29 dicembre 2016

la fede interessa se ha un risvolto personale

Ieri l'incontro in preparazione alla cresima per un gruppo di giovani è stato molto significativo. Ho potuto constatare la grande attenzione (quasi non si volesse perdere una parola) quando si è parlato del riconoscere il proprio peccato e della distinzione tra limiti umani e peccato. Questo li toccava sul vivo. Anche bene la parte sulla preghiera perchè ho dato qualche piccolo sussidio che potevano utilizzare a casa per conto proprio. Invece il credo non è stato così allettante, anche perchè è un po' complicato da capire in alcune sue parti. Insomma quando la fede tocca il personale allora è allettante, quando si spiega una dottrina invece pare di no. Non è che si debba parlare solo della dimensione personale, però è un segno del fatto che oggi tutto viene vissuto in modo concreto e individuale. Come si fa a rendere il credo in questo modo? C'è da pensarci su...

"Non però che io abbia gia conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo." (Fil 3,12)

28 dicembre 2016

coinvolgersi nelle vicende

In questi giorni sono venuto a conoscenza di una situazione difficile in cui un uomo, abbandonato dalla moglie, è tornato a vivere con la madre e un fratello con seri problemi neurologici ed è andato un po' fuori di testa arrivando a picchiarli entrambi... La madre chiedeva se vi erano dei mobili per riarredare il suo alloggio che aveva praticamente distrutto. Mentre parlava mi rendevo conto che c'erano due strade. Una era quella ufficiale di mettere fuori l'avviso della ricerca di mobili, di mettere in contatto le persone che offrivano con quelle che chiedevano e poi si arrangiassero un po' loro. L'altra era quella di mettermi in prima persona a cercare chi mi dava una mano nel sistemare i mobili, a verificare che veramente andasse ad abitare lì, parlando con lui e cercando di farlo venire a più miti consigli. Una strada molto più complicata e coinvolgente, ma forse l'unica giusta. Mi sono reso conto che spesso abbiamo dato l'immagine di sacerdoti buoni nella misura in cui sganciamo soldi. Ma si può fare diversamente...

Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così». (Lc 10,36-37)

27 dicembre 2016

a proposito di musica: George Michael

La morte di George Michael mi ha riportato indietro agli anni '80, ai grandi dibattiti tra impegno politico e riflusso nel privato, alla musica dei cantautori contro questa nuova pop-music disimpegnata e fatta di estetica e di leggerezza. Erano dibattiti anche tra amici, per quello restano nella memoria. Però poi George Michael ha fatto un suo percorso che era simile a quello di molti altri: trasgressioni, coming out omosessuale, partecipazione ai grandi concerti per i diritti umani e sociali. Insomma, una diversa forma di impegno, ma comunque non solo leggerezza e superficialità. E poi i guai con la giustizia e la difficoltà a tenere insieme genio e sregolatezza.
Anche alcuni autori di musica classica avevano questo problema: il genio confina sottilmente con la sregolatezza, accomunati dall'insofferenza per i limiti e per la normalità che tende al piattume.
Forse la fede è una risposta: porta fuori ma non si accontenta di violare i limiti, spinge verso l'origine da cui tutto nasce. Una sregolatezza che "porta" al genio e non è suo scomodo vicino di casa...

"Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future" (Gv 16,13)

26 dicembre 2016

musica sacra?

Ieri ho partecipato al concerto della sera di Natale nella parrocchia vicino. L'ultimo canto è stato l'Halleluja di Leonard Cohen, che come noto, ha fatto da colonna sonora a Shrek e che ogni tanto viene richiesto per i matrimoni con grande dibattito sull'opportunità visto che parla di Davide e Betsabea. Sabato mattina c'era stato un funerale da noi e un violinista mi aveva chiesto che tipo di musiche avrebbe potuto suonare. Mi era venuto da dirgli (conoscendolo sia come musicista che un po' come persona) che qualunque musica andava bene, basta che fosse suonata bene. Ho collegato le due cose in questi giorni in cui i canti di Natale creano atmosfera.
E' vero che esistono canti liturgici e canti non liturgici, ma è anche vero che quando si celebra non si pensa solo alla correttezza delle formule ma anche a chi hai di fronte. Allora sta distinzione tra canti liturgici e non liturgici vale per chi ne capisce qualcosa, per chi frequenta, per chi è già dentro. Meglio non essere troppo rigidi quando si tratta di accogliere altri che non hanno di tali finezze. Se la musica è ben suonata ed eleva gli animi basta e avanza. Non necessariamente sceglierebbero le musiche più moderne: i canti di Natale lo dimostrano. Forse sceglierebbero le musiche più collegate con l'atmosfera di quel momento.

"Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti." (Sl 150,5)

22 dicembre 2016

Snobbare il Natale

Passando per la comunione alle persone malate noto come il Natale sia una occasione veramente sentita. E' difficile dire il confine tra la fede e la tradizione culturale, forse, soprattutto negli anziani, è inevitabilmente intrecciata. Perciò fanno un po' ridere gli estremisti dei due generi: quelli che snobbano il Natale perchè è roba da bambini e loro sono superiori a queste cose (della serie "il Natale è un giorno come gli altri") e quelli che tuonano perchè il Natale deve essere una festa religiosa, senza altre contaminazioni. La cultura sostiene la fede e la fede purifica la cultura. La fede senza cultura po
polare è fanatismo e la cultura popolare senza fede è vuota ritualità civica.

"Celebrarono la dedicazione dell'altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. Poi ornarono la facciata del tempio con corone d'oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le celle sacre, munendole di porte." (1Mac 4,56-57)

20 dicembre 2016

dolore come genere letterario

Ci sono stati strascichi circa il funerale del coetaneo. Essendo assente avevo scritto due righe di saluto, lette pubblicamente, in cui dicevo che a volte era un rompiscatole (lo era veramente...) anche se aveva una grande bontà d'animo. Poi sono venuto a sapere che la madre non capiva perchè avessi detto così e qualcuno mi ha detto che dovevo stare attento a non offendere i sentimenti altrui: meglio non dire nulla. Dato che non ero affatto convinto e avevo una mia teoria, oggi sono andato di persona a casa: la madre era ancora molto sofferente, ma come avevo immaginato il suo dolore era "secondo il genere letterario del dolore in meridione (e anche altrove)", cioè molto teatralizzato. Il che non vuol dire falso, anzi. Solo che il lamento (anche su di me) fa parte del genere e non va preso alla lettera.
Infatti non solo mi ha accolto, ma con me ha cambiato poco alla volta lo stile, tornando quella che era: una donna-madre che ha perso un figlio improvvisamente. Quando è però arrivata la vicina, allora ha ripreso il genere "dolore assolutamente inconsolabile".
L'espressione del dolore fa parte della cultura in cui uno è cresciuto. Bisogna saperlo, altrimenti è come se uno leggesse i racconti della creazione come se descrivessero cosa effettivamente è successo.

"Guarda, Signore, quanto sono in angoscia;
le mie viscere si agitano,
dentro di me è sconvolto il mio cuore,
poiché sono stata veramente ribelle.
Di fuori la spada mi priva dei figli,
dentro c'è la morte" (Lam 1,20)

18 dicembre 2016

ma il perdono non è un atto di debolezza

Paolo De Benedetti
Ho letto l'editoriale del giornale diocesano in occasione della morte di Paolo De Benedetti, docente di giudaismo, di origine ebraica, battezzato. Tra le diverse scaramucce tra questioni teologiche emerge l'annosa questione della responsabilità delle autorità ebraiche per la morte di Gesù. Qui l'autore dell'editoriale invoca un chiarimento e usa questa espressione: "Una chiarimento ci vuole, se non un vero e proprio pentimento da parte ebraica con il percuotersi il petto, come del resto ha fatto ufficialmente  e giustamente la chiesa cattolica per l'incomprensione e le vere e proprie persecuzioni antigiudaiche nella storia". Cosa c'è che stona in  questa frase? L'idea che come la chiesa cattolica si è pentita e per bocca di Giovanni Paolo II si è ufficialmente scusata, così si spera facciano anche gli ebrei. Ma il pentimento non è un cedimento o un atto di debolezza e dunque non lo si deve chiedere agli altri, visto che noi l'abbiamo già fatto... Il pentimento è una forza, che può solo fare chi ha il coraggio della verità. Il gesto di GPII non è ancora stato compreso da molti, specie se autorità o teologi: il porgere l'altra guancia è la forza per non scendere a livello di inutili recriminazioni o ripicche reciproche. Perciò quand'anche gli ebrei non riconoscessero mai una responsabilità nella morte di Gesù, noi si vivrebbe lo stesso e si dialogherebbe con loro lo stesso. In quel caso, magari, qualche domanda arriveranno a farsela.

"A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra" (Lc 6,29)

16 dicembre 2016

esequie senza messa

Da qualche tempo stiamo sperimentando in alcune situazioni i funerali con la liturgia della Parola, dando più spazio alle letture (tre invece di due) e moltiplicando le preghiere per il defunto (anche di ringraziamento oltre che di intercessione). Se parli di "funerale senza messa" sei finito: sembra una cosa di serie B, magari per colpevolizzare coloro che non sono molto avvezzi a frequentare la chiesa. Ma se non dici nulla, tipo questa mattina, e vai tranquillo, scopri non solo nessuno si accorge di nulla ma che i funerali nella liturgia della Parola possono essere perfino più partecipati, perchè valorizzi di più la persona defunta. Dal punto di vista teologico fa acqua da tutte le parti, ma forse a forza di teologia si trascura la pastorale e, insieme a questa, l'evangelizzazione (a volte il primo annuncio). E comunque un risultato si è ottenuto: se all'inizio non c'era una persona che rispondeva (nonostante avessero davanti il foglio con su scritto tutto), alla fine la preghiera era corale. Basta? Sì, basta.



"E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore" (Gv 10,16)

14 dicembre 2016

un coetaneo deceduto

Domani ci sarà la sepoltura di Salvatore, nato esattamente il mio stesso giorno, mese e anno. Coetaneo perfetto. Eppure la sua vita è andata del tutto diversamente dalla mia. Famiglia numerosa, povera e superassistita, senza prospettive di lavoro, con qualche disagio psichico pare in seguito al servizio di leva. Mentre io animavo in quartiere da obiettore di coscienza lui era animato... Mentre io studiavo, lui cercava lavoro senza prospettive. Mentre io diventavo sacerdote lui continuava ad essere in famiglia. Poi le nostre strade si sono incontrate e lui continuamente veniva a chiedere qualcosa, anche se era molto simpatico e rideva sempre (a parte quando gli giravano i cinque minuti e allora era meglio filarsela). Ora lui non c'è più, stroncato da un infarto e io ci sono ancora: chissà perchè. Purtroppo non potrò celebrare il funerale perchè sono a scuola, ma ho deciso di scrivere due righe da leggere.
E' proprio strano come vada la vita: sembra che tutto sia scritto da qualche parte anche se si è perso il quaderno...

"E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: 'Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?'.Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo" (Ap 5,1-3)

10 dicembre 2016

lavoro silenzioso

Mi è capitato qualche giorno fa il funerale di un signore volontario, che per anni in modo discreto ha svolto il suo lavoro di volontario senza mollare il ritmo. Ieri sera ho partecipato alla cena di Natale dell'unione sportiva e ho parlato con gente che sta dietro a quest'impegno da volontario da quasi 35 anni. Non c'è che dire: il mondo sta in piedi grazie a coloro che reggono i fili senza poterli reggere Così abbiamo tre libelli:
- chi i fili li tiene da sopra come un burattinaio: sono coloro che governano il mondo, ma che non poggiano su nulla
- chi i fili li tiene sulla stesso piano, come un bimbo che trascina sul pavimento un cagnolino al guinzaglio: hanno il controllo ma solo limitato
- chi i fili li tiene da sotto: come un sub che è collegato con la propria barca ma da sotto vede tutto e dirige quelli sopra in modo che siano al suo servizio. Questa è l'immagine del Vangelo in cui Gesù si mette sotto la media del tempo, ma al tempo stesso promette ai suoi il regno.

«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35)

07 dicembre 2016

giocare al "piccolo democratico"

A volte quando si parla degli organismi di partecipazione della chiesa (consigli parrocchiali, vicariali, diocesani, ecc.) sembra di essere in un "mondo a parte". Così anche in questi giorni in più sedi, visto che quest'anno si devono rinnovare. Abbiamo maturato una competenza giuridica pazzesca: sappiamo cosa vuol dire elezioni, rappresentanze,  numero legale, sedute, ufficio di segreteria, moderatore, ordine del giorno. Peccato che la chiesa viva da un'altra parte e che non sempre ciò di cui si discute in questi organismi sia poi realizzato. Però qualcuno gongola all'idea che bisogna eleggere, nominare, riempire caselle. Sembrano quei bambini che gongolano a giocare ai lego, pensando di essere muratori veri. Una volta c'era "il piccolo chimico". Oggi c'è "il piccolo democratico".



"Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! " (Lc 11,46)

05 dicembre 2016

passione civile

E così il referendum è andato. Al di là del risultato, resta la passione e la partecipazione che hanno coinvolto tutti quanti. Forse fino all'insulto. Però in una situazione in cui ciascuno si fa i fatti propri e snobba la politica, meglio un po' di sani insulti seguiti dal 70 % di elettori che una campagna elettorale di buone maniere come si faceva negli anni della Prima Repubblica (la seconda parte della prima repubblica), ma in cui non cambiava mai nulla e si sapeva già chi vinceva. Presi dall'ansia morale, tutti auspicano che i toni si moderino, ma l'ideale esiste solo nella fantasia di qualcuno e si fa quello che si può.
Ora sì che viene il bello e, tolto di mezzo il capro espiatorio (che si è ficcato da solo in quel ruolo) vediamo che faranno tutti coloro che neanche tre anni fa non sono neanche riusciti a nominare un presidente della Repubblica, ma hanno dovuto supplicare un novantenne a replicare il mandato. I politicanti da quattro soldi hanno la memoria corta. Una cosa però è certa: la costituzione non è materia di scontro per beghe elettorali e se qualcuno ci prova  a renderla tale, si scotta...

03 dicembre 2016

pra d mill

Una sosta di qualche giorno a Pra d Mill e tutto ritorna nelle giuste dimensioni. Mi porto a casa:
- il diverso senso del tempo, che non è solo legato all'essere fuori dal tran tran cittadino, ma anche al vivere un tempo eterno di dentro
- il legame profondo tra lode a Dio e schiettezza di modi di fare, di linguaggi dei monaci
- le diverse età dei monaci, compresi giovani: la presenza dei giovani in ogni luogo è segno di vitalità di quel luogo e la presenza di anziani con i giovani è segno di profondità...
- il coraggio di un priore giovane: anche il coraggio è segno di evangelicità
- la cura delle piccole cose, foss'anche una forchetta: buon antidoto contro il consumismo dilagante.


"O Dio,tu sei il mio Dio,
dall'aurora io ti cerco,
ha sete di te l'anima mia, 
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz'acqua." (Sl 62,2)