All'ultimo funerale di ieri mattina uno dei nipoti ha chiesto di leggere una testimonianza, come ogni tanto succede e ben volentieri gli si è dato spazio. In genere le testimonianze sono di due tipi: preghiere lette trovate da qualche parte (va per la maggiore quella attribuita a s. Agostino ma modificata in più varianti con parole decisamente del terzo millennio) e ricordi struggenti. Invece quella è stata diversa. Intrisa di fede ma non accademica, intrisa di umanità ma non triste, intrisa di una forza particolare che solo lo Spirito può ispirare. Così me la sono fatta dare:
Cara Nonna,
Questo tuo
cammino è l’insieme di una lunghissima storia che ora si concentra in questi
pochi momenti in cui ti rivolgiamo insieme questo nostro ultimo saluto.
È vivo nella
nostra mente quest’ultimo tratto faticoso, dettato da una malattia che ha
portato momenti difficili per te e per le persone che ti sono state più vicino.
Nonostante ciò, possiamo considerare anche questo un tempo di grazia, perché ci
ha permesso di condurre alla luce tanti aspetti che silenziosamente sono apparsi
in questi giorni che sei nata a nuova vita.
Ultimamente mi
è capitata per le mani una frase di un famoso poeta, “il cammino verso il Paradiso inizia all’Inferno”, e spesso mi sono
ritrovato a ripercorrere, attraverso i racconti tuoi e delle tue figlie, nostre
madri, il cammino della tua vita.
Quante belle
cose sono nate dalla famiglia che hai quotidianamente costruito, portando sulle
tue spalle il peso di tante fatiche e quanti bei frutti sono stati raccolti e
se ne raccoglieranno!
E quante cose
sono accadute difficilmente spiegabili dalla comprensione umana, quante lotte
affrontate che non sembrano dare spazio all’esistenza di un Paradiso… Dalla
costanti cure di tua madre quando eri giovanissima, alla perdita di un figlio e
di un marito, al ricostruire tutto da capo fino al tempo passato per anni da
sola per la tua ostinata idea di non voler vivere lontano dalla tua città.
Comprendo, e
viene naturale adesso, alcuni lati del tuo carattere spesso non facile, a volte
persino in contrasto con chi ti è stato vicino, e quello sguardo che sembrava
guardare sempre da un’altra parte.
Ma a tuo modo
hai sempre saputo donare quell’amore silenzioso: ricordo come se fosse ieri, e
sono già passati più di vent’anni, la cura che riversavi verso la zia,
l’ossequio con cui le rivolgevi tutte le attenzioni. La compitezza con cui hai
affrontato il distacco dal nonno …
Inconsapevolmente
ora mi rendo conto del dono che abbiamo ricevuto e di quanto le tue figlie in
quest’ultimo periodo ti hanno restituito. Sono cresciuto di 10 anni in un
giorno ammirando in voi la capacità di amare che è in ognuno di noi, capendo
che basta solo lasciarlo andare.
Ora so che il
dolore serve: è essenziale perché aiuta a capire qual è la giusta direzione da
prendere e noi che siamo ancora qua abbiamo la fortuna di avere una guida in
più (siamo sempre privilegiati).
Ora puoi
riposare, t’immagino vicino al nonno e alla zia a accogliere le arance in quel
stupendo giardino che è il Paradiso e come nuovo angelo ci proteggi da lassù.
Ora tu lo puoi
vedere è c’è lo puoi confermare: noi siamo nati e non moriremo mai più!
Grazie alle tue
figlie e a chi le ha sostenute in questo ultimo periodo, perché ci avete
insegnato che l’amore passa da qui.
E grazie di
tutto ciò a Signore Gesù, perché è nelle
cose invisibili che si nasconde l’essenziale.
I tuoi cari
nipoti.