31 luglio 2013

che è sto principialism?

L'ho trovato sulla rivista Il Regno 10/2013 all'interno di un articolo sul dibattito bioetico in America Latina. Si riferisce al fatto che i grandi dibattiti bioetici su aborto, eutanasia, ecc. sono fortemente influenzati dalla mentalità dell'Occidente che dà valore alla scelta libera e autonoma dei soggetti. Peccato che in situazioni di povertà come quelli dell'America Latina le persone che decidono di abortire non lo fanno per "libertà di scelta", ma spesso obbligati dalle condizioni economiche. Dunque assolutamente non liberi: in quei contesti l'autonomia è un principio puramente teorico. Di conseguenza, diceva l'articolo, l'altra faccia della libertà è la vulnerabilità (dell'embrione in particolare ma anche della madre) che andrebbe tutelata.
Pensavo che non è solo questione dell'America Latina... Anche qui a volte può succedere una cosa simile.

30 luglio 2013

idolatria

Sto dedicando un po' di tempo a vedere dei film che dovrebbero servire per un futuro cineforum sull'economia e il lavoro nella scuola sociopolitica diocesana. Avevo visto anni fa Wall Street di Oliver Stone e ora ho visto Wall Street - Il denaro non dorme mai, sempre dello stesso regista. Giustamente il secondo film sullo stesso filone dello stesso regista non è mai come il primo (oggi una signora vedova e poi risposata mi ha detto la stessa cosa del marito... :-(   ) però fa sempre bene ricordarsi che a certi livelli ragionare sul milione di dollari è esattamente come ragionare sulla decina di dollari per chi è più in basso. I meccanismi dell'idolatria sono gli stessi.
Penso sia lo stesso (su un altro fronte) parlare di uccidere qualcuno e parlare di fargli del male verbalmente. Forse è questo che Gesù intendeva quando diceva "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna" (Mt 5,21-22)

26 luglio 2013

carità o assistenzialismo

In questi tempi di crisi in cui il numero delle persone in difficoltà aumenta, l'impossibilità di seguire tutti fa ripensare i termini con cui la testimonianza della carità viene portata avanti. Non è un caso se le persone che si rivolgono al centro d'ascolto vengono per chiedere soldi. Sono state abituate così, per cui dopo essersi rivolti ai servizi sociali, passano dall'altro "ufficio" che può aiutarli. E' ovvio che secondo la scala dei bisogni di Maslow se non risolvi i problemi di sopravvivenza non puoi affrontare quelli "esistenziali" più profondi. Ma il punto è un altro. Se si sviluppassero reti di sostegno per le famiglie in difficoltà in modo che attraverso l'amicizia, la collaborazione reciproca, la fiducia si valorizzasse ciò che le famiglie in difficoltà possono dare, allora l'aiuto economico sarebbe un aspetto della questione e non il banco di prova per capire se la tua parrocchia tiene a te o ti abbandona...
Tutto da inventare, ma basta, per favore con l'assistenzialismo, anche se ha la bella immagine di chi ti sta ad ascoltare e ti "compatisce".

23 luglio 2013

arte e religione

Ho visto il vecchio film Andrej Rubliov di Tarkovskij che mi ha preso ben tre ore in quella "serra" che è la sala alla sera. Non pensavo di farcela. E invece nonostante la lentezza e il bianco e nero, la vicenda mi ha preso e mi ha pure ricordato i romanzi di Dostoevskij. Mi è rimasto impresso il profondo legame tra pittura e preghiera e quell'idea per cui l'arte di deve sposare con l'umiltà, altrimenti è solo capacità pittorica.
Vale per molte cose:
- la sapienza non è solo capacità di conoscere, ma richiede l'umiltà del conoscere ancora
- l'amicizia non è solo capacità di intrattenere legami, ma richiede l'umiltà del lasciar spazio agli altri
- l'amore non è solo capacità di andare incontro in profondità, ma richiede l'umiltà del lasciar libero l'altro senza possederlo
- la tecnica non è solo capacità di dominio sulla natura, ma richiede l'umiltà del sapersi limitare quando è usata per distruggere
ecc ecc
Anche la fede non è solo capacità di entrare in relazione con Dio ma richiede l'umiltà di sottomettersi a lui.

20 luglio 2013

politica e giornalismo

Ho letto un'originale affermazione di un gesuita (non il Papa...) in un convegno recente sui rapporti tra comunicazione e politica. Secondo p. Occhetta "politica e giornalismo sono come due vasi comunicanti. Se il livello della politica è molto alto significa che il giornalismo è molto dipendente, mentre quando ad essere alto è il vaso del giornalismo significa che la politica è svuotata di valore e i centri decisionali si sono spostati altrove". Originale, ma anche strana.
Applicata all'evangelizzazione non funzionerebbe: se è alta la tensione evangelica allora la comunicazione del Vangelo è altrettanto vitale e viceversa. Come mai là funziona e qui no?

19 luglio 2013

così vicino...

Solo più questa foto dal giro al rifugio Pagarì. Così vicino uno stambecco non lo avevo ancora visto. Ogni tanto penso che abbiamo in comune molto con gli animali: a livello di Dna quasi tutti i geni in comune con gli scimpanzé. Sarà per quello che è più normale "fare gli animali" che "comportarsi da esseri umani"...

17 luglio 2013

filosofia di vita a 2.660 m.

Due giorni di stacco per raggiungere con amici il rifugio Pagarì a 2.650 m., partendo da S. Giacomo di Entracque che si trova a 1.250 m. (un bel dislivello... non si arriva più...). Qui il gestore ha fatto precise scelte di gestione: prodotti biologici, molta disponibilità con le persone (ti ascolta e ti risponde senza pensare ad altro...), fabbricatore di ottima birra artigianale (è il birrificio più alto d'Europa), ha sparso per tutto il rifugio l'augurio di essere felici e di vivere in pace con tutti gli esseri viventi, ecc. Inutile andare a indagare se è buddista o di qualche altra spiritualità.
L'importante è che il luogo e l'incontro con questa persona fa riflettere molto sullo stile di vita a valle. Unitamente alla fatica che ho fatto a salire (non ero in perfette condizioni fisiche...) e che mi ha obbligato a fare tappe regolare di cinque minuti ogni tot di salita (prima 20 min, poi 25, poi 30, ecc.) mi sono fatto questa considerazione: non è che anche nel tran tran ordinario bisogna staccare ogni tanto per 5-10 min per risintonizzarsi su ciò che è fondamentale e eterno e per recuperare il senso della cose che si stanno facendo? Ora lo sperimento e poi riporterò la verifica.
Eccovi per intanto il rifugio e magari domani anche la foto di qualche stambecco che mangiava il pane dalle nostre mani...

14 luglio 2013

troppo ottimista?

In questi giorni capita di trovare numerose collaborazioni per progetti che riguardano la parrocchia o la diocesi. Certo non "a tempo reale", cioè non è che ci siano le fila di quelli che non aspettano altro di coinvolgersi in qualcosa. Però
1. persistendo tenacemente nel chiedere
2. su progetti che siano un minimo innovativi
3. dopo aver dimostrato che dal dire si deve passare al fare
allora trovi disponibilità anche di persone estranee al solito giro.
Forse che ci sia nuovamente voglia di impegnarsi per trasformare il mondo e la chiesa? Forse sono le provocazioni di papa Francesco? Forse sono le giovani generazioni che non hanno tanta voglia di scherzare visto come abbiamo lasciato loro la situazione?

09 luglio 2013

puntare al lavoro di squadra

Un mio amico sindacalista mi ha mandato un articolo che ha scritto sulla Fiat a Pomigliano, in cui si mette in luce che attraverso una serie di buone prassi e di collaborazione tra lavoratori, quadri e dirigenza si sono raggiunti risultati assai buoni. Inizia così:
"Qualche anno addietro, quando gruppi di cani randagi vagavano per le linee di
produzione e la nomea della vecchia Pomigliano indicava una fabbrica decadente, neppure l'ultimo usciere avrebbe scommesso una lira sul futuro dello stabilimento. Oggi è davvero stupefacente registrare il successo internazionale celebrato negli ultimi tempi, che lancia la nuova Pomigliano nell'olimpo delle fabbriche best in class."

Mentre leggevo l'articolo mi veniva in mente che anche per la Chiesa c'è stato il momento della vecchia chiesa, verso la fine del pontificato di Benedetto e ora c'è una nuova chiesa (Benedetto faceva già parte della nuova chiesa). Bisogna che ora le singole filiali (diocesi, parrocchie, ecc.) facciano questo passaggio, sviluppando buone prassi e la collaborazione tra tutte le anime del popolo di Dio. Qualche suggerimento?

p.s.: considero Benedetto come antesignano della nuova chiesa, esplosa poi con Francesco, perché come scrive Thomas Soding (membro della Commissione Teologica internazionale) in riferimento al suo stile, su Il Regno (4/2013): "Quella di puntare sulla possibilità di convincere grazie all'argomentazione e alla riflessione è una prospettiva che paga solo col tempo"

04 luglio 2013

quando la montagna sceglie te...

Te pareva se non si parla ogni tanto di montagna, in questo caso del film che ieri ho visto "K2 La montagna degli italiani". Avevo anche letto in passato i resoconti sulla questione di Bonatti, Lacedelli e Compagnoni intorno alla conquista della vetta: ora vederli in immagini è ancora più emozionante, anche se il Cai di Bergamo non si è trovato d'accordo con lo spirito del film. La frase del film che più mi è rimasta impressa è stata quella pronunciata dal capo degli sherpa Madhi e ripetuta poi da Bonatti alla fine del film: non sei tu che scegli la montagna, ma è la montagna che sceglie te. Ancora meglio quella che Madhi dice a Ardito Desio, capo della spedizione: voi occidentali vedete la luna e volete andarla a conquistare; noi la vediamo e la ringraziamo della sua luce.
In realtà sono le due facce della stessa medaglia: il dominio del creato (e dunque la "conquista") sta dentro alla lode per il Creatore (e dunque il "ringraziamento"). Se le due cose si separano, si crea da una parte l'idolatria del possesso e del dominio, dall'altra il senso fatalista del destino. E comunque per noi occidentali è sempre una sfida il fatto che "la montagna sceglie te": è la versione laica del concetto cristiano di "vocazione".

02 luglio 2013

sacerdoti stranieri

Da qualche giorno c'è un sacerdote indiano da noi: si fermerà un mese e studia a Roma. Parlando con lui mi sono reso conto di una venatura tipicamente occidentale che ci trasciniamo dietro (noi sacerdoti astigiani). In genere si ironizza sempre sul fatto che i sacerdoti stranieri non abbiano tutto questo fervore nel lavorare, che abbiano i tempi più lenti e che selezionino le cose da fare. Tutto vero, tutto possibile (ho in mente qualcuno...). Il problema è che non puoi valutare una persona da quanto rende: questo la trasforma in forza-lavoro di marxiana memoria. In realtà Jesus era più radicale ancora dicendo di non giudicare proprio. Comunque sia il minimo sarebbe di stringere una amicizia o quantomeno un rapporto umano, poi eventualmente si può parlare di "attività da svolgere".
E se ci stessero comunicando che il fare pastorale è finalizzato a costruire relazioni e non viceversa?