Ieri sulla Stampa c'era una intera pagina dedicata alla vicenda di Alessandra Comazzi, giornalista e critica televisiva, che raccontava le sue peripezie dell'ultimo anno con la grave neuropatia e come ne sta uscendo fuori. Un bellissimo racconto, che mette insieme l'incredibile vicenda con la capacità di scrivere che l'ha sempre contraddistinta. Soprattutto un racconto che trasudava di gratitudine per tutti coloro che le hanno permesso di risollevarsi: finalmente una pagina positiva per tutto il personale medico e infermieristico. Ma anche un racconto in cui parlava esplicitamente della fede che l'aveva aiutata e arrivava perfino a citare san Paolo, commentando uno stralcio di una sua lettera. Pensa: su un giornale laico, ripreso anche dalla rassegna stampa del Post, si commenta san Paolo. Quella è la vera evangelizzazione che solo un laico può fare. E sarebbe meglio tarpare un po' le ali (anzi la lingua) a coloro che invece la fanno come "proselitismo" oppure come esercito della salvezza contro il male che c'è nel mondo. Anche promuovere il bene ricevuto in forma di assistenza sanitaria, letto attraverso la Parola di Dio vale come evangelizzazione e probabilmente ha radici più profonde.
“Nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana, or Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita, affinché la possiate sostenere”. (1Cor 10,13)
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