giornalismo costruttivo

"Non litigare con un uomo linguacciuto e non aggiungere legna sul suo fuoco." (Sir 8,3)
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Ieri sera si è concluso il corso per gli adulti che intendono ricevere la cresima. E' stato un corso con frequenza variegata, in genere molto interessati, anche se magari stanchi dalla giornata di lavoro. E per la prima volta abbiamo fatto lavori di gruppo e pure una verifica del corso. In genere molto contenti perchè hanno saputo cose che non conoscevano affatto, ma hanno concordato sul fatto di fare più confronti (anche se all'inizio non è facile, visto che non ci si conosce). Una cosa mi è rimasta impressa: veramente il terreno è vergine e nessuno più pensa di sapere cose sulla fede che magari si rivelano poi sbagliate. E' un momento favorevolissimo per la catechesi, basta avere qualche avvertenza:
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Ancora sull'incontro dei capiscout al quale ieri ho fatto un intervento conclusivo sulla testimonianza. Riflettevo che prima della credibilità della testimonianza è necessario chiedersi se "abbiamo visto qualcosa", se abbiamo qualcosa da testimoniare. Forse un po' drastico, però riguarda tutte le forme di testimonianza: da quelle in tribunale alla testimonianza di fede, ma anche alla testimonianza di valori. In Europa, per esempio, chi ci testimonia del valore del progetto di unificazione? Non certo i sovranisti, che sarebbero quelli da zittire attraverso la testimonianza. Ma neanche i "banchieri" che hanno trasmesso l'immagine di qualcosa di brutto e di pesante, scoraggiando ad "andare a vedere il film". Ora poi che spesso le elezioni europee sono strumentalizzate per le politiche nazionali la testimonianza si fa confusa: è come se per testimoniare un incidente avvenuto in una rotonda uno descrivesse la rotonda...
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Ieri alle confessioni dei bambini di prima comunione ho riscontrato un alto livello di consapevolezza della propria realtà interiore: emozioni, stati d'animo, coscienza di provare rabbia, invidia, coscienza di essere diversi da altri, ecc. Ho avuto modo di parlare abbastanza a lungo con qualcuno di loro, quasi come se fossero almeno tredicenni. Non tutti, ovviamente, ma un buon numero, il che mi ha convinto di tre cose. Primo che i bambini vivono una vita complessa "non da bambino", che li porta a fare i conti con una vita interiore complessa. Secondo, che non hanno spesso gli strumenti per gestirla (il che li rende eternamente irrequieti) ma che avrebbero un'intelligenza per comprenderli se solo qualcuno glieli desse. Terzo, che la fede si sta rilevando sempre meno una valigetta a disposizione di chi si dichiara credente, di chi vuole seguire una religione e sempre più come una valigetta a disposizione di ogni essere umano che voglia sviluppare, investire e comprendere la propria vita interiore. E' necessario tradurre il catechismo dai contenuti razionali alla terapia non psicologica ma spirituale.
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Ieri ho ascoltato l'ultima parte della testimonianza di un ex-alcolista ai giovani scout e mi ha colpito sia la sua trasparenza e il suo desiderio di testimoniare, sia l'ascolto dei giovani, le domande e il loro coinvolgimento. Veramente chi è stato toccato nel vivo della sua vita e ha cambiato vita ha una vitalità maggiore, anche se le difficoltà possono essere maggiori. Inoltre i giovani sono apparentemente indifferenti, ma forse, più precisamente, si lasciano toccare e coinvolgere solo da coloro che percepiscono non essere parolai. Un sesto senso necessario per difendersi dalle migliaia di proposte e di inviti che li raggiungono; un sesto senso che noi adulti non abbiamo maturato e spesso continuiamo o a cercare di tener dietro a tutto oppure a farci abbagliare da chi parla bene ma razzola male.
Cosa significa "essere una persona di altri tempi"? E' positivo o negativo? Me lo sono chiesto ieri quando ho partecipato al matrimonio di due della mia parrocchia che avevano insistito a dismisura perchè oltre a concelebrare il loro matrimonio partecipassi anche alla cena, nonostante avessi un altro impegno. Così alle 22.45, terminato l'altro impegno, ricevo la telefonata che "impone" di andare da loro, perchè il parroco deve essere presente. Mi ritrovo più morto che vivo con altra gente non conosciuta, che è stata fortemente invitata, compreso il medico. Eppure alla fine si conviene nel dire che "persona di altri tempi" qui ha connotazione positiva: rettitudine, senso del lavoro e della fatica, tenacia, che non si ritrova praticamente mai oggi. E la bimba, già di qualche anno, che al matrimonio è perfettamente ferma in mezzo a loro e che durante la cena gioca spensierata con altri bimbi. Questo è il segno buono: essere di altri tempi significa tenere all'etichetta, che impone la presenza di certe figure al proprio matrimonio, ma anche saper gestire i figli, senza cedere alla moda libertaria del tempo, che contratta continuamente con loro.
Passando in questi giorni per la benedizione delle famiglie in una frazione, ho incontrato diversi anziani preoccupati per la loro salute. Soprattutto con la percezione di essere un po' trascurati dalla sanità pubblica e obbligati a cercare la via delle visite private. D'altra parte so che nella sanità pubblica ci sono anche persone molto dedite al loro lavoro, che quasi lo concepiscono come una missione. Come mai c'è questo divario?
Al corso per gli adulti che devono ricevere la cresima l'altra sera ci sono state alcune domande. Alcune proprio strampalate... Tipo: ma è vero che un bambino non battezzato non può entrare in chiesa? L'avevo già sentita da qualche parte sta diceria e purtroppo pare che perfino qualche prete la metta in pratica... Robe da Santa Inquisizione. Come anche: ma se una coppia ha avuto rapporti sessuali prima del matrimonio, può ancora sposarsi in chiesa? Una idea me la sono fatta: sulla fede e sul Cristianesimo girano un mare di .... (diciamola alla moderna per non essere volgari) fake news.
In questi giorni mi ha cercato il proprietario di un locale che cerca una ragazza per lavorare e non riesce a trovarne perchè molti vanno e non si fermano. Addirittura una appena assunta non si è neanche presentata al lavoro e non si faceva trovare... E' una solfa già sentita diverse volte e che sta insieme ad un'altra solfa: quelli che approfittano di tutto pur di mettersi in infortunio. Ieri pomeriggio mia cugina, che lavora in una struttura per anziani, mi faceva un paio di esempi da brivido. Quando ci rimpiange il lavoro che non c'è o la crisi economica, dovremmo mettere insieme tutte le cose, compreso il lavoro che c'è e non viene fatto. Il lavoro ha sempre avuto questa ambivalenza: da una parte luogo della dignità umana, dall'altra luogo della fatica e dello sfruttamento; da una parte luogo per crescere e per realizzarsi, dall'altra luogo da sfruttare nel proprio interesse.