caffé. Presenta molte esperienze di scelte fatte all'insegna della solidarietà e ha due elementi di valore:
- dà ormai per scontato il tramonto (quanto meno teorico, anche se in pratica ancora molti la pensano così) dell'ideologia individualista dell'economia, per cui farsi i propri interessi è sempre ragionevole
- offre spunti per trasformare e modernizzare l'attività caritativa della parrocchia: passare dalla distribuzione di borse viveri e di vestiario alla costruzione di reti solidali per l'acquisto che mettano insieme famiglie con problemi e famiglie che se la cavano (per esempio) sarebbe un bel salto in avanti...

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12 aprile 2012

ancora sul centro d'ascolto

Andando in giro per la benedizione delle famiglie ho incontrato una volontaria del centro d'ascolto di un'altra parrocchia con cui abbiamo scambiato quattro idee sui modi diversi di gestione dei centri. Lei non era molto d'accordo sulle scelte operate da noi, riducendo le ore di apertura per poter seguire più da vicino le famiglie.
Parlando ho scoperto che i volontari da loro sono di più e con maggiore disponibilità: è aperto mezza giornata tutti i giorni... Certo che così c'è più tempo per parlare con le persone, si evitano frette e concentrazioni di persone che altrimenti si riversano come se fosse uno sportello pubblico e si offre un luogo vero di solidarietà. E' scattata subito l'idea di cercare nuovi volontari.
Ma poi ripensandoci mi sono detto: quello sì, più volontari va bene. Ma bisogna rafforzare la solidarietà di base tra le persone, sviluppare il buon vicinato, trovare forme di aiuto reciproco che aggirino le assicurazioni, lanciare bene l'usato per non dover sempre comprare cose nuove, pensare a "adozioni a vicinanza" di famiglie in difficoltà economica seria.
La prima lettura di domenica prossima (la vita della prima comunità cristiana secondo gli Atti degli Apostoli) si presta bene a questa riflessione...

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09 aprile 2012

finita la settimana santa

Un po' di assenza motivata ufficialmente dagli impegni della settimana santa. In teoria sarebbe quella a più alta densità spirituale dell'anno, in pratica diventa quella di "chi chiamiamo per la lavanda dei piedi del giovedì santo"? "E' arrivato il nuovo cero"? "Chi prepara il falò della veglia"? ecc. ecc
Cmq trovo che sia una settimana intensa da valorizzare anche come iniziative per rompere il ritmo ordinario dei giorni di lavoro e per riportare al centro la fede. Sarebbe bello capire come fare per divulgarla maggiormente e non ridurla a pochi e convinti. Nello stesso tempo per non renderla semplice folklore per attirare turisti.

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01 aprile 2012

niente di nuovo sul fronte occidentale


E' il titolo del libro di Erich Maria Remarque che avevamo letto in classe nelle ore di "narrativa" e che parla di un gruppo di giovani soldati tedeschi durante la prima guerra mondiale. Ricordavo le scene crude di quella storia (allora facevo terza media) e ora che lo rileggo dopo tanti anni mi fa ancora più impressione. Soprattutto per l'insensatezza delle guerre e per l'abbruttimento che portano con sé. Oggi le guerre (come diceva un ufficiale di marina civile che aveva frequentato il corso per cresimandi adulti) sono tutte paradossalmente "missioni di pace" ma si continua a morire e se è vero che si sviluppano legami profondi di amicizia e di cameratismo, è anche vero che si continua a contribuire alla violenza generale.
Certo l'esercito può essere importante in certe operazioni internazionali, ma qual è il confine tra "missione di pace" e guerra bella e buona?

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