28 settembre 2020

Il fascino della dittatura

Scena interessante. Ieri sera a cena dai miei c'erano parenti di mio cognato che raccontavano del recente viaggio a Budapest. Descrivevano gli ungheresi come gente strana, ma interessante, non troppo socievole ma attaccata alle proprie tradizioni. E dopo aver esaltato la bellezza selvaggia della capitale hanno detto di essere stati colpiti per il fatto che non c'era un immigrato per le strade. Questo perchè, a detta loro, li portano nelle campagne e non permettono loro di stare in città.
Quando sono partiti abbiamo commentato che per forza che in Ungheria le cose sembrano tutte sono controllo: chi governa viaggia verso la dittatura, dopo aver forzato più volte la Costituzione. Mio nipote ha osservato che tutto sommato se le cose sono a posto non è poi così male e mia sorella gli ha replicato che lui, semianarchico com'è, non sopporterebbe neanche un giorno che qualcuno lo obblighi a fare qualcosa. Ha capito in un attimo cos'è una dittatura... (lo si vedeva dall'espressione stupita del suo volto).
Tutto questo mi ha fatto riflettere:
- il fascino che la dittatura esercita su qualcuno
- il fatto di non comprendere immediatamente che l'ordine sociale a volte si paga con la libertà e che è difficile distinguere il confine giusto
- il fatto che l'ordine suscita sempre apprezzamento anche quando è pagato con l'ingiustizia e il sopruso.


"La tua forza infatti è il principio della giustizia,
e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende in
dulgente con tutti." (Sap 12,16)

Victor Orban


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27 settembre 2020

La gente è sempre lei eppure diversa

 Ieri ho dato un colpo sostanziale al giro della benedizione delle famiglie dedicandoci più di tre ore o mezzo. Temevo di non trovare nessuno il sabato pomeriggio, eppure ho trovato più del previsto, più degli altri anni in cui passavo in giorni feriali. Naturalmente argomento fisso, magari anche solo accennato, quello dell'epidemia. Ho visto veramente una varietà di posizioni ma due consapevolezze:

- che il momento che viviamo è un momento storico che mette alla prova la nostra capacità di resistere e di guardare creativamente a come affrontare la situazione;

- che faceva piacere (anche molto piacere) il fatto di ricevermi e di ricevere la benedizione.

Così ho capito che la gente è sempre uguale eppure diversa da prima: sempre uguale nei loro modi di fare. Diversa da prima perchè siamo di fronte ad una sfida che ci mette tutti sulla stessa barca.

"Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa" (Qo 1,4)

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26 settembre 2020

Chiesa e norme anticovid

 Ieri è cominciato il corso alla Facoltà a Torino. Mi sono ritrovato a dover tenere la mascherina per tutto il tempo, a spiegare con la mascherina, a stare all'esterno con la mascherina. Avendo saltato la riunione dei docenti non posso ricostruire il perchè di queste norme così rigide, oltre la media. Poi mi è venuto in mente che alle chiese è chiesta l'igienizzazione dei banchi al termine di ogni celebrazione, cosa che non è richiesta da nessun'altra parte.

Ancora una volta non riesco a capire se questo eccesso di zelo sia il frutto di eccesso di condiscendenza verso lo Stato (del tipo: ci fanno una proposta e per qualche oscuro motivo la accettiamo senza troppo discuterla) o sia il frutto del senso del dovere morale in questa situazione, a fronte di altri ambienti decisamente sconsiderati.

Difficile capire, ma se ragioniamo sugli effetti le cose risultano chiare: l'aumento oltre il limite degli obblighi sicuramente tiene sotto controllo la situazione, ma diventa la rinuncia ad educare, a sensibilizzare i singoli e a far leva sulle loro coscienze. In sociologia si chiama "effetto non voluto": attui delle misure con motivazioni legittime e nobili ma l'effetto che ti ritorna non è quello che pensavi.

"Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore." (Rom 13,9-10)

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25 settembre 2020

la musica che fa sconfinare


 Ieri c'è stato un bel concerto nella nostra parrocchia all'interno del festival "Sconfinare" dell'Ufficio Migrantes, preparato da una famiglia di albenesi e loro collaboratori e intitolato "Diversa-mente". Bella serata, bella musica, bei messaggi, bel coinvolgimento della gente. Di tutte le emozioni ne riporto una che mi è rimasta impressa. Si è detto che quando uno è a disagio la musica lo aiuta e si esprime musicalmente con agio; quando invece uno è a proprio agio vive la musica con disagio. E' vero: la musica e l'arte sono strumenti che il Signore dona per aiutare nelle difficoltà e nel disagio. Inoltre: la musica anche per chi non ha particolare disagio è come un mezzo che ti porta fuori dal tuo orticello e ti obbliga a "sconfinare" perchè il tuo orticello non diventi una palude.

Oltre il viaggiare c'è anche il suonare/cantare/ascoltare musica, ecc. serve per non diventare artritici dentro.

"Davide rispose a Mikal: «Ho voluto danzare dinanzi al Signore, che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi capo sul popolo del Signore, su Israele; ho fatto festa davanti al Signore. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli, proprio presso di loro, io sarò onorato!»." (2Sam 6,21-22)

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23 settembre 2020

L'ignoranza fa sempre nuovi figli

Al dibattito di lunedì sera tra i giornalisti sul linguaggio usato nei confronti del fenomeno migratorio è emerso un aneddoto carino sugli ignoranti che commentano sui social senza sapere neanche di che si tratta. Una giornalista che si occupa di un giornale astigiano online ha raccontato che un articolo intitolato "bisogna essere più accoglienti" è stata la causa di una valanga di post di odio e di rancore. Peccato che l'articolo non parlava di migrazioni, ma di recezione turistica e che l'accoglienza si riferiva ai turisti. Perciò chi aveva commentato, non sapeva neanche di che si trattava.

Gli ignoranti sono così: hanno un sacco di risposte giuste ma le danno quando le domande sono altre. Come si ti chiedessi: come ti chiami? E tu mi rispondessi: per la Juventus. In questo caso la risposta sarebbe da cestinare anche se la domanda fosse: di che squadra sei, comunque il punto è che la miglior reazione è il silenzio oppure la pacata replica senza farsi coinvolgere nella diatriba.

" Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. " (Mt 10,16)

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20 settembre 2020

Votare no...

 Perchè voterò no? Ci sono buone ragioni dall'una e dall'altra parte ed è complicato soppesarle, anche perchè mettono in campo altre questioni costituzionali per cui a seconda di come si configura la legge elettorale e altro le ragioni possono passare dall'una all'altra parte.

Ma poichè il frutto dipende dall'albero, il fatto che questa legge sia stata dettata dal disprezzo per il lavoro della politica, per il Parlamento e per quanto rappresenta allora non c'è dubbio. Votare sì significa aumentare questo disprezzo. E' vero che il Parlamento è pieno di gente che dovrebbe stare al mercato (con tutto il rispetto di chi lavora al mercato). Ma la democrazia è costata la vita di molta gente e i quattro sprezzanti sputasentenze che la denigrano non sono neanche degni di entrarci da turisti.

" Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi" (Mt 7,15-17)


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19 settembre 2020

sconfinare

 E' il titolo del festival organizzato da Migrantes che è iniziato ieri sera con la presentazione del libro scritto da Donatella Ferrario che si intitola proprio così. Una serata molto interessante in cui si è parlato per analogie (vi sono tanti tipi di sconfinamento, non solo quello dei migranti...). Tutto con la prospettiva che lo sconfinamento sia di per sé positivo, anche se è stato sottolineato che certi sconfinamenti (es. peccato originale oppure ricerche scientifiche che pasticciano con gli embrioni) siano negativi. In realtà anche certi sconfinamenti fisici di confini geografici sono fughe e non desiderio di incontro: viaggiatori eterni che non stanno mai fermi e hanno una sorta di dipendenza dal viaggiare e vedere robe esotiche, senza magari mai entrarci dentro perchè loro stessi non hanno radici. Persone che collezionano mete estere come si collezionano fumetti, nell'intento di vedere tutto il mondo, senza in realtà vedere nulla. Per sconfinare nel modo giusto occorre avere radici e un mondo senza confini o è il Paradiso oppure è un mondo superficiale e mediocre. I confini ci devono essere per poter essere superati nel modo giusto.

"Paolo ebbe durante la notte una visione: un macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: «Passa in Macedonia e soccorrici». " (At 16,9)



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16 settembre 2020

pandemia e chiesa

 Ieri all'incontro dei sacerdoti della città è intervenuto uno di noi, don Luigi Berzano che è anche sociologo e ha presentato una riflessione da lui fatta all'incontro nazionale di sociologia della religione (Summer school di S. Gimignano) sugli effetti della pandemia sulla chiesa e sulle religioni. Interessante panoramica fatta mettendo insieme le celebrazioni in streaming, il distanziamento sociale, la teologia. In particolare ha sottolineato come sia acquisita l'idea di cura in caso di epidemie, di "stare" e non fuggire, lasciando da parte sia la spiegazione del Dio cattivo che vuol far pagare le colpe degli uomini sia dell'immunità di gregge che sa di "barbarie" in quanto elimina poveri, vecchi e fragili in nome della sopravvivenza dei forti e dei ricchi (Solo personaggi come Johnson e Trump potevano teorizzarla...).

Ma la cosa più interessante è che Berzano ha fatto notare come la cultura occidentale è permeata di cristianesimo fino alle midolla: è il messaggio cristiano, infatti, che in nome della carità, ha portato avanti l'idea del dovere del restare e della cura. Se mettiamo insieme questo con l'uccisione di don Roberto Malgesini a Como possiamo tranquillamente affermare che la chiesa sta dando una testimonianza molto forte al mondo e che anche se l'Europa non lo riconosce formalmente, di fatto l'ha fatta propria. 

Sempre che non tornino a prevalere i teorici pseudocristiani del castigo di Dio e del mondo abbandonato a Satana...

"E uno spirito mi sollevò e mi portò in Caldea fra i deportati, in visione, per opera dello spirito di Dio. E la visione che avevo visto disparve davanti a me. E io raccontai ai deportati quanto il Signore mi aveva mostrato." (Ez 11,24-25)

La peste a Milano


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15 settembre 2020

come è percepita la chiesa?

 Ieri al corso cresimandi adulti ancora approfondimenti sulla chiesa e sui comandamenti. In particolare la chiesa è sempre fonte di domande e di interesse. Potremmo dire: le solite domande. Ma alla fine è la parte visibile della chiesa che influenza il modo di vedere la parte invisibile. Ed è proprio uno stile di chiesa alla papa Francesco quella che convince chi ne capisce poco. Spesso invece si ritiene che se uno non ha fatto una scelta di fede non possa capire la vera realtà della chiesa. Cioè tradotto: la parte invisibile è più importante e se non la cogli, non capisci neanche la parte visibile. Se Gesù avesse pensato in questi termini si sarebbe preoccupato che chi lo ascoltava capisse tutto. Invece no: in certi passi sembra che egli non voglia farsi capire dalla gente. E allora? Allora evidentemente lui riteneva che la parte visibile, fatta anche di racconti di parabole, servisse per suscitare attrazione e domande e per spingere qualcuno a diventare discepolo, cercando la parte invisibile.

Dunque va benissimo che uno si sposi perchè la chiesa è bella, che uno chieda la cresima per tradizione, che uno frequenti la messa perchè è celebrata in memoria di un caro defunto. Non tutti devono diventare discepoli: basta che in qualche modo siano attratti e percepiscano che c'è qualcosa di prezioso che gli sfugge ma che richiede impegno e scelta di campo per conoscerlo.

"Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato" (Mt 13,10-11)

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14 settembre 2020

riprende la scuola

 Quante preoccupazioni e quante parole per la ripresa della scuola. Penso sia stato uno degli argomenti in cui in queste settimane si è detto tutto e il contrario di tutto. Eppure era un dovere morale riaprire la scuola e ieri si percepiva, parlandone, come fosse quasi collettiva la vicinanza di ogni persona a chi ci lavora e chi ci studia. Mai come ora la scuola è tornata ad essere frontiera e coloro che ci lavorano specie di "missionari laici" o pionieri da far west che devono fare i conti innanzitutto con se stessi.

Calcolando la scarsa considerazione che la politica ha riservato alla scuola in questi decenni, dovremmo dire che la scuola ha fatto miracoli. Ma anche che esiste una riserva nella cultura italiana di dedizione, senso del valore dell'istruzione e creatività che neanche le quintalate di insegnanti inetti immessi in organico sono riusciti a distruggere.

E allora ecco la preghiera scritta dall'arcivescovo di Milano Delpini inviatami da una insegnante di scuola d'infanzia e girata al gruppo whatsapp della parrocchia... con grande successo.

"per conoscere la sapienza e la disciplina,

per capire i detti profondi,
 per acquistare un'istruzione illuminata,
equità, giustizia e rettitudine,
per dare agli inesperti l'accortezza
ai giovani conoscenza e riflessione" (Pro 1,2-4)

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13 settembre 2020

testimoni di Geova

 Sulla Gazzetta di questa settimana è stata pubblicata una breve intervista al portavoce dei Testimoni di Geova su come questa comunità ha vissuto l'epidemia. Fa parte di una serie di interviste che stiamo facendo a tutte le comunità religiose. Le domande sono le stesse per tutti. Ieri ho ricevuto il messaggio di una conosciuta signora, presidente di una associazione diocesana cattolica, che mi faceva notare l'inopportunità di ospitare i Testimoni di Geova perchè un giornale diocesano non deve solo informare, ma aiutare la gente a discernere (?). A discernere che cosa naturalmente si intuiva: se pubblichi qualcosa di altri è perchè implicitamente li riconosci e non li reputi eretici. Le ho risposto che si trattava solo di cronaca e non di argomenti di fede e che avrebbe dovuto farmi la stessa osservazione rispetto alle altre quattro comunità religiose precedentemente intervistate. E' tornata sulla necessità di aiutare a discernere, visto che c'è molta confusione in giro... Le ho risposto che era un discorso troppo complicato da fare su whatsapp.

Senza drammatizzare ho provato a riflettere su cosa mi aveva detto ma non c'è stato verso di farmi cambiare idea. Se si usasse il criterio che lei diceva bisognerebbe non pubblicare nulla che non sia strettamente cattolico e fare anche "discernimento" sull'informazione politica, culturale, sociale, ecc. Insomma, tornare se non all'Inquisizione almeno all'epoca della censura.

" poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani -  e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. " (Gal 2,8-9)

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12 settembre 2020

il futuro digitale

 Ieri c'è stato l'incontro dei direttori di giornali diocesani piemontesi, durante il quale è intervenuto Pietro Jarre, ex ingegnere che ha fondato Slowweb (lo Slow Food dell'informatica) che ha tracciato un panorama della sfida digitale. Ci ha messo dentro non solo l'informatica e il digitale in senso stretto ma anche i problemi dei giganti di Internet, dei rapporti con la democrazia, della questione fiscale. Un bellissimo panorama, non nuovo perchè si trattava di cose già note, ma nuovo per averne mostrato le interconnessioni. C'è da lavorare parecchio, ma non per perfezionare i programmi tecnologici, i quali si perfezionano già da soli, ma per porre le questioni etiche e per democratizzare questi processi. Dunque un lavoro di presa di coscienza collettiva, che anche un giornale diocesano può creare molto bene.

In particolare mi è piaciuta la "piramide delle conoscenze": una base ampia costituita dai dati, sui quali poggia il livello dell'informazione (non tutti i dati sono informazione), sulla quale poggia quello della conoscenza (non tutta l'informazione è conoscenza) e sul quale poggia quello della saggezza (non tutta la conoscenza è saggezza). Ecco: il sito del giornale deve offrire non dati ma informazioni e un giornale cartaceo deve fornire sempre più conoscenze e non solo informazioni.

"Dio dei padri e Signore della misericordia,

che tutto hai creato con la tua parola,
e con la tua sapienza hai formato l'uomo
perché dominasse sulle creature che tu hai fatto,
e governasse il mondo con santità e giustizia
ed esercitasse il giudizio con animo retto,
dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono" (Sap 9,1-4a)



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09 settembre 2020

Ricomincia l'anno

 Ieri serata di inizio anno pastorale della parrocchia con "pellegrinaggio" alla Madonna del Portone ad Asti. Qualcuno a piedi, qualcuno in macchina. Un pellegrinaggio adeguato all'anno del covid dove tutto pare ridotto all'essenziale, ma è importante farlo. Solo una celebrazione eucaristica senza il tempo di starsene un po' a chiacchierare visto che il Santuario chiude e qualcuno deve tornare a piedi. 

Il dopo epidemia è un po' così. Come il dormiveglia di chi non sa se "crogiolarsi" in una cosa che ti obbliga a tenere certi comportamenti e ti evita spesso di dover decidere oppure se risvegliarsi e mettersi in marcia perchè il nuovo giorno è cominciato. 

Anche le innumerevoli iniziative che vengono prese in queste settimane sembrano più ricalcare il passato (per esempio tutto il rituale intorno ad un Palio che non c'è) che aprire veramente strade nuove per il futuro. Un po' come chi sta sognando e non si è ancora risvegliato, né è nel dormiveglia. Vedremo.

"Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove." (2Cor 15,17)

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07 settembre 2020

benedizioni di ogni cosa

In due giorni ho dovuto procedere alla benedizione di una panchina rossa che ricorda la violenza contro le donne, posta in via Madre Teresa di Calcutta e alla benedizione di una targa con la quale la cucina del comitato palio viene dedicata ad una volontaria deceduta a dicembre e grande presenza nel momento del lavoro. Ma a che serve benedire tutta sta roba? Non esistono neanche preghiere di benedizione per queste cose...

Qualcuno direbbe che è superstizione. Qualcuno direbbe che è comunque segno del riferimento a Dio. Qualcuno direbbe che è solo formalità. Tutto vero e tutto falso. Sicuramente dietro la richiesta collettiva di benedire qualcosa c'è il desiderio di ufficializzare e solennizzare qualcosa che si ritiene importante per tutti. Non è la stessa cosa di quando uno viene e chiede la benedizione per la propria macchina...

Ma forse c'è anche qualcosa in più. Richiamarsi a Dio per ringraziarlo e per chiederne la protezione significa anche mettere sotto di lui un'esperienza che non riguarda solo i diretti interessati (chi ha messo la panchina, il comitato Palio che ricorda una sua volontaria) ma riguarda il mondo. La violenza sulle donne è affare del mondo; l'esperienza riconoscente di una persona che ha sempre servito senza mettersi in mostra è affare del mondo intero.


"Benediciamo il Padre e il Figlio con lo Spirito Santo, 

lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.

Benedetto sei tu, Signore, nel firmamento del cielo,

degno di lode e di gloria nei secoli." (Dn 3,56)


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05 settembre 2020

amicizia tra cristiano e musulmano

 Ieri sono andato a vedere "Pierre e Mohammed", la rappresentazione teatrale sull'amicizia tra il vescovo di Orano Pierre Claverie, ucciso poi dai terroristi del Gia e il suo autista musulmano Mohammed. Un'ora di monologo che in un certo senso ha tenuto in sospeso i presenti. Accompagnato dalla musica di un nuovo strumento musicale, l'hang, con un effetto tutto particolare. Ovviamente un inno al dialogo tra religioni basato sulle relazioni umane, soprattutto sull'amicizia. Le parti riferite a Pierre erano tratte dai suoi discorsi e interventi, perciò erano più roboanti e solenni. Quelle riferite a Mohammed erano inventate e, perciò, più umane.

Alla fine mi è venuto da mettere insieme questa rappresentazione con quella a cui avevo assistito qualche settimana fa, "La domanda perfetta" (vedi il post). Qui la relazione tra due, là il singolo. Qui un dato umano profondo e comprensibile: l'amicizia. Là un altro dato umano ma di élite: il porsi domande sull'esistenza. Alla fine mi convinceva di più questa e l'altro mi sapeva più di "costruito". 

Oppure, meglio, ambedue mi ricordavano il libro "Il pellegrino e il convertito" della sociologa francese Danièle Hervieu-Leger, che parlava di queste due forme di religione vissute oggi: il protagonista di La domanda perfetta era il "pellegrino", perennemente in ricerca e in cammino. Pierre e Mohammed erano i convertiti, non perchè avessero cambiato religione, ma perchè la vita aveva impresso in loro una svolta radicale che li ha segnati per sempre.

"O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua." (Sl 62,2)




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04 settembre 2020

Una voce laica sul covid

Questa mattina mentre ascoltavo la rassegna stampa mi sono fermato. Non credevo alle mie orecchie. Stavano leggendo l'intervista pubblicata al Corriere della Sera del medico Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri . Finalmente una voce "laica", come ha commentato il conduttore della rassegna, cioè non di parte né degli ottimisti ad oltranza nè dei pessimisti ad oltranza. Una voce che ha parlato di fine della fase epidemiologica, di calcolo delle probabilità nella contrazione del virus. Ma forse vale la pena pubblicarla integralmente.

Non dico che la pensa come me, sarebbe troppo. Ma dico che io la penso esattamente come lui. E fa piacere trovare un esperto che conferma certe idee. "Fino a prova contraria", come è implicito in ogni scoperta e in ogni verità scientifica.


 Professor Remuzzi, che autunno sarà?

«Migliore di quel che molti pensano, a patto di usare il buon senso, mascherine, distanziamento, e rimettere nel cassetto ansia e isteria».

Cosa la induce all’ottimismo?
«Ad esempio, uno studio appena pubblicato su Lancet e firmato da Gianfranco Alicandro e Carlo Lavecchia, dell’Istituto nazionale di Statistica e dell’Università di Milano, che rileva come nella prima quindicina di maggio del 2020, nella seconda e in tutto giugno, non ci sia stato eccesso di mortalità rispetto all’anno precedente».

Traduzione?
«La fase epidemica in Italia è sostanzialmente finita. Il che non vuol dire che non ce ne sarà un’altra, ma che è improprio parlare di seconda ondata».

E perché?
«Ormai siamo entrati nella fase della sorveglianza, che comprende la ricerca accurata dei contatti di persone positive al tampone».

Non la preoccupa il fatto che ne troviamo ogni giorno di più?
«Più ne cerchiamo, più ne troviamo. Mi sembra normale. Il numero dei positivi non è una voce alla quale guardare con paura. Peraltro, ormai abbiamo test capaci di rilevare anche la presenza di frammenti di Dna virale, ma non è detto che appartengano ancora a un virus capace di contagiare».

In attesa del vaccino, per una immunità temporanea dobbiamo sperare solo negli anticorpi?
«Anche nelle cellule T, che sono cellule della memoria. Il nostro sistema immune infatti è una macchina per ricordi, che si rafforza e si espande quando incontra una cosa già vista in passato».

Come gli altri coronavirus?
«Esatto. Gli anticorpi spariscono rapidamente. L’immunità invece si creerà così, con le nostre cellule della memoria, grazie a proteine di altri virus, anche quello del raffreddore, oppure a vaccinazioni che già abbiamo fatto».

Ma chi lo dice?
«Un lavoro appena pubblicato da Science. E un altro studio americano, in fase di pubblicazione, condotto su 137 mila persone che hanno fatto il tampone, quindi un campione molto significativo. Le vaccinazioni somministrate negli ultimi cinque anni, si associano a una riduzione dei tassi di infezione Sars Cov-2».

Basta un vaccino qualunque?
«Tutti i vaccini proteggono. Poliomielite, pneumococco, tubercolosi. Anche varicella, parotite, morbillo, rosolia: garantiscono una protezione del 30-40 per cento. Ovviamente quelli più vicini nel tempo hanno una maggiore efficacia».

E il vaccino per l’influenza?
«Se fatto negli ultimi cinque anni, ha comunque una protezione significativa per gli anziani. Ma non è il vaccino più efficace contro il Covid-19. Non così tanto come speravamo, almeno».

Perché tutta questa ansia per il numero di contagi in aumento?
«Confondiamo i contagi con la gravità della malattia. Ci spaventiamo per numeri che non significano moltissimo. Indicano solo che abbiamo sviluppato la capacità di entrare nella fase della sorveglianza, e quindi troviamo le cose laddove ci sono».

Tampone per tutti?
«Io credo che invece vada fatto in modo selettivo. Se per ipotesi lo fai a cinquanta milioni di italiani, una settimana dopo cosa succede, lo rifai ancora? Non alimentiamo psicosi da tampone. Facciamoli dove servono. Ai confini, negli ospedali, nelle Rsa, tra i lavoratori del trasporto pubblico, tra gli insegnanti e il personale scolastico. Applichiamo i mezzi e le capacità che abbiamo acquisito in modo mirato, e non indiscriminato».

È più importante il numero di tamponi giornalieri che quello dei positivi?
«In un certo senso è così. Dimostra che siamo nella fase della sorveglianza, e in qualche modo è l’ammissione implicita che siamo usciti dall’epidemia».

A quali altri numeri bisogna guardare?
«Abbiamo ottomila posti in terapia intensiva. Oggi ne sono occupati per il Covid-19 poco più di cento. Significa che al momento utilizziamo l’1,5% della nostra capacità di cure intensive».

E se i ricoveri dovessero salire?
«Ammettiamo pure che si arrivi a settemila positivi al giorno, come in Francia. Una cosa che penso potrebbe accadere. Ebbene, oggi la Francia ha 500 pazienti in terapia intensiva. Significa che noi utilizzeremmo meno del 5 per cento delle nostre risorse. Ecco, non bisogna farsi prendere dall’emotività. Questa non è una partita di calcio».

Ma una volta in ospedale, chi vince?
«L’unica cosa che conta è che ci siano pochi pazienti. Perché invece medici e infermieri sono sempre quelli, anzi il loro numero sta aumentando. E i malati si perdono anche per piccole cose, si perdono perché quando ne hai tantissimi non riesci a stare dietro a tutto e tutti. Il dato delle terapie intensive è il più importante».

Professore, c’è ancora pericolo di morte o no?
«Oggi i dati ci dicono che il rischio di infettarsi è simile a quello di cadere in motorino e minore di quelli che si corrono durante una immersione subacquea. Quarantaquattro probabilità su un milione. E all’interno di questo dato, una possibilità su cento di morire, e una su cento di avere danni di lungo termine. Stiamo parlando di questo. A febbraio e marzo era ben diverso. Eravamo nel pieno della fase epidemica».

Cosa pensa delle polemiche sul rientro a scuola?
«Su un tema così delicato sono state fatte speculazioni inutili. Siamo tutti d’accordo che vadano aperte? Bene, le stiamo aprendo in condizione di grande sicurezza».

Proprio sicuro?
«Abbiamo il distanziamento, abbiamo le mascherine. Abbiamo comportamenti da adottare. Abbiamo professori che dovrebbero essere sensibilizzati, perché la fase di sorveglianza include anche loro. Abbiamo tutto. Non serve nient’altro. Abbiamo persino capito che la scuola all’aperto, o con le finestre aperte, si può fare».

Anche d’inverno a Bolzano?
«Perché, d’inverno la gente non va a sciare? Con le finestre aperte, la scuola è il posto più sicuro dove possono stare i nostri figli».

Ci sentiamo dopo il primo caso...
«Questa discussione andava fatta con grande tranquillità, prendendo esempio dai posti dove le scuole sono state già aperte. Come in Germania. Come in Usa, dal primo giugno. Hanno analizzato un milione e seicentomila bambini: solo settanta positivi. Sotto i 15 anni. Dai sedici in su sono come gli adulti».

In Germania, alcune scuole hanno aperto e poi richiuso.
«Una percentuale comunque piccola. Apriamo senza isteria, senza sovrastimare i segni, senza creare altre psicosi, che ce ne sono già abbastanza».

Dunque, andrà tutto bene?
«Qualcosa rischiamo, qualcosa accadrà. Un po’ di scuole dovrà chiudere? Amen, fa parte della sorveglianza. Chiudiamo e riapriamo. Cerchiamo di essere seri. Tutti parlano di governo, tutti hanno una risposta per tutto. Nessuno sottolinea l’importanza della responsabilità personale».

Anche lei negazionista?
«Ma proprio no. Cerco solo di stare ai fatti, e di leggerli in modo corretto, senza farmi prendere dall’emotività».




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01 settembre 2020

ecumenismo dal basso

 Sono reduce da un'intervista al pastore della chiesa evangelica delle Assemblee di Dio ad Asti. Un'intervista su come le diverse comunità religiose hanno affrontato l'epidemia, che mi costa un po' di fatica nei contatti e nei tempi. Soprattutto questo pastore aveva proposto di vederci faccia a faccia... da lui. In realtà mi aspettavo un'altra persona. Invece dovremmo essere più o meno coetanei e il dialogo è stato proprio interessante. Come al solito scopri che la relazione personale può superare molte divergenze e che la comune fede in Gesù Cristo può buttare molti ponti.

Mi ha parlato della comunità che ha molti giovani al suo interno e che svolge molte attività, della sua recente nomina a direttore di una comunità di recupero dalle dipendenza ad Acqui, della rivista nazionale di cui è stato caporedattore e ci siamo trovati dalla stessa parte nell'analisi degli effetti dell'epidemia e dei limiti/risorse della comunicazione online.

Così al termine dell'intervista mi sono riproposto di tornare un'altra volta, sia a visitare la loro comunità, sia a fare qualche altro articolo che mettesse a conoscenza la vita delle comunità religiose dell'astigiano.

"Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;  un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.  Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti." (Ef 4,4-6)

La grande chiesa di via Monti


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