Tre chiese
Ieri sono stato testimone e partecipe di tre eventi di chiesa, che mi hanno messo di fronte agli occhi quanto variegata sia la Chiesa di Dio.
L'ordinazione presbiterale di don Stefano Accornero mi ha trasmesso il senso della solennità. Una solennità che ha messo insieme i gesti del rito, compiuto da moltissimi sacerdoti provenienti anche da altre diocesi, la freschezza della presenza giovanile e in particolare della figura di don Stefano che faceva bene al cuore, il calore della gente e la perfezione del canto che però in molti tratti sembrava "algida": formalmente perfetta ma senza sentimenti.
La prima comunione di un bambino autistico, celebrata con il gruppo scout e preparata con grande cura mi ha trasmesso invece l'attenzione verso i più deboli, la centralità assoluta dei bambini e la capacità che loro hanno di "educare" i grandi. Un'emozione che intrecciava l'umanità del momento e la percezione della fragilità che il Signore ha attraversato per comunicare la sua forza d'amore.
L'accoglienza del cardinal Dziwisd a Isola e Santo Stefano di Montegrosso con il dialogo con lui e la cena insieme mi hanno trasmesso la chiesa del passato. Una chiesa che non c'è più, se non in oasi come quei paesi in cui è ancora veramente l'anima del luogo. Non era fastidio, anzi: il contatto con la fede popolare è sempre rinfrancante. Ma veniva la domanda: quanto potrà ancora durare?
Oggi Pentecoste è veramente la festa della varietà della fede nell'unica fede e del modo di vivere il Vangelo che è sempre quello. Non poteva esserci preparazione migliore.
"Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio»." (At 2,9.11)
foto: appena le ho...
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