Poichè sono sovraccarico di responsabilità e di impegni ogni tanto medito su cosa lasciare o chiedere di essere sostituito. La cosa più semplice sarebbe lasciare l'insegnamento visto che il corso di sociologia a Torino si attiva ogni tre anni e richiede comunque aggiornamento, pubblicazioni e lavoro "dietro le quinte" che si aggiunge a tutto il resto. Ma avendo appena praticamente concluso il corso per i cresimandi adulti e alla vigilia delle lezioni al corso di teologia in diocesi che inizierà giovedì prossimo devo dire che mi piace troppo. Ai cresimandi in attesa di rivederci a gennaio invierò un breve audio ogni giorno di sintesi degli incontri e ieri ho inviato il primo. E' una sfida da brivido trasmettere argomenti difficili a persone che hanno già la loro forma mentis e soprattutto è una sfida restare al passo con la ricerca sociologica, filosofica e teologica e scoprire tutte le interconnessioni che ci sono tra queste discipline. Arricchisce la spiritualità in modo tutto speciale. E quando il riscontro che ne hai è positivo, è come se avessi realizzato una grande opera pubblica.
Dai dati Ocse recenti emerge un'Italia arretrata rispetto alla capacità di comprendere testi, risolvere problemi e calcolare. Lasciando perdere il terzo, prendendo di punta il primo e affrontando il secondo per quel che riguarda le mie discipline diventa anche un modo per mettere a servizio le proprie capacità senza tenerle per sé. Sarà esibizionismo? Non penso: anche al giornale avere certe competenze e cogliere le dinamiche che si muovono al di là di singoli fatti che succedono, anche a livello locale, pare essere apprezzato.
"In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. " (Mt 11,25)
da tenere sempre presente...
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