30 settembre 2014

quando dividevano gli stati a tavolino...

Questa mattina si è proposta l'ennesima ridefinizione della diocesi a partire dal numero dei futuri sacerdoti. Ennesima, perché sarebbe la terza da venti anni a questa parte: una era già in vigore prima del 2000, una seconda era dei primi anni del terzo millennio e ora l'attuale.
Motivo una volta tanto esplicito: manca il clero. Nella prima (antecedente al 2000) si parlava di abituare le parrocchie a lavorare insieme. Nella seconda si parlava di riorganizzazione e riforma della precedente "anche in vista di una riduzione del clero". Ora si parla di carenza del clero anche se poi non piace che la cosa sia stata ripresa dai giornali.
Della serie: come rincorrere sempre le emergenze. Metodo: prendi una cartina della diocesi, dividi tu a tavolino (anche se con criteri geografici, storici, sociologici, pastorali, ecc ecc), proponi. Fossimo nel XIX secolo la cosa sarebbe finita così, magari senza troppe attenzioni (l'Africa l'hanno divisa con la squadretta...), nel XX secolo si userebbero un sacco di attenzioni, nel XXI secolo in più si usa la leva democratica passandolo alle zone per una revisione. Ma alla base c'è la stessa logica: un criterio uguale per tutti. Ma quando dici che una parrocchia ha un sacerdote a cosa ti riferisci? Alla popolazione residente? No, perché in città ci sono molte persone di altre religioni. A quelli che vengono in chiesa? No, perché basterebbero molti meno preti di quanti sono adesso. A che cosa? Ai posteri l'ardua sentenza... In fondo una partita a Risiko in più non guasta...

27 settembre 2014

Portoghesi e pentecostali

Per Torino Spiritualità ho partecipato a due incontri. Uno mercoledì sera molto bello: l'architetto Paolo Portoghesi ha presentato un suo libro di immagini e citazioni bibliche intitolato "Un sorriso di tenerezza", rendendo una testimonianza di fede che mi convince sempre di più come la fede vada avanti spesso grazie ai laici e alla professionalità ispirata dalla fede.
L'altro venerdì pomeriggio era sul pentecostalismo, un po' sbilanciato sull'Africa. Qui mi sono piaciute le testimonianze di ricercatori sul campo che vivono in Uganda, Rwanda, Etiopia e che mi fanno rimpiangere un po' la ricerca sociale che ora come ora non riesco più a fare. O forse sì? Si dovrebbe fare intrecciata all'attività pastorale...

Etichette: , ,

22 settembre 2014

l'illusione delle parole

Sul domenicale del Sole 24 ore di domenica ho letto questa citazione di Pierre Hadot (che non so bene chi sia...): "Tutti i filosofi, anche quelli che orientano il loro discorso in funzione della vita filosofica, rischiano di immaginarsi che, avendo detto una cosa e avendola detta bene, tutto sia risolto. E invece resta tutto da fare. Il passaggio dal discorso alla vita è un vero e proprio salto mortale che raramente si decide di rischiare". Quanto è vero! Con un modo di dire più popolare: "Di buone intenzioni è lastricato l'inferno"...

17 settembre 2014

forza e fragilità della famiglia

Reduce ancora dai festeggiamenti in famiglia (v. sopra..) nella giornata di ieri sono venuto a contatto contemporaneamente con tre situazioni di forza e fragilità della famiglia. Tre esempi di quanto la famiglia può essere fragile: morte di un figlio, malattia seria di un componente, fragilità di uno dei due. Nello stesso tempo tre esempi di forza di reazione che mette a tacere tutte le volte che ciascuno di noi si lamenta di sciocchezze. E un po' di speranza in più sul fatto che la famiglia può essere attaccata da tutte le parti ma non potrà mai essere distrutta perché ciò che esprime, nelle sue migliori condizioni viene dal profondo e non dipende dal momento storico.

16 settembre 2014

50 anni di matrimonio

Scrivo un po' in ritardo perché sono stati festeggiati sabato sera. Sono quelli dei miei genitori che hanno voluto fare tutto in gran silenzio, da buoni piemontesi di antico lignaggio... Però dopo cena si sono lasciati andare a raccontare aneddoti sul modo con cui si sono conosciuti in fabbrica. Ed è venuto fuori lo spaccato dell'Italia del boom economico ma anche del lavoro sodo e delle grandi speranze per il futuro. Siamo figli di quell'epoca, fatta di grandi luci e di grandi ombre e non possiamo permetterci di tirare i remi in barca esaurendo quelle rendite (non solo economiche) tra tinte fosche e cariatidi che non si levano di torno, anche se hanno raggiunto la... quinta età.

13 settembre 2014

renzite acuta

Sarà la renzite acuta. I sintomi sono:
- mania degli annunci
- voglia di sversare tutto
- tempi brevi della serie "tutto e subito"
- qualche sparata che sembra più una "sparacchiata" a destra e sinistra senza obiettivi da colpire

Ieri sera alla riunione dell'emporio solidale in parrocchia ho notato i sintomi della malattia, quando mi sono sentito dire che ad un certo punto bisogna fregarsene delle leggi, specie quando queste col giusto intento di colpire al cuore chi approfitta per lucro personale alla fine impiccano quelli che lo fanno per altri intenti (si parlava della possibilità di offrire punti da spendere nell'emporio solidale dietro azioni di volontariato). Comunque al di là della renzite, lo penso davvero: bisogna rischiare di andare contro la lettera della legge se si pensa di rispettarne la sostanza.

E comunque la renzite dà buoni frutti: in tre settimane è partita la raccolta viveri continuata, le adozioni di famiglie in difficoltà con ottimi esiti, la decisione di ospitare due profughi in parrocchia e altri due presso una famiglia della parrocchia, l'assemblea mensile caritas e ora anche l'emporio solidale.

12 settembre 2014

il bene cresce in silenzio

Ho rivisto Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (l'avevo visto al cinema ma ero troppo addormentato pe ricordarmelo..). Una osservazione di Gandalf alla dama di Lorien mi è rimasta impressa: che il bene e la speranza cresce quando poni attenzione ai piccoli che continuano a crederci, mentre il male ha bisogno delle grandi tragedie e dei grandi scandali (e perciò si nota di più). E' vero: se stai troppo chiuso in parrocchia ti sembra di dover affrontare una azione immane nella cura della fede. Se invece vai a farti un giro tra la gente (ieri ho fatto un giro in quartiere, con la scusa di andare a contattare un giovane) vedi che le cose stanno diversamente.
Imparare  a guardare le piccole cose: lo sappiamo, ma poi alla fine ce ne dimentichiamo e ci facciamo prendere dal pessimismo...