28 febbraio 2017

cacciato dalla diocesi

Ieri mattina durante un incontro di sacerdoti a Milano uno di loro di ritorno dal Perù dove era fidei donum nella diocesi di Huacho ci ha raccontato della sua cacciata ad opera del vescovo, un religioso italiano, che deve essere un delinquente (con rispetto per i delinquenti). Sapevamo delle difficoltà che lui aveva già previsto nel momento in cui era partito sei anni fa e sapevamo anche della sua strategia di ingoiare tutto per cinque anni e poi di ribellarsi al sesto (concordata con la diocesi di Milano...). Ma che esistano dei vescovi che terrorizzino e minaccino i sacerdoti, che trighino con affari sporchi e non solo di soldi e che siano inamovibili perchè tengono in scacco altri vescovi è davvero incredibile. Quel sacerdote milanese ha il solo difetto di essere brianzolo e perciò decisamente attivo, ma lo conosciamo ormai da più di dieci anni, perciò non abbiamo motivo di pensare che ingigantisca le cose o che menta. La sua grande vittoria, dice, è di essersi fatto cacciare con atto scritto (cosa che non era mai successa, sempre a voce così non si lasciano tracce) e che questo è stato impugnato di fronte alla tribunale ecclesiastico.
Beh storie come questa hanno un lato positivo: ti fanno considerare più benevolmente altri vescovi, magari non perfetti ma almeno non delinquenti.

"Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto" (Ez 34,10)

26 febbraio 2017

scoutismo

Ieri mattina c'è stata a Torino una riunione di assistenti ecclesiastici scout del Piemonte per riallacciare i rapporti tra scoutismo e chiese locali, un po' logorato nel corso degli anni. Oltre a scoprire che un sacerdote giovane è stato nominato assistente di un gruppo scout vicino ad Asti (Callianetto), ho incontrato anche altri sacerdoti che non vedevo da tempo. Come al solito lo stile scout è molto diretto, anche se i sacerdoti sono molto svariati e nei lavori di gruppo sono emersi gli stili diversi. Però me ne sono tornato a casa con una consapevolezza: il metodo scout è il miglior metodo educativo che ci sia in giro. Parola del vescovo di Alessandria che ha introdotto i lavori, ma lo penso anch'io.

"Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare" (Mc 4,3)

22 febbraio 2017

giovani e domande religiose

Ieri abbiamo avviato una nuova attività per i giovani più o meno dai 17 ai 22 anni, che vedevamo venire a messa per conto loro e che avevamo intuito potessero essere interessati a qualche incontro di confronto sulla fede. Erano cinque, tanto per cominciare però diversamente dalle aspettative hanno riversato una tale quantità di domande che volevano chiarirsi che sono stati entusiasti dall'idea di incontrarsi già la settimana prossima per iniziare. Domande su: scienza e fede (creazione, evoluzione, ecc.), come Dio tollera stragi e guerre, confronto tra Gesù e Allah, il senso dell'obbligo domenicale alla messa, le motivazioni dell'ateismo, la figura di Maria, ecc ecc. Se mai ce ne fosse stato bisogno, una ulteriore prova di quanto si muove nell'ambito giovanile, anche se loro stessi sono pessimisti a fronte dei loro coetanei. Ma una minoranza vivace è meglio che una maggioranza mediocre.

"Davvero ho esposto cose che non capisco,
cose troppo meravigliose per me, che non comprendo" (Gb 42,3cd)

21 febbraio 2017

ancora vocazione

Siamo stati domenica scorsa a casa Hesed, casa famiglia gestita da una coppia di terziari carmelitani. E' stata soprattutto lei a raccontare la sua esperienza, visto che con i giovani si stava ragionando in questi mesi sulla figura femminile nella Bibbia. Ha spiegato proprio bene le cose: una vocazione all'accoglienza di adolescenti in difficoltà che parte da lontano, visto che era segretaria d'azienda, senza neanche il diploma. Si fa strada attraverso l'animazione in oratorio, poi qualche progetto di pittura nelle scuole, poi uno stile di "casa aperta" ai ragazzi che andavano a trovarli sentendosi a casa loro. Fino al grande salto e la creazione della casa famiglia. Una vocazione è proprio così: parte da lontano e poco alla volta si fa strada in ogni modo senza "imporsi".
Nei giorni scorsi si parlava della scarsità delle vocazioni sacerdotali: la bellezza di questa vocazione laica mi convince ancora di più che forse il Signore non ha più bisogno di molti sacerdoti (il minimo vitale, giusto per i sacramenti). Ormai la riflessione sul valore della vocazione non è più il caso di farla sui sacerdoti come una volta, quando colpiva il fatto che un giovane dedicasse la propria vita a Dio: anche i laici hanno vocazioni di tutto rispetto e di grande "stravolgimento".

"Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta»." (1Sam 3,10)

18 febbraio 2017

risiko

E dopo la questione vocazionale scatta ora la questione della "razionalizzazione" dei sacerdoti, ovvero come distribuire al meglio i sacerdoti in base alle parrocchie e agli abitanti. Ipotesi che sta circolando in vista di una democratica discussione nelle opportune sedi. Buona l'ipotesi ma è solo l'ultima di una serie di ipotesi già avanzate negli anni scorsi.
Quali sono i difetti di impostazione?
1) se conti gli abitanti di una parrocchia intendi non tieni conto di quanti di questi sono di altre religioni e quanti non sono coinvolti dalla fede
2) se dividi i sacerdoti in base agli abitanti non stai dividendo i sacerdoti ma i "posti lavoro". Un sacerdote spiritualmente carico può tenere due "posti" e uno spitualmente scarico  ne tiene "mezzo".
3) difficile dividere a tavolino: una comunità coinvolta è diversa da una comunità sconvolta (magari dal prete che c'era prima)
4) Ma soprattutto: se il sacerdote è legato alla celebrazione eucaristica, che ci azzecca il numero di abitanti? Altrimenti avrebbe fatto il farmacista oppure il dirigente scolastico: dove vale la pena celebrare l'eucaristia? Lì allora ci vuole un prete e non viceversa.
La tentazione del "risiko" sacerdotale (quante armate per quanti territori) è terribile: ci cascano tutti quelli che mettono mano alla "razionalizzazione" delle forze.



"Ma l'uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito" (1Cor 2,14)

15 febbraio 2017

vocazioni e sacerdoti

Ieri ho assistito di sfuggita ad un confronto in quella che viene definita segreteria diocesana sul futuro della pastorale vocazionale intrecciato alla questione della riduzione drastica dei seminaristi. Me ne sono tornato a casa con un rovello che non sono riuscito ad esprimere ieri: un conto è sviluppare la pastorale vocazionale (intendendo per questo la consapevolezza di essere chiamati ad una posizione precisa all'interno della chiesa e del mondo, coerente con il disegno di Dio) e un conto è riflettere sulla diminuzione dei seminaristi. Fino a ieri si sono unite le due cose dicendo che il Signore non ha smesso di chiamare persone alla via del sacerdozio  ma che si fa più difficoltà ad ascoltarlo e di qui l'esigenza della pastorale vocazionale. Salvo poi precisare che la vocazione non è solo quella del sacerdote ma anche quella alla vita familiare e alla vita religiosa.
Ma chi l'ha detto? E se veramente il disegno di Dio fosse una chiesa in cui l'apporto dei sacerdoti sia meno invasivo e ci fosse più spazio per i laici e per nuove forme di consacrazione, tipo diaconi o altro? Allora veramente chiamerebbe meno persone al sacerdozio ma questo è un discorso diverso dalla pastorale vocazionale. Come al solito si danno motivazioni teologiche ad una situazione in cui il moltiplicarsi di parrocchie e la sovraesposizione dei sacerdoti a scapito del resto del popolo di Dio è stata una eccezione e non la norma.

"Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo" (1Pt 1,4-5)

13 febbraio 2017

sinodo parrocchiale?

Ieri c'è stato il primo consiglio pastorale che avvia un percorso di tipo sinodale per rivedere il modo con cui si comunica il Vangelo all'insegna della "nuova evangelizzazione". Il tempo era abbondante (circa tre ore) ma non abbiamo neanche completato la rassegna di cosa si fa in parrocchia su questo fronte. Molto interesse da parte dei partecipanti (una ventina su trenta previsti) e soprattutto la consapevolezza che il metodo sinodale sia una vera e propria novità che rilancia il ruolo dei laici e che responsabilizza. Ci abbiamo messo del tempo per capirlo e ci voleva papa Francesco per scoprire l'acqua calda. Ma ora che l'abbiamo scoperto, non lo lasceremo più. Tempi più lunghi (un anno e più per completare questa revisione), incontri mirati a coinvolgere le persone, anche i non addetti ai lavori, decisioni prese dopo averci pregato su e strade che si spera siano sempre più nuove.

"Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè». Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema" (At 15,5-6)

10 febbraio 2017

Gender

Ho iniziato a leggere il numero di gennaio di National Geographic interamente dedicato alla questione del gender. Avevo già sentito in giro le polemiche su come era stato affrontato l'argomento, quasi fosse una questione di vita o di morte quando invece coinvolge ristrette minoranze. Devo dire che sono stato colpito e anche scioccato dalle classificazioni con i termini più fantasiosi: è un mondo in cui non mi ritrovo. Specie quando sono i bambini a definirsi così, con termini che evidentemente sono stati coniati da adulti.
Nello stesso tempo ammetto che per ora un fondo di plausibilità lo trovo: veramente ci sono persone la cui identità di genere non corrisponde al
sesso biologico. Per ora non viene sposata l'idea che uno il genere se lo scelga, come viene banalmente divulgato.
Forse quello che disturba è la guerra che si sta creando e che polarizza le posizioni: o se favorevole o sei contrario. Non so chi l'abbia iniziata, ma ora che è esplosa avrà come ogni guerra morti e feriti. La prima a morire è la verità, che in genere non sta mai da una sola parte.

"E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò: 
maschio e femmina li creò" (Gn 1,27)

08 febbraio 2017

interesse su Dio

Oggi una signora albanese musulmana non solo ha accettato che entrassi a benedire casa sua, ma per paura che non le suonassi neanche il campanello ha lasciato fuori un post-it con su scritto "Suonare anche qui". Io in realtà non la conoscevo, perchè le altre volte non avevo mai trovato nessuno, perciò avrei comunque suonato. Mi ha colpito questo suo desiderio con l'affermazione "Tanto il Dio è uno solo" come dire "Che si chiami Allah o Jahvé poco importa". Frase teologicamente scorretta ma pastoralmente è una porta spalancata e non saranno preoccupazioni teologiche a farmela chiudere...

Tornato a casa ricevo la telefonata da un parrocchiano che si vuole tatuare "qualcosa di spirituale" e ha pensato al triangolo della Trinità (senza occhio al centro che sarebbe massonico...), la scritta in latino "Dio non ti abbandona se non lo abbandoni" e il suo dubbio era sullo scrivere Jahvé, tanto per dare un tocco ebraico. Un suo conoscente gli aveva spifferato che non era proprio la stessa cosa dire Jahvé e dire Trinità. Così si è fatto spiegare.

Dopo venti minuti ricevo la telefonata di un giovane che deve dare un esame universitario su s. Paolo e ha chiesto spiegazioni sulla concezione che s. Paolo ha di Dio e della sua predestinazione.

Insomma pare che per motivi diversi l'interesse verso Dio sia ben diffuso...La secolarizzazione brucia le strade tradizionali per arrivarci, ma non brucia Dio.

"Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?" (At 11,17)

07 febbraio 2017

Il papa è più importante di Dio

A leggere il messaggio dei Vescovi italiani in occasione della giornata della vita la conclusione è una sola: il Papa e madre Teresa battono Dio. Non tanto in quanto a citazioni ma in quanto a impostazione. Non si parla mai di Dio o di Gesù direttamente ma sempre tramite citazioni del Papa o di Madre Teresa oppure in via secondaria. Un trend che sa tanto di adulazione e di scimmiottamenti: dato che il papa "tira" allora perchè non fargli il verso? Ovviamente niente da dire sullo stile e il pensiero del Papa: lui è se stesso. Ma si spererebbe che l'episcopato italiano sia un po' più adulto e meno adolescente alla caccia di figure che accendano il cuore delle masse.

"Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto,
privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla" (Sap 9,6)


05 febbraio 2017

Frassati

Sul domenicale del Sole 24 ore di domenica scorsa (ma che io ho letto solo questa mattina...) c'era la rubrica del direttore dedicata al Beato Pier Giorgio Frassati, alla sua attualità e soprattutto alla capacità dei credenti di essere gioiosi. Rievocava alcune esperienze in gioventù e si augurava che anche oggi i credenti riescano a ridere ed essere gioiosi nonostante tutti i motivi per non esserlo.
Frassati è già un riferimento assoluto per molti (me compreso) soprattutto per la capacità di mettere insieme amore per la montagna, per i poveri, per la goliardia e per Dio. Un mix decisamente attraente, in cui Dio fa da elemento comune sia all'esperienza della montagna, sia all'incontro con i poveri, sia alla gioia dell'amicizia.
Da non dimenticare la sua passione politica... Ecco un po' di sani obiettivi da porre a chi si dichiara credente, ai seminaristi che diventano preti e ai consacrati: l'infinito, la sana goliardia, la compassione e la passione sociale e politica.

"Quando l'arca del Signore entrò nella Città di Davide, Mical, figlia di Saul, guardando dalla finestra vide il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore e lo disprezzò in cuor suo" (2Sam 6,16)

01 febbraio 2017

interessarsi ai giovani

In questi giorni stiamo cercando dei posti per organizzare come scout (ma anche come pastorale giovanile) una settimana comunitaria, in cui i giovani abitano insieme pur continuando a frequentare scuola e lavoro e creano occasioni di confronto. Pare che non ci siano strutture attrezzate per questo: sembra un ulteriore segno della scarsa attenzione che le parrocchie hanno per i giovani nonostante tutti i proclami... Una parrocchia aperta ai giovani si attrezza nel modo giusto. Un ulteriore impegno per noi.

Ma il Signore mi disse: «Non dire: «Sono giovane».
Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò
e dirai tutto quello che io ti ordinerò. (Ger 1,7)