Già, bisogna ammettere i propri errori. Sulla vicenda del crocifisso nelle scuole e sul pronunciamento prima negativo poi positivo del Consiglio d'Europa ero rimasto abbastanza indifferente, forse perchè non la consideravo una battaglia così entusiasmante. Poi in questi giorni ho avuto modo di leggere la sentenza vera e propria della Gran Camera del Consiglio d'Europa con tutta la documentazione prodotta dai ricorrenti: stati, organizzazioni non governative, parte in causa, ecc.
E ho concluso che era da delirio lasciar correre la sentenza negativa sull'esposizione del crocifisso e che bene ha fatto l'Italia a fare ricorso, trascinandosi dietro altri stati. Infatti la sentenza finale della Gran Camera ha argomentato con grande equilibrio e saggezza:
1) è competenza della Camera pronunciarsi in merito al crocifisso perchè non è una cosa semplicemente di "arredo" ma concerne con l'ambiente scolastico più complessivo, che comprende l'insegnamento che vi viene impartito (dunque non si può sminuire il ricorso dicendo che la valutazione va lasciata alle singole scuole)
2) il crocifisso è simbolo religioso, nonostante quel che si dica sul suo valore civile o di identità nazionale, perciò è legittimo che qualcuno possa ricorrere contro di esso
3) non è solo un simbolo religioso e se addirittura in Italia è previsto che esso rientri nella dotazione obbligatoria della classe, significa che esso assume valore identitario. Su questo la Camera d'Europa non può dare una valutazione o delle direttive
4) E tuttavia è possibile da parte europea esercitare un controllo, per valutare se attraverso la motivazione dell'identità nazionale non si nasconda qualche indottrinamento o oppressione delle minoranze
5) A tal proposito anche se un simbolo esprime la religione della maggioranza di un paese, questo non è sufficiente per parlare di "indottrinamento"
6) Oltretutto il crocifisso è un simbolo "passivo" e non equivale ad un programma di studio sul cristianesimo, perciò a maggior ragione non si può parlare di indottrinamento
7) Ancor più in Italia dove la scuola garantisce lo spazio per altre religioni: la possibilità di indossare il velo islamico, regole per conciliare la frequenza scolastica e pratiche religiose minoritarie, a volte il festeggiamento del ramadan
8) Oltretutto il crocifisso non ha impedito ai genitori da cui era partito il ricorso di proporre un loro insegnamento alternativo
A leggere tutto questo articolato viene da pensare: perchè se ai ricorrenti dà così fastidio il crocifisso appeso non si levano dalle balle e emigrano?
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