31 maggio 2019

giornalismo costruttivo

Finalmente un interessante convegno di aggiornamento dei giornalisti con molte novità (per me). Il tema era l'informazione positiva e i relatori si sono succeduti descrivendo azioni, iniziative, manifesti e principi di un modo nuovo di fare giornalismo, valorizzando le buone notizie e evitando di proposito scontri e violenze verbali. Lo metto insieme a quella notizia di un convegno in svizzera sul giornalismo "di proposta", che avevo letto qualche mese fa e che parlava di un giornalismo non solo di analisi e di denuncia, ma anche di proposta di risoluzione dei problemi e di azione militante. Siti: www.giornalismocostruttivo.it oppure www.mezzopieno.org

"Non litigare con un uomo linguacciuto e non aggiungere legna sul suo fuoco." (Sir 8,3)

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29 maggio 2019

il vantaggio del terreno vergine

Ieri sera si è concluso il corso per gli adulti che intendono ricevere la cresima. E' stato un corso con frequenza variegata, in genere molto interessati, anche se magari stanchi dalla giornata di lavoro. E per la prima volta abbiamo fatto lavori di gruppo e pure una verifica del corso. In genere molto contenti perchè hanno saputo cose che non conoscevano affatto, ma hanno concordato sul fatto di fare più confronti (anche se all'inizio non è facile, visto che non ci si conosce). Una cosa mi è rimasta impressa: veramente il terreno è vergine e nessuno più pensa di sapere cose sulla fede che magari si rivelano poi sbagliate. E' un momento favorevolissimo per la catechesi, basta avere qualche avvertenza:
- partire dall'esperienza e non dai contenuti
- sviluppare il lavoro a gruppi e il confronto, anche se all'inizio non è semplice
- dare ampio spazio alla riflessione sulla vita spirituale e a come coltivarla
- portare testimonianze e fare interventi anche a più voci.

"Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera" (1Tim 4,4-5)

28 maggio 2019

paure...

Ieri sera è iniziata la terza sessione del sinodo parrocchiale e si è cominciato a parlare di "vita di carità" e di come la parrocchia aiuta a crescere in questo. Molti spunti interessanti ma sono più stato colpito dalle "paure":
- paura dopo il voto di spaccature in Italia e nella Chiesa
- paura che non si trovi il ricambio generazionale per le attività caritative della parrocchia
- paura di impegnarsi a educare una nuova generazione di politici (sembra una roba troppo grossa)
- paura di non riuscire ad incidere sulla mentalità degli altri (meglio dare per scontato che sono poco sensibili o che fanno altre scelte)
Ormai ho un sesto senso per intercettare questi argomenti depressivi e di ripiego e un settimo senso per chiamarli con il loro nome: "poca fede". Detto questo, meglio che guardi anche alle mie paure...

"Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!».  Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» " (Mt 8,25-26a)

27 maggio 2019

testimoni, ma di che?

Ancora sull'incontro dei capiscout al quale ieri ho fatto un intervento conclusivo sulla testimonianza. Riflettevo che prima della credibilità della testimonianza è necessario chiedersi se "abbiamo visto qualcosa", se abbiamo qualcosa da testimoniare. Forse un po' drastico, però riguarda tutte le forme di testimonianza: da quelle in tribunale alla testimonianza di fede, ma anche alla testimonianza di valori. In Europa, per esempio, chi ci testimonia del valore del progetto di unificazione? Non certo i sovranisti, che sarebbero quelli da zittire attraverso la testimonianza. Ma neanche i "banchieri" che hanno trasmesso l'immagine di qualcosa di brutto e di pesante, scoraggiando ad "andare a vedere il film". Ora poi che spesso le elezioni europee sono strumentalizzate per le politiche nazionali la testimonianza si fa confusa: è come se per testimoniare un incidente avvenuto in una rotonda uno descrivesse la rotonda...

"Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (...) quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, " (1Gv 1,1.3a)

26 maggio 2019

disclosures

Con questo termine l'assistente regionale scout ieri sera ha descritto ai capi della zona Asti-Alessandria l'esperienza dell'allargamento degli orizzonti, quando uno che è sempre stato in una stanza scopre che c'è un mondo fuori. Mi è subito saltato alla mente che il rinchiudersi (in casa, entro i confini nazionali, in se stessi) è l'esatto contrario: ristagnare, generare paludi maleodoranti. Più maleodorante che il dibattito politico di questi tempi, che si ritorce continuamente su se stesso, che chiude orizzonti e che fa guardare alle altre nazioni, alle altre persone come potenziali nemici non si era visto da tempo. Ma non può durare: il cuore umano è fatto per spaziare e non saranno gli algoritmi o gli slogan continuamente ripetuti a fermarlo.

Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno,
poiché non vi sarà più notte.
E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni. (Ap 21,25-26)

24 maggio 2019

Bambini e vita interiore

Ieri alle confessioni dei bambini di prima comunione ho riscontrato un alto livello di consapevolezza della propria realtà interiore: emozioni, stati d'animo, coscienza di provare rabbia, invidia, coscienza di essere diversi da altri, ecc. Ho avuto modo di parlare abbastanza a lungo con qualcuno di loro, quasi come se fossero almeno tredicenni. Non tutti, ovviamente, ma un buon numero, il che mi ha convinto di tre cose. Primo che i bambini vivono una vita complessa "non da bambino", che li porta a fare i conti con una vita interiore complessa. Secondo, che non hanno spesso gli strumenti per gestirla (il che li rende eternamente irrequieti) ma che avrebbero un'intelligenza per comprenderli se solo qualcuno glieli desse. Terzo, che la fede si sta rilevando sempre meno una valigetta a disposizione di chi si dichiara credente, di chi vuole seguire una religione e sempre più come una valigetta  a disposizione di ogni essere umano che voglia sviluppare, investire e comprendere la propria vita interiore. E' necessario tradurre il catechismo dai contenuti razionali alla terapia non psicologica ma spirituale.

"A stento ci raffiguriamo le cose terrestri,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;ma chi può rintracciare le cose del cielo?" (Sap 9,16)

22 maggio 2019

il peso delle dipendenze

Ieri ho ascoltato l'ultima parte della testimonianza di un ex-alcolista ai giovani scout e mi ha colpito sia la sua trasparenza e il suo desiderio di testimoniare, sia l'ascolto dei giovani, le domande e il loro coinvolgimento. Veramente chi è stato toccato nel vivo della sua vita e ha cambiato vita ha una vitalità maggiore, anche se le difficoltà possono essere maggiori. Inoltre i giovani sono apparentemente indifferenti, ma forse, più precisamente, si lasciano toccare e coinvolgere solo da coloro che percepiscono non essere parolai. Un sesto senso necessario per difendersi dalle migliaia di proposte e di inviti che li raggiungono; un sesto senso che noi adulti non abbiamo maturato e spesso continuiamo o a cercare di tener dietro a tutto oppure a farci abbagliare da chi parla bene ma razzola male.

"Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato." (Eb 4,15)

21 maggio 2019

gli astigiani e il glorioso passato

Passando a benedire le famiglie ieri mi sono fermato a lungo a casa di uno che incontro poco ma col quale ci scambiamo diverse idee. Lui per famiglia e per professione è a contatto con molti ambienti, molte città ed è molto sensibile all'impegno sociale. E' piacevole discorrere, anche se io ho qualche anno in più, ma non troppi. Insomma, ieri uno degli argomenti è la tendenza degli astigiani a rimpiangere il passato, a divinizzare le tradizioni e a non guardare mai in avanti. Alcune prove: il palio che non si pensa mai come momento di comunicare qualcosa del presente attraverso il passato, ma sempre solo ripetere pedissequamente il passato; certi personaggi della politica che sono ancora lì dopo trent'anni, come in una specie di palude dalla quale non emergono i giovani; poca intraprendenza nell'affrontare problemi come enormi strutture vuote; il successo di certe iniziative copiate dal passato (come la fiera in piazza del Palio), ecc. ecc. Chi ha voglia veramente di fare qualcosa in avanti...cambia città.

"Scuotiti la polvere, àlzati, Gerusalemme schiava!
Si sciolgano dal collo i legami, schiava figlia di Sion!" (Is 52,2)

20 maggio 2019

non ci sono più periferie

Avevo già letto questo articolo su Avvenire del 9 maggio e mi aveva già colpito. Poi l'ho ritrovato ieri mentre riordinavo e me lo sono riletto. E' del filosofo Vincenzo Rosito e parla delle trasformazioni urbanistiche, in base alle quali viene meno la distinzione tra centro e periferia e tutto diventa periferia, perchè nelle megalopoli ogni quartiere è quasi come fosse centro a sé. Cosa si perde? L'aggregazione di tutti intorno ad un centro, che non sia un centro commerciale (che però è presente soprattutto nelle periferie...). Inoltre rivela che la periferia non è solo un luogo ma un processo che tende a marginalizzare: in questo la Chiesa deve essere presente non solo come "presenza nelle periferie" ma come "riconoscere dove avvengono di questi processi, in qualunque parte siano". Per esempio vengono in mente gli anziani straricchi abbandonati in qualche casa di riposo per straricchi.
E pensavo. A meno che la Chiesa non ricostruisca i centri, i luoghi di incontro fatti di relazioni amicali, calde e in cui si discute seriamente delle questioni sociali e politiche e si avviano azioni collettive. La nuova lotta è con i centri commerciali, non con i potenti: i primi sono invasivi nel cambiare le abitudini della gente, i secondi vanno e vengono come fiammate di paglia.

"Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani. " (1Mac 1,12-13)

19 maggio 2019

persona d'altri tempi

Cosa significa "essere una persona di altri tempi"? E' positivo o negativo? Me lo sono chiesto ieri quando ho partecipato al matrimonio di due della mia parrocchia che avevano insistito a dismisura perchè oltre a concelebrare il loro matrimonio partecipassi anche alla cena, nonostante avessi un altro impegno. Così alle 22.45, terminato l'altro impegno, ricevo la telefonata che "impone" di andare da loro, perchè il parroco deve essere presente. Mi ritrovo più morto che vivo con altra gente non conosciuta, che è stata fortemente invitata, compreso il medico. Eppure alla fine si conviene nel dire che "persona di altri tempi" qui ha connotazione positiva: rettitudine, senso del lavoro e della fatica, tenacia, che non si ritrova praticamente mai oggi. E la bimba, già di qualche anno, che al matrimonio è perfettamente ferma in mezzo a loro e che durante la cena gioca spensierata con altri bimbi. Questo è il segno buono: essere di altri tempi significa tenere all'etichetta, che impone la presenza di certe figure al proprio matrimonio, ma anche saper gestire i figli, senza cedere alla moda libertaria del tempo, che contratta continuamente con loro.

"Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta,per gioire di lui alla fine." (Sir 30,1)

18 maggio 2019

Sul senso di sicurezza

Passando in questi giorni per la benedizione delle famiglie in una frazione, ho incontrato diversi anziani preoccupati per la loro salute. Soprattutto con la percezione di essere un po' trascurati dalla sanità pubblica e obbligati a cercare la via delle visite private. D'altra parte so che nella sanità pubblica ci sono anche persone molto dedite al loro lavoro, che quasi lo concepiscono come una missione. Come mai c'è questo divario?
E' lo stesso divario che c'è tra percezione della sicurezza (in seguito a furti: ho molti racconti di questo, proprio attraverso la benedizione delle famiglie ) e alla dedizione di molte forze dell'ordine, ma anche al calo oggettivo di certi reati che però non fa crescere il senso di sicurezza. Probabilmente sono due questioni diverse che si incrociano: la prima è comunicare correttamente e attivamente per far sapere come stanno le cose, la seconda è essere vicini alle persone in difficoltà perchè cresca il senso di fiducia e, di conseguenza, la percezione di essere al sicuro.

 "Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all'ombra delle tue ali nascondimi" (Sl 17,8)

16 maggio 2019

idee strampalate

Al corso per gli adulti che devono ricevere la cresima l'altra sera ci sono state alcune domande. Alcune proprio strampalate... Tipo: ma è vero che un bambino non battezzato non può entrare in chiesa? L'avevo già sentita da qualche parte sta diceria e purtroppo pare che perfino qualche prete la metta in pratica... Robe da Santa Inquisizione. Come anche: ma se una coppia ha avuto rapporti sessuali prima del matrimonio, può ancora sposarsi in chiesa? Una idea me la sono fatta: sulla fede e sul Cristianesimo girano un mare di .... (diciamola alla moderna per non essere volgari) fake news.

"Rifiuta invece le favole profane, roba da vecchierelle." (1Tim 4,7)

15 maggio 2019

l'Europa che non c'è

Sono rimasto un po' indietro sul blog e ora devo recuperare alcune cose interessanti dei giorni scorsi. Iniziamo dall'incontro di lunedì con Domenico Quirico, lucido e militante giornalista che fa sempre piacere ascoltare nonostante il tono un po' violento del suo discorso, che però è ampiamente giustificato dal contatto diretto e personale con i problemi di cui parla. Invitato a parlare sull'Europa la sua tesi è semplice: l'Europa non c'è mai stata nella testa di coloro che l'hanno guidata. C'è sempre stata prima il desiderio di mettere pace sul Reno tra Francia e Germania dopo secoli di sangue, poi gli interessi nazionali e infine la "mucca" da cui mungere soldi per tenere in piedi, per esempio, una agricoltura in crisi. Ora che i soldi sono finiti allora compaiono le accuse all'Europa.
C'è anche l'aspetto positivo. Dice che l'Europa non fa strada nel mondo per l'economia (non gliene frega niente a nessuno fuori Europa) ma perchè è una zona di "diritto", in cui c'è l'assoluto rispetto teorizzato (anche se non sempre praticato) della sacralità del singolo essere umano "in astratto", cioè a prescindere da chi esso sia. Pertanto il grande antieuropeismo non è il prendersela con Bruxelles (che è tipo il bimbo che litiga per il giocattolo che i suoi gli hanno momentaneamente tolto), ma il fare discriminazioni a seconda di chi sei (es. se sei migrante politico o economico, se sei migrante ingegnere o poveraccio). Bella tesi e plausibile. Ancora una volta  a dimostrazione che la gran parte del dibattito pubblico sull'Europa è fuffa.

"Non seguirai la maggioranza per agire male e non deporrai in processo per deviare verso la maggioranza, per falsare la giustizia." (Es 23,2)

11 maggio 2019

Un canto... politico

Ieri sera sono passato alle prove del coro junior, che sta preparando la partecipazione ad Asti Gods' Talent di luglio proponendo un pezzo da Il gobbo di Notre Dame intitolato Dio fa' qualcosa. Un pezzo bello, cantato dalla gitana Esmeralda, che però di questi tempi assume una portata politica molto forte. Se ne sentono dire di tutti i colori di rom, sinti e nomadi in generale e forse qualcosa è vero. Ma quella canzone trasmette in modo semplicissimo che anche loro hanno un cuore e anche loro sono esseri umani perchè arrivano alla preghiera. Scelta coraggiosa e intelligente del testo, che si conclude con "prego per gli altri fuori di qua, sono indifesi ma figli di Dio"

"O Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati, liberaci dalla mano dei malvagi e libera me dalla mia angoscia!" (Est 4,17z)

10 maggio 2019

marocchino palestrato

Uh che ridere. Abbiamo scoperto che un marocchino che viene aiutato per i viveri dal Magazzino Solidale della parrocchia frequenta una palestra. 40 euro di iscrizione e 20 al mese. Dice che lo fa per tenersi in forma. A questo punto potrebbe risparmiare i soldi della palestra se interrompessimo il rifornimento di viveri (che lui comunque si guadagna dietro lavori di pulizia in quartiere), così si evita l'obesità. Al di là della battuta, va fatta una seria riflessione sul modello di consumi che le persone straniere apprendono in Occidente... Probabilmente non è il fatto di essere marocchino: penso che ci saranno anche italiani con queste contraddizioni. Ma il fatto di essere straniero rende più complicato far capire i modelli culturali di riferimento.

"Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?»." (Mt 6,31)

09 maggio 2019

Salame sugli occhi

"Avere le fette di salame sugli occhi" è un modo per dire di non vedere le cose ovvie. In questi giorni grande dibattito negli uffici diocesani competenti se partecipare al bando della prefettura per l'accoglienza di persone che richiedono l'asilo politico dopo la mannaia di tagli del nuovo governo (in particolare il Viminale) che ha tranciato tutti gli strumenti di integrazione (dalle lezioni di italiano, alla mediazione culturale, ecc.). Qualcuno propone di non partecipare in segno di protesta, altri di partecipare per evitare che gli attuali accolti siano trasferiti da qualche altra parte in una condizione peggiore. Ma comunque l'idea è di "fare casino". Forse lo slogan da portare avanti è proprio quello di levarsi le fette di salame sugli occhi: ormai l'Italia è multietnica (basta vedere le classi scolastiche)  e il dibattito non deve essere più quello sull'accoglienza ma sull'integrazione. Tagliare i fondi per l'integrazione è come pensare di spostarsi a cavallo in autostrada.

"Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio»." (At 2,9-11)

04 maggio 2019

W l'Europa

Ieri sono andato a sentire una serata sull'Europa organizzata dai giovani di Azione Cattolica che mi ha rincuorato. A spiegare un dottorando di Pisa e un giovane di Asti, il primo sui nodi principali dell'Europa, il secondo su come si vota. Folto pubblico, in gran parte di giovani. E finalmente mi accorgo che l'Europa è molto più solida di come la si voglia intendere, che i rischi ci sono ma che nonostante tutto le speranze europeiste sono ancora alte. E soprattutto che non ci sono i castelli in aria degli Stati Uniti d'Europa, ma che le giovani generazioni sono molto più realiste e prediligono percorsi più limitati, ma più sicuri e fondati. Sempre meno mi ritrovo nello spirito della mia generazione e sempre più mi ritrovo nello spirito dei giovani: forse è un problema di identità...

"Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere." (Mt 2,24)

03 maggio 2019

l'organizzazione e la vita

La ripresa della benedizione delle famiglie mi  fa toccare ancora con mano quanto sia distante la prospettiva dal punto di vista dell'organizzazione della parrocchia e quella dal punto di vista della vita concreta della gente. Dal punto di vista della parrocchia chi gestisce è come se fosse il titolare di un supermercato preso tra l'incudine dei clienti/fedeli e il martello dei superiori/Chiesa. Perciò a volte te la prendi con i clienti che non capiscono o non apprezzano, dall'altra te la prendi con la Chiesa che non è adeguata ai tempi o che si lascia troppo "adeguare" ai tempi.
Dal punto di vista della vita della gente, siamo sullo stesso piano, tanti problemi presunti nostri sono di tutti, tante gioie sono condivisibili e soprattutto scopri che la fede è molto più penetrante e più sottile di quel che sembra dall'alto delle nostre parrocchie. Ieri, per esempio, ho saputo che una persona non troppo frequentante e che avrebbe tutte le caratteristiche per essere un cliente che pretende è stata vicina ad una amica in coma per diverso tempo e che ora dopo un anno si è ripresa quasi miracolosamente. Non l'ha abbandonata ed ha aiutato la madre di lei, vedova, a restarle a fianco. Ogni domenica non va a messa, perchè dice che ha fatto voto di seguire la messa del Papa e mettere di fronte alla televisione la fotografia dell'amica. Dalla parrocchia si direbbe: superstizione, pietà popolare comprensibile ma limitata. Dal punto di vista della vita concreta si direbbe: grande carità.

"Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me»" (Mt 25,39-40)

02 maggio 2019

lavoro che c'è e che non c'è

In questi giorni mi ha cercato il proprietario di un locale che cerca una ragazza per lavorare e non riesce a trovarne perchè molti vanno e non si fermano. Addirittura una appena assunta non si è neanche presentata al lavoro e non si faceva trovare... E' una solfa già sentita diverse volte e che sta insieme ad un'altra solfa: quelli che approfittano di tutto pur di mettersi in infortunio. Ieri pomeriggio mia cugina, che lavora in una struttura per anziani, mi faceva un paio di esempi da brivido. Quando ci rimpiange il lavoro che non c'è o la crisi economica, dovremmo mettere insieme tutte le cose, compreso il lavoro che c'è e non viene fatto. Il lavoro ha sempre avuto questa ambivalenza: da una parte luogo della dignità umana, dall'altra luogo della fatica e dello sfruttamento; da una parte luogo per crescere e per realizzarsi, dall'altra luogo da sfruttare nel proprio interesse.

All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: «Non devi mangiarne»,
maledetto il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba dei campi.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,
finché non ritornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere ritornerai!». (Gn 3,17-19)